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"No queremos más muertes". Non vogliamo più morti #BertaCaceres

Il testo che segue è la traduzione italiana di una videointervista che risale al 3 marzo 2016 a Berta Isabel Zúñiga Cáceres, figlia 25enne della leader indigena assassinata lo stesso giorno poche ore prima, Berta Cáceres Flores
Lo invia Andrea De Lotto, maestro elementare, attivista per i diritti umani che risiede a Barcellona: "un abbraccio forte, con preghiera di far girare,Berta Caceres vive e vivrà sempre attraverso di noi" Contiamo sulla vostra partecipazione e solidarietà. Come diceva #BertaCaceres: Persistes, con la fuerza del río 

Il mio nome è Isabel Berta Cáceres sono figlia di Berta Cáceres Flores e nella mattina di oggi abbiamo ricevuto la terribile notizia del suo omicidio all'una di notte in casa sua, nella sua casa, a Esperanza, in Honduras.

Che informazioni avete fino ad ora?
 
Fino ad ora sappiamo che sono state due persone sconosciute, sappiamo che c'è stato un testimone che ha ricevuto 4 proiettili, sappiamo che mia madre è stata portata stamattina all'obitorio di Tegucigalpa per farle l'autopsia e capire di più su come è avvenuto questo omicidio e fare chiarezza e trovare i responsabili di questo omicidio.
 
Chi è responsabile, secondo voi, di questo omicidio, avete alcuni indizi?
 
Noi sappiamo che in Honduras è molto facile pagare persone perchè commettano omicidi, ma dietro sappiamo anche che ci sono persone potenti con denaro, un sistema che permette loro di commettere questi crimini, io personalmente responsabilizzo l'impresa costruttrice della diga idroelettrica di Agua Zarca nella zona di Rio Blanco che più volte l'ha minacciata direttamente o indirettamente, che avevano pagato sicari in diverse occasioni per assassinarla; responsabilizziamo anche il governo di Honduras dal momento che dal 2010 diedero una gran quantità di concessioni alle imprese minerarie o idroelettriche, anche loro sono responsabili per aver dato queste concessioni senza il rispetto dell'opinione delle comunità che sono colpite e soffrono per questi progetti che rubano l'acqua e distruggono il loro habitat, ma anche la polizia e l'esercito di Honduras che sono stati complici di questo assassinio, che difende la proprietà privata e gli interessi di queste imprese, responsabilizziamo categoricamente anche coloro che finanziano questi progetti: la banca olandese, la banca finlandese, la "banca centroamericana d'integrazione economica", che finanziano questi progetti di morte, dal momento che l'omicidio di mia madre è uno in più dei tanti commessi per costruire questi progetti, come il progetto della diga di Agua Zarca e responsabile è anche il sistema capitalista, patriarcale, razzista, di morte che alimenta lo sfruttamento minerario e idroelettrico, e sfrutta l'esclusione e la violazione dei diritti delle comunità indigene, di tutta la nostra regione.
 
Parlaci un po' di tua madre, cosa faceva?
 
Mia madre era attualmente la coordinatrice del COPINH, fu una delle fondatrici di questa organizzazione che nacque con l'intenzione di difendere i diritti degli indigeni, dal momento che questi sono violati per l'esistenza di un sistema di esclusione che colpisce i diritti dei popoli indigeni, dei contadini, delle donne, di tutto il polo honduregno, del mondo.
Lei era una ferma lottatrice che credeva in mondo diverso, più giusto, in armonia con gli esseri umani, con la natura, con tutta la vita.
 
Cosa faceva lei nel COPINH, quale era il suo compito?
 
Lei come coordinatrice generale cercava di coordinare quello che l'organizzazione faceva, soprattutto nel tema della difesa dei territori delle comunità indigene, per il diritto alla terra, i boschi, l'acqua, coordinandosi con gli altri movimenti sociali, dal momento che lotta indigena nel nostro paese non è distinta dalle altre lotte sociali, credeva nel riscatto della cultura Lenca nelle sue tradizioni, la sua spiritualità, la sua autonomia.
 
Da quante persone è composta la tua famiglia?
 
Io ho due sorelle e un fratello, poi c'è mia nonna che è la madre di mia mamma, e molte zii e zie, cugini-e e poi molte persone che sono tanto vicine a lei che sono come parte della famiglia e sono lottatori e lottatrici, le sono stati molto vicini.
 
Cosa ti aspetti da tutte queste persone e soprattutto dai movimenti, dalle organizzazioni, dalla società, non solo in Honduras ma in tutta America Latina?
 
Quello che noi speriamo è che ci sia una denuncia coordinata perchè risponda, il nostro obiettivo principale è fermare questo progetto idroelettrico, non vogliamo più morti, e che tutti i movimenti sociali e le persone solidarizzino con lei, escano in strada per farsi sentire, come sempre hanno saputo fare, per onorare la loro figlia.

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