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Niente fondi all’assistenza, mille ostacoli per chi fugge dalla guerra in Sudan

Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), da metà aprile oltre 563.000 persone hanno superato la frontiera sudanese per fuggire dal conflitto. In Ciad ne sono arrivate oltre 120.000, nel Sud Sudan 129.000, in Egitto oltre 250.000.

Di fronte a tutto questo, alla data del 27 giugno, gli oltre 566 milioni di dollari chiesti dall’Acnur per i rifugiati erano stati finanziati solo per il 13 per cento.

C’è di più. Nella precipitosa evacuazione dei cittadini e del personale diplomatico degli stati occidentali, nelle ambasciate sono rimasti molti passaporti di persone che avevano fatto richiesta d’ingresso nell’Unione europea mediante un visto per l’area Schengen.

Senza un passaporto o altro documento d’identità, non si entra agevolmente neanche negli stati che confinano col Sudan: tantissime persone in fuga dalla guerra sono bloccate alle frontiere.

Emblematico è il caso dell’Egitto. Da un lato, merita un plauso perché ha accolto il maggior numero di persone in fuga dal conflitto sudanese.

Ma, secondo le informazioni raccolte da Amnesty International, risalenti al 10 giugno, le autorità egiziane chiedevano a tutti i sudanesi di munirsi di un visto d’ingresso presso il consolato di Wadi Haifa o a Port Sudan, sia per combattere la produzione di visti falsi che per gestire meglio l’afflusso alla frontiera.

Fino a quella data, sulla base delle norme vigenti prima del conflitto, il visto d’ingresso era richiesto solo ai ragazzi sudanesi di oltre 16 anni e agli uomini sudanesi di età inferiore ai 50 anni. All’inizio della crisi, le autorità egiziane addette all’immigrazione hanno accettato, alla frontiera terrestre, documenti temporanei di viaggio per le donne, le ragazze, i ragazzi di meno di 16 anni e gli uomini ultra-cinquantenni.

Questa prassi è tuttavia terminata, senza preavviso, il 25 maggio, provocando caos, gravi ritardi e sovraffollamento ai punti di frontiera. Le autorità egiziane hanno anche annullato la prassi di consentire l’ingresso ai cittadini sudanesi col passaporto scaduto, estendendone la validità per altri sei mesi, e di permettere ai bambini di essere aggiunti al passaporto dei genitori.

Con un’altra decisione, presa il 29 maggio e il cui testo è stato esaminato da Amnesty International, le autorità egiziane hanno introdotto nuovi controlli di sicurezza per i ragazzi e gli uomini compresi tra i 16 e i 50 anni in arrivo all’aeroporto internazionale del Cairo. Per poter entrare in territorio egiziano, il numero e la data dei controlli di sicurezza devono essere stampati sul visto d’ingresso.

Amnesty International ha poi ricevuto allarmanti segnalazioni sul rifiuto, da parte delle autorità egiziane, dell’ingresso alla frontiera terrestre ricevuto da rifugiati siriani ed eritrei in fuga dal Sudan. Un testimone ha riferito che alla fine di aprile, alla frontiera di Argeen, l’ingresso era stato negato in quanto i documenti in loro possesso era scaduto. Ciò ha causato anche separazioni familiari.

 

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