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Nel mitico regno di Pappagogna anche i morti “pagano”

Il regno è nell’isola dei balocchi...per pochi…fame e povertà per tanti.
Bagnata da tre mari. A nord dell’antica Cartagine, a sud dello stretto delle correnti.
Il luogo complessivo è quello del ponte soprannominato “stira che allunga”.
Nel reame, da sempre, fin dai tempi del “franza o spagna, purchè si magni” regnano i pappagoni.
 
Re (o papa-re) che a turno si scambiano lo scettro di comando.
Da un certo tempo in qua li “sceglie”il popolo, che da sempre, purtroppo, avvezzo a fame e sete, è facile esca della grande corte dei serenanti, che,accompagnandosi con musiche, feste e regalie, adescano il facile appetito, tenuto appositamente in grande affanno. Sono la gran truppa dei cosiddetti facilitatori di mira, sulla crocetta da porre in carta nella cabina.
 
A turno, cambiando casacche e stendardi, si scambiano il comando i vari regali di turno: Totò, Tatà, Sasà, Turi, Ciccio e Rafà.
 
Pappagogna, che dispone di un proprio, antico, autonomo e speciale regio parlamento, fa parte del grande reame detto delle “due banane” (una appellata nannus- nanus, l’altra P-petrus) che si estende dal Capo dell’ uccello volante (a sud) alla Valle delle “miracolose acque in ampolla” ( a nord).
Per tenere buono il popolo lacero, malfermo ed affamato, i regnanti si inventano, da sempre, tante belle ed allegre favole attivamente alimentate proprio con “arte” nei retrobotteghe dei sfavillanti Palazzi: dal lupo cattivo…detto volgarmente maffia, alle fatue signore dette piangenti. Per ultima è stata fatta diventare di moda la cosiddetta libertà dal regno. In buon numero, come invasati, si scagliano sempre contro la capitale del reame.
 
La “Corte” piange, si strappa i capelli, promette ire funeste.
Sbraitano come ossessi. Vogliono, dalla capitale, sempre più forzieri di dobloni e monete d’oro. Da spendere per il popolo, giurano e spergiurano
Eppure la “Corte” assieme all’ampia schiera dei giannizzeri – i sodali della Reggia - se la spassano proprio bene.
 
Mangiano e si abbeverano proprio alla grande. Scialacquano, mangiano “teneri carni” e tracannano preziosi vini e champagne. Godono di sfarzosi stipendi, addirittura eguali a quelli goduti dai senatori del...lontano regno.
I Palazzi istituzionali del regno di Pappagogna, distribuiti a destra e a manca nell’isola, sono affollatissimi di quotidiana “manovalanza” addetta ai tanti molteplici e inutili servizi, comandati da una enorme schiera di gallonati –superstipendiati – addobbati, con la foggia dei triballacheri, con cappelli attrezzati a sei stelle in visiera e lampada a tic-tac dorata. Costoro mensilmente ben riempiono i loro portafogli.
 
Il conteggio delle due burocratiche schiere, quella eletta governante e quella nominata, detti, quest’ultimi, i fan-fannulloni, figli legittimi ed illegittimi dei tanti clientelari clan fedeli ai regnanti - arruolati in specie dopo la caduta di un vecchio dominante detto “re bomba” - è complicatissimo. Una folla enorme. Si sa solo che superano di gran lunga il totale dei burocrati addetti in tante altre regioni (così esse sono dette in modernismo) del reame.
 
A fronte di tanti enormi sprechi, alimentati ad arte dai regnanti –vecchi e nuovi- la Pappaggna complessivamente se la passa proprio male.
A parte i lussi, i vizi e i vezzi assicurati all’enorme corte che continuamente adula e lecca i regnanti, la gran parte dei sudditi vive tra stenti, miseria e vera povertà…la più grande del reame.
 
In tanti, data la scarsità della “fatica” isolana, preferiscono diventare “turisti” a tempo pieno. In particolare, sempre in partenza, fanno bella vista uomini e donne di giovani anni. Pupilli per età, ma senza padrini della consorteria comandante. Migranti, li chiamano. Partono, di notte e di giorno, a cercare fortuna in terre assai lontane.
I restanti, oltre il tenue clima, si godono i lasciti dei vari regnanti che via- via si sono assisi in trono: inquinamenti, devastazioni edilizie, abusivismi - in terra, in mare e nell’aria -, cronica assenza di servizi, desertificazione avanzante, strade distrutte, mondezza diventata arte, fogne a perdere nei centri urbani, parchi e boschi fatti diventare pubbliche discariche, povertà dilaganti e debiti a tempesta da parte delle strutture preposte a governare in rappresentazione dei regnanti, mobilità diventata ormai ferma, condizioni igieniche pessime, balzelli locali sempre più crescenti.
Su tutto brilla come splendido esempio - i regnanti la portano sempre sull’aurea corona - la città del liotru, in origine greca Katane, ove gli abitanti sono tornati a godersi la frescura del buio delle strade, in stile appia antica…bello spettacolo illuminato dalle stelle e, sicurezza, garantita.
 
In questo contesto da sempre brillano quattro virtù cardinali:
* il grazioso ingoiamento degli AIUTI esterni, mandati, con il mulo o in carrozzella, dalla capitale del reame e dal centro di beneficenza principale, detto Corporazione Centrale che, ormai, va dall’atlantico fin quasi agli urali. Valori enormi, nel corso degli ultimi decenni. Intraducibili, data l’altissimo numero di zero a seguito. Mai bastevoli per le tante gole profonde dei regnanti. Il regno, ultimo era, ed ultimo è sempre rimasto…tranne le tasche dei pochi fortunati che sapientemente sapevano, e sanno, giocare al “lotto”. Lo sfacciato magna-magna alla faccia dei tanti.
 
* La TUS, tassa unica supplementare, detta volgarmente pizzo, che si aggiunge a quelle ufficialmente vigenti, pagate da tutti gli operatori dei servizi e poi felicemente….. scaricata sul popolo all’atto degli acquisti.
 
* la SANITA’, servizio…ottimo ed abbondante per i cittadini della “ridente” isola, come il rancio in trincea del 15-18. Il massimo, per spese e deficit accumulato, vere ed enormi voragini economiche accumulate in tutto il reame. Una vera goduria, per i professionisti dell’ingoio, che si sono costruite laute ed ingorde ricchezze, alla faccia dei residenti che hanno la “fortuna” di aspettare molti mesi ( e non un anno) per avere una prestazione specialistica nei “santi” luoghi preposti: le unità sociali per i lavoratori, altrimenti dette usl.
 
* La pratica della politica, intesa come elargizione ai propri appositi ed ingrassati costruiti tifosi, e non come servizio per il popolo. 
 
* La difesa e la salvaguardia dei Beni Comuni: Naturali, Ambientali, Storici, Archeologici, Architettonici; Salute, Aria, Acqua, Coste, Boschi/Verde.
Su questo, nell’isola, si è proprio al massimo “splendore”. Famosa, da sempre, per le persistenti “cattedrali nel deserto”, attive od abbandonate, che, nell’allegro storico sodalizio sinergico Affari-Maffia-Politica, hanno succhiato enormi risorse finanziarie che, se altrimenti utilizzate avrebbero già superato il lugubre servaggio…altro che “autonomia” inventata dai soliti/noti veraci.
 
Nel felice reame, sotto la guida sapiente dei propri storici regnanti, la genuina arte degli “uno, nessuno e centomila” è diventata sublime pratica e scienza.
Vale su tutti l’ultimo elargito esempio.
 
Anche i morti hanno bisogno di dottorali mediche cure.
Le truppe in divisa hanno scoperto l’ultimo (di una già lunga, onorata, articolata e fantasiosa serie) caso di maxitruffa alla Sanità.
Pazienti già morti, ben 51.287. Purtoppo, già scomparsi a partire dall’anno di grazia 1990.
Venivano ancora, tranquillamente ed impudicamente, conteggiati negli ufficiali pubblici elenchi, e quindi, “versanti” oboli agli uomini in camice bianco.
Il danno al regno pappagognesco, e quindi al reame tutto, è grande. Corrisponde a circa 14 milioni di dobloni (euro).
Sono le famose ed allegre truffe alla Sanità. Un gioco fantastico praticato nell’isola…altro che vendita della fontana di Trevi di Totò-memoria.
In Pappagogna  si è proprio all’eccelso.
L’ “uno, nessuno e centomila”, da parte dei regnanti, è stato fatto diventare pura arte…per i vivi e per i morti.
 
 

Commenti all'articolo

  • Di Kocis (---.---.---.166) 22 novembre 2008 00:06
    Mentre prosegue furibondo lo scontro tra le varie componenti della destra governante la Sicilia/ Pappagogna ( Mpa, An, Forza Italia, Udc) - con presidente Lombardo (mpa) che sei mesi addietro con il nuovo governo è subentrato al dimissionario Totò Cuffaro (udc) detto “vasa-vasa” – sulle misure da adottare per cercare di frenare l’enorme deficit finanziario della sanità isolana determinato dalle tantissime bocche voraci in opera da sempre, le truppe della finanza continuano i “rastrellamenti”, alla ricerca dei morti-viventi….sparsi in tutta la Pappagogna.
     
    L’ ultimo vampiresco ritrovamento è proprio di oggi. Riguarda la provincia di Agrigento. Sono stati ritrovati 1500 deceduti sul cui conto si continuava ….da anni a pagare l’obolo fisso sanitario/medico, per circa 500.000 euro.
    Si aggiungono agli altri deceduti, 51.287, rintracciati pochi giorni addietro ancora vaganti, sparsi in tutto il regno.
    Anche questi “poveri cristi” finalmente riposano in pace. Come già precedentemente avvenuto ( giusto per ricordare le situazioni più eclatanti) nel 2007 a Palermo, con il rintracciamento di 12.711 deceduti, che essendo ancora nelle vesti di morti viventi, venivano ancora assistiti dalle pubbliche strutture sanitarie preposte all’uopo.
    Nei prossimi gironi se ne vedranno sicuramente delle belle, sia nell’ambito del governo regionale ( quello eletto a maggio con oltre il 65% di maggioranza) che proprio sulla sanità rischia di implodere, sia nelle aree circostanti i cimiteri.
    In Pappagogna i gestori del potere non lasciano in pace neanche i cittadini defunti.
    .

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