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 Home page > Attualità > Cronaca > Napoli come Brescia: il Paese e la paura di manifestare

Napoli come Brescia: il Paese e la paura di manifestare

Lunedì 8 novembre, Brescia.

E’ primo pomeriggio, il vice questore guida le fila di poliziotti che circondano un corteo di cittadini scesi in piazza per manifestare il proprio sostegno a quattro extracomunitari saliti su una gru perché vorrebbero avere il permesso di soggiorno. Perché vorrebbero vedersi riconosciuti i diritti che corrispondono ai doveri cui però già adempiono.

Imperterrito, con alle spalle in assetto anti-sommossa le forze dell’ordine, il vice questore si rivolge alla folla con fare minaccioso; si intrattiene a discutere con qualche manifestante; finisce per stizzirsi e ordina ai suoi la carica. Che parte, puntuale, insieme a qualche mano che acciuffa qui e lì qualcuno da condurre in caserma per essere schedato. Manifestare pacificamente in piazza ha i suoi rischi, si sa.

Mercoledì 8 dicembre, Napoli.

I 99 posse pubblicano un video sulla loro pagina facebook e mi intrattengo a visionarlo.

Riconosco i luoghi della mia infanzia, a due passi dalle strade riprese c’è casa di mia nonna. Ricordo il centro sociale "ska", piazza del Gesù poco distante e quel pavé oggi asfalto dove per anni ho sussultato col motorino.

Gli studenti protestano alle spalle della facoltà di architettura, armati solo di biciclette e cori. Un paio di ragazzi restano indietro e un poliziotto inizia a spingerli, tira le biciclette e li strattona.

Partono le grida di carica, una ragazza sale su un motorino per protestare, un poliziotto di tutta risposta la butta giù. Le forze dell’ordine partono, i ragazzi corrono e si disperdono per la città dei vicoletti, usati prima per liberarci dal fascismo prima e (speriamo con lo stesso successo) dalla Gelmini, poi.

http://www.youtube.com/watch?v=DekU...

"Ma questo che Paese è?”, chiede il regista del video napoletano.

Che Paese è quello in cui dei manifestanti che pacificamente sfilano per le strade di una grande città, con al fianco solo delle biciclette, sono caricati dai poliziotti?

Che Paese è quello in cui si discute con un vice questore e poi, avendolo fatto imbestialire, si finisce schedati in questura?

Non sono le forze dell’ordine il focus della mia critica: immagino che già convivano con una vita sufficientemente complessa, tra stipendi da fame e mole di lavoro infinita da smaltire.

Dico però che i dirigenti, dei poliziotti o dei carabinieri in questione, dovrebbero ponderare un po’ più obiettivamente la pericolosità delle situazioni in cui sono chiamati a tutelare l'ordine pubblico. 

Questi cittadini, napoletani e bresciani per una volta uguali, non erano armati: nessuna spranga, nessun fumogeno, nessun atto di violenza degno di una reazione così forte è stato rivolto alle forze dell’ordine in nessuna delle due riprese video. 

Perché, dunque, sono partite le cariche? 

Me lo chiedo poiché occorre che chi oggi manifesta pacificamente possa avere la serenità di farlo; me lo chiedo perché chi vorrebbe protestare, e non lo fa, vedendo ciò che accade a chi "osa" scendere in piazza, potrebbe essere intimorito dal farlo a sua volta.

Nessuno deve trovarsi oggi nella condizione di non avere il coraggio di manifestare, magari per paura di ritorsioni delle forze dell’ordine. I nostri poliziotti non possono essere un deterrente all'esercizio del diritto di protesta.

Insomma, vorrei che questo fosse il Paese in cui si ride in faccia a chi ci dice che è più sicuro stare in casa.

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