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‘Ndrangheta in casa, anche a sinistra: ma non si può dire

 

Tutte le volte che mi è capitato (tante) di raccontare come gli uomini di ‘ndrangheta bussassero alla porta di tutti i partiti (il boss bollatese Mandalari diceva destra o sinistra non ce ne frega un cazzo, l’importante è che ci fanno lavorare) alcuni iscritti (ed eletti o peggio nominati) di IDV storcevano il naso.

Perché non si dice, mi dicevano. Si rischia di confondere. Eppure il gioco di raccontare le mafie solo a destra non sta in piedi da sempre (leggetevi le carte della Liguria, del Piemonte, dell’Emilia e di qualche nome a sinistra qui in Lombardia) ed è intellettualmente disonesto. E mi ricordo molto bene il fango che mi ha schizzato quando in campagna elettorale mi è capitato di rifiutare con sconcerto la vicenda della candidata IDV Cinzia Damonte che partecipava ad una cena organizzata dal boss Orlando Garcea. In quell’occasione scrissi:‘ogni cena elettorale con l’odore marcio di mafie è l’occasione doverosa per prendere una posizione. Un’occasione d’oro per dichiarare da che parte stare. Che sia una candidatura di destra o di sinistra. La superficialità e la disattenzione verso le mafie sono il vero concime della criminalità organizzata; un’indifferenza che si paga’. Così come ho appoggiato la richiesta di chiarezza nel comune di Vallelunga sollevata da Sonia Alfano su Il Fatto Quotidiano.

Qui non si tratta ora di decidere (sulla base dei primi elementi a disposizione) se e quanto sia colpevole l’onorevole Porcino e l’Assessore all’Istruzione del Comune di Alpignano Tromby Carmelo negli atti dell’operazione antimafia Minotauro e negli incontri con il boss di Rivoli Salvatore Demasi o nelle annotazioni di altri politici del Partito Democratico come scritto nell’annotazione del Reparto Operativo del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Torino del 5.4.2011: la differenza sta tutta nella reazione politica (e nell’intransigenza) di fronte a queste notizie. Perché gli elettori (anche i nostri) si sono stancati di sentire la favola che se succede a sinistra è una leggerezza e se succede a destra è l’emersione di un sistema e perché non fa bene all’antimafia strepitare per le ombre degli altri se non corriamo a dissipare le nostre (perché non posso che augurarmi che queste ombre siano presto dissipabili).

Pio La Torre ci ha lasciato in eredità il dovere politico di denunciare la propria mafia e non solo quella degli altri, Rita Atria scriveva prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combarrete la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.

La maxi operazione piemontese è un’occasione politica unica per dimostrarsi meno credenti e più credibili. Perché non siamo tutti uguali e non possiamo nemmeno pretendere (alla soglia di un referendum sul tema) di essere più uguali degli altri. E perché un luogo è abitabile finché resta potabile.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.222) 9 giugno 2011 15:30

    ma quale sinistra? sono solo papponi di nomenklatura simili ai camorristi. e infatti poi si accordano

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.36) 9 giugno 2011 18:05

    Premesso che condivido lo spirito (e i fatti) dell’articolo, credo sia opportuno che la sinistra faccia per bene i conti con la questione mafiosa e la smetta di pensare che la lontana eredità del PCI possa ancora consentirle di continuare nello stereotipo che la mafia è di destra e la sinistra per sua natura ne è immune, salvo errori individuali.
     E’ incredibile come gli italiani - anche quelli politicamente impegnati - conoscano poco la loro storia.
     L’antimafia, tanto per capirci, è nata a destra; perché tali erano Silvio Spaventa, Marco Monnier, Leopoldo Franchetti, Sidney Sonnino, Pasquale Toriello, Giustino Fortunato, Pasquale Villari (seppur questi ultimi due democratici liberali), e così via fino a Cesare Mori.
     Ciò nondimeno, la destra di governo (liberali prima, fascisti dopo e democristiani di Scelba e De Gasperi) hanno sempre usato le mafie in funzione antipopolare, a cominciare dalla rivolta dei fasci siciliani fino alla lotta di occupazione delle terre del PCI nel secondo dopoguerra. Tra il 1947 e i primi anni sessanta "cosa nostra" ha ucciso oltre un centinaio di militanti comunisti in Sicilia.
    Dopo Mori la destra italiana non ha più per un lungo periodo espresso personalità di forte spessore antimafia. Bisognerà arrivare a Borsellino, prima di ritrovare esponenti politicamente di destra fortemente schierati contro la mafia.
     E’ da queste vicende e dal fatto che poi i democristiani hanno usato le mafie per la raccolta del consenso elettorale che nasce lo stereotipo della destra (moderata o autoritaria) schierata con la mafia e una sinistra estranea ad essa, nonché geneticamente nemica dei mafiosi.
     In realtà le cose nel PCI cominciarono a cambiare già nel corso degli anni 70 e a quell’epoca risalgono i primi sussurri di complicità, in Sicilia e in Campania (non conosco la situazione calabrese dell’epoca). La sinistra - sia essa moderata che radicale - se pensa di poter vivacchiare sugli stereotipi del passato è destinata ad amare sorprese per il futuro prossimo.
     
     Fate un esercizio! provate a delineare qual’è oggi la proposta politica dell’intera area di centro sinistra (e metteteci anche i grillini) per arrivare a distruggere le mafie italiane, vi accorgerete che ........ non esiste !!!!!

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