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Negli USA la consulenza sul fine vita la rimborserà l’assicurazione

Qualche anno fa una proposta simile di Obama era stata fuori discussione. Oggi saranno coinvolte 55 mila persone dai 65 anni in su.

di Cristina Da Rold

Non è stato un percorso semplicissimo nemmeno negli Stati Uniti, ma a quanto pare nel 2016 i 55 milioni di cittadini americani assicurati tramite Medicare, un programma governativo di assicurazione medica per le persone dai 65 anni in su, potranno vedere rimborsate le spese per i consulti psicologici inerenti alla scelta di come e dove affrontare il proprio fine vita. Il sistema infatti rimborserà medici, psicologi e infermieri per il tempo dedicato al dialogo con i propri pazienti su questo argomento.

“La realtà è che la lunghezza di queste conversazioni può variare in base alle esigenze dei pazienti” racconta al New York Times il direttore di Medicare, Patrick Conway. “A volte, sono brevi conversazioni, altre volte si tratta invece di sedute molto più lunghe. Altre volte ancora il percorso richiede molti incontri.”

Non si tratta solamente di riconoscere l’importanza del racconto di sé da parte del malato all’interno della pratica di cura. Qui si tratta di fornire informazioni pratiche, oltre all’ascolto. Durante i colloqui i pazienti riceveranno infatti informazioni precise sulle opzioni a cui possono accedere: la possibilità di ridurre al minimo le terapie, ma anche l’opportunità di accedere a tutte le cure possibili fino alla fine.

La scelta di Medicare è stata accolta di buon grado anche dall’AMA, l’Associazione dei Medici Americani, che solo qualche anno fa aveva accusato pesantemente una proposta non dissimile avanzata da Obama.

Vi è anche però chi evidenzia il fatto che non basta rendere questo genere di servizio gratuito per poter dire di aver messo il paziente al centro. “Si tratta di un’enorme passo in avanti – spiega sempre sulle pagine del New York Times Diane Meier, direttore del Centro per le cure palliative avanzate – ma pagare non è abbastanza. Dobbiamo essere sicuri che le persone siano consapevoli delle proprie scelte e ben guidati in questa direzione.”

In ogni caso si tratta di una virata importante nella direzione di una medicina che pone al centro il paziente e senza dubbio numericamente interessante. Con il progredire della ricerca medica infatti, non è certo un mistero che sempre più persone vivano a lungo con una o più malattie croniche.

In Italia per esempio, nel 2013 i pazienti in multicronicità erano il 41,2% degli over 65, contro il 38,4% del 2005. Un bel salto che la sanità pubblica non può ignorare, anche perché la pianificazione di scelte di questo tipo incide positivamente sull’intera gestione sanitaria.

@CristinaDaRold

Leggi anche: Eutanasia per i detenuti: Van Der Bleeken il primo di molti?

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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