Nella giornata dei diritti umani l’Europarlamento dice “no” a donne e gay
Anche grazie al comportamento di alcuni deputati Pd, al Parlamento europeo passa la linea clericale, a scapito dei diritti delle donne e dei gay.
Il Report on Sexual and Reproductive Health Rights, firmato dall’europarlamentare socialista Edite Estrela, già discusso tra le polemiche, è stato infine bocciato il 10 dicembre, giornata internazionale per i diritti umani, sessantacinquesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Un testo che avrebbe impegnato gli stati membri a fare di più per la salvaguardia dei diritti riproduttivi e l’autonomia delle donne, su questioni come la contraccezione, l’accesso all’interruzione di gravidanza, la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili e l’educazione sessuale, ma anche nella lotta contro l’omofobia.
Al suo posto è stata approvata la proposta restrittiva dei Popolari, caldeggiata dalle lobby religiose e no-choice, che lascia ampi margini ai singoli stati. Lo scarto è stato esiguo: 334 voti a favore, 327 contrari e 35 astenuti. Per determinare questo risultato sono stati decisivi gli assenti e gli astenuti, tra i quali purtroppo si è distinta anche la pattuglia di parlamentari italiani. In particolare, sui sette astenuti, ben sei fanno parte dei socialisti e democratici (S&D) e non hanno seguito le indicazioni del gruppo, che era contrario alla mozione clericale poi passata.
Per la cronaca, fanno parte dal Partito Democratico: si tratta di Silvia Costa, Franco Frigo, Mario Pirillo, Vittorio Prodi, David Sassoli e Patrizia Toia. Altri 5 del Pd non hanno votato, mentre 38 italiani del centrodestra e dell’Udc si sono espressi a favore.
Gli integralisti cattolici, che avevano lamentato la deriva su laicismo, aborto e ideologia del gender, hanno plaudito al risultato (come fa il ciellino Tempi). Grande delusione tra le associazioni laiche, espressa dalla Federazione umanista europea, per l’occasione perduta. La Ehf denuncia tra l’alto la campagna “fuorviante e brutale condotta dai gruppi religiosi estremisti e conservatori”, che “ha diffuso le peggiori bugie” sul report Estrela, persino con “minacce personali” ai parlamentari europei. Quantomeno è stata rigettata una risoluzione alternativa, promossa dall’estrema destra, ancora più conservatrice.
Anche alla luce di questo risultato, è importante non abbassare la guardia a livello europeo, dove sono molto attivi gruppi di pressione che puntano a dirottare le votazioni sui desiderata della Chiesa cattolica. Perché la difesa dei diritti di donne e gay in particolare e la promozione della laicità in generale passano anche attraverso l’Europa: quello che viene deciso a Strasburgo su questioni cruciali ha conseguenze anche sui singoli stati. Per questo è importante informarsi sul comportamento degli europarlamentari: occorre mettere i partiti di fronte alle proprie responsabilità.
Se in patria ci si appella a diritti e libertà per raccogliere consensi (come avvenuto nelle recenti primarie del Pd), è auspicabile che poi questi vengano concretamente sostenuti anche in Europa da chi si dichiara progressista.
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