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Noi bambini rimaniamo di spalle: la pace è in guerra

Per almeno 8 anni, ci hanno fatto studiare a scuola la Storia con le date delle guerre e delle conquiste, in tutto il mondo e ci davano pure il voto sulla nostra preparazione.

Non sappiamo nulla, o quasi, di cosa avveniva nelle case del mondo nei secoli e non sui campi di battaglia. La guerra non è più cose di uomini, di donne magari vendute, di schiavi, di gente in fuga come la mitica famiglia di Gesù Giuseppe e Maria,(lasciamola alla fine che lei l'hanno fatta diventare senza peccato di amare e procreare).

E' guerra ai più indifesi, i bambini. Non metto i numeri dei corpicini straziati, altri sotto le macerie, altri senza arti volati all'aria, altri malati in tunnel di ospedali sotto tiro. Sono migliaia migliaia e migliaia, in solo quasi 3 mesi, a Gaza, una Striscia di terra che scappa a Sud, e continua ad essere minacciata da Israele, non di resistere ma di esistere per il popolo palestinese che diede il potere ad Hamas con i risultati che vediamo e più spesso non vediamo, decenni di guerre.

Nessun libro a scuola ci ha raccontato le vicende di ogni giorno delle guerre dei paesi che volevano vivere, dei bambini e delle loro famiglie e neanche oggi pare che nessuno sia interessato a sapere come sopravvivono, cosa mangiano a Natale e al Cenone di fine anno che magari quello con spari bombe e petardi e fuochi...somiglia in tutto il mondo, anche in quei paesi sotto la guerra di qualche sciagurato e i suoi consimili nel mondo, impuniti sempre.

E allora 83 vignettisti, per ricordare uno dei più grandi dalla parte dei bambini, Naji al-Ali artista palestinese, si sono messi di spalle ai primi di dicembre ma io l'ho letto solo stamattina 31 dicembre 2023, ultimo giorno dell'anno, come Handala. "Quando Naji Ali – il sopravvissuto – muore, lascia al mondo un figlio che però non è un bimbo in carne e ossa. Si chiama Handala, parola araba che indica una pianta del deserto amarissima ma con poteri medicamentosi. È il protagonista di tutte le vignette disegnate da Naji e – come la Mafalda di Quino o il Charlie Brown di Schultz – è destinato a trasformarsi in icona. Un bambino di circa dieci anni, capelli radi, vestiti laceri e sporchi, rappresentato sempre e solo girato di spalle e con le mani dietro la schiena. Handala non guarda il lettore, volta le spalle e guarda qualcos’altro. Quel qualcos’altro è Filastin: la Palestina (in arabo), la casa, la patria. Handala volta le spalle a chi lo guarda come chi lo guarda ha voltato le spalle al popolo palestinese. Di lui Naji disse: “È un’icona che mi protegge dagli errori e dalla tentazione di mollare. Resterà piccolo a vita, crescerà solo quando tornerà nella sua terra, assieme a me”."

Non metto neanche una foto, tragica al di sopra dell'immaginazione e disperante, dei bambini a Gaza. Metto ancora una volta un video dei bambini di Ramallah, in Cisgiordania, che cantano una canzone di solidarietà con i loro coetanei di Gaza. E metto anche una foto che, nella ricerca dei bimbi che cantano ho trovato,... risale ad agosto del 2017 e mostra dei piccoli che tornano a scuola con l'asino, felici.

Anche se ci volesse una vita, dobbiamo fare tutto il possibile ogni giorno, perchè il bimbo Handala si giri, a guardare il sole che nasce, a cantare anche lui, la libertà, la vita.

Doriana Goracci

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