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 Home page > Tribuna Libera > Napoli ferita al cuore: rogo devasta la Città della Scienza

Napoli ferita al cuore: rogo devasta la Città della Scienza

“Città della Scienza di Napoli è un vero e proprio museo scientifico di nuova generazione ed ha come principale obiettivo quello di fornire al pubblico occasioni di incontro con la scienza e la tecnologia” – questo è ciò che scriveva il sito internet "Science for life", fino allo scorso lunedì mattina, 4 marzo 2013.

 

12 ore dopo, ore 22:00 circa: Città della Scienza brucia.

Composta da un museo scientifico interattivo, un incubatore di imprese e un centro di formazione, gestita dalla Fondazione IDIS-Città della Scienza, è nel 1996 che vede la luce per volontà del suo fondatore Vittorio Silvestrini. Sita nell'area ex-industriale di Bagnoli e con la finalità insita nel progetto di riqualificazione dell’intera zona, ha sede proprio nella più antica fabbrica del luogo, la ex vetreria “LeFevre”, i cui padiglioni risalgono ai primi dell'ottocento, restituiti all'antico splendore grazie ad una sapiente operazione di restauro.

Dopo 17 anni di progetti il cui valore era ampiamente riconosciuto e apprezzato a livello internazionale, come “Terra nostra. Ecologia, cambiamenti climatici, qualità della Vita”, “Viaggio tra scienza e fantascienza”, “Noi Marziani. Un appassionante viaggio alla scoperta dei segreti del pianeta Marte e della vita nello Spazio” e l’ultimo in ordine di tempo “Le fabbriche del cielo”, nonché i numerosissimi riconoscimenti accordatigli, come ad esempio nel 2005 di miglior museo scientifico europeo “Premio Micheletti”, nel 2006 il “Premio Descartes” per la comunicazione scientifica dall’Unione Europea e nel 2010 riconosciuta da Eurispes come una delle 100 eccellenze italiane, dopo un percorso in continua crescita ed evoluzione, questa meraviglia della scienza e del progresso, questo fiore all’occhiello che la città di Napoli poteva vantare agli occhi del mondo è stato spazzato via nel giro di una manciata di minuti da un rogo indomabile e devastante.

L'area distrutta dalle fiamme è stimata in 10-12mila metri quadrati, praticamente l'intero centro: i padiglioni espositivi con la Palestra della scienza che aveva come tema principale la fisica classica; il Planetario, un odeon cinematografico dotato di uno schermo a cupola, capace di riprodurre il sistema stellare; l’Officina dei piccoli che permetteva ai bambini di apprendere la scienza giocando, le tante Mostre temporanee; e poi il rinomato Business Innovation Center con un incubatore per nuove imprese specializzate nelle ICT (Information & Communication Technology), il Centro di Altra Formazione che aveva l'obiettivo di potenziare e qualificare il potenziale umano a sostegno dei processi di innovazione e sviluppo; e infine il Centro Congressi, struttura moderna e prestigiosa, con aree versatili e servizi altamente specializzati per organizzare congressi, eventi di gala, convention aziendali ed esposizioni temporanee (location, nata dal recupero di un vecchio opificio, è divenuta una elegante operazione di archeologia industriale che ha permesso di salvare l'obsoleta struttura)... tutto distrutto.

“Non si esclude la pista dolosa”, dicono gli inquirenti.

La Città della Scienza era senz'altro uno dei più importanti eventi italiani di divulgazione scientifica a cadenza periodica. Fin dalle prime edizioni, ha contribuito significativamente ad avvicinare alla scienza e all'innovazione tecnologica studenti, addetti ai lavori e cittadini campani, italiani e stranieri. 

Un vero e proprio colpo al cuore per l’intera città, non solo dal punto di vista di danno economico riscontrabile e non solo dal punto di vista occupazionale (160 dipendenti ora angosciati per il loro destino più quello dei i tanti che lavoravano nell'indotto creato dal museo); quello che è andato in fumo era un simbolo importante di riscatto per la città dal punto di vista sociale, culturale e umano.

Una perdita immane, gravissima, dolorosa oltremodo per la città di Napoli, per l’intera Campania, e per tutto il Paese. 

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