Morti sul lavoro: tutto si pò prevedere

Lettera aperta della Cgil Umbria e della Camera del Lavoro di Terni dopo l’ennesima tragedia sul lavoro, avvenuta a Monteccho (Tr).
Un’altra giornata di tragici incidenti sul lavoro.
Due operai rumeni sono rimasti folgorati in provincia di Pavia, un italiano è morto, colpito probabilmente da un palo, in una fabbrica vicino a Frosinone, un quarto operaio, a Torino, è grave dopo essere caduto dal quarto piano durante lavori di manutenzione, mentre vicino Bergamo un quinto è rimasto grave ustionato dall’acido fluoridrico. Un altro grave lutto sul lavoro ha colpito nuovamente anche una famiglia della regione umbra. Sabato 21 Giugno a Montecchio (Tr) è morto, affogato in un tombino, Angelo Quadraccia, operaio 51enne dell’Aman (Agenzia multiservizi Amerino Narnese).
L’autopsia sul corpo ha confermato che non si è trattato di nessun malore, inscrivendo così Angelo Quadraccia nel registro delle morti bianche.
L’uomo mentre tentava di raggiungere la valvola per chiudere l’acqua in vista della ripresa dei lavori , è scivolato a testa in giù all’interno di un pozzo (profondo 1 metro e largo 60 centimetri) rimanendo incastrato con la testa al di sotto del livello dell’acqua. Il resto della squadra dell’Aman lavorava a 50 metri di distanza e, senza che nessuno se ne accorgesse, la morte ha raggiunto l’operaio pochi minuti più tardi per asfissia e affogamento. Nessuno, tuttavia, almeno per il momento, sembra iscritto nel registro degli indagati anche se il sostituto procuratore della Repubblica di Orvieto titolare dell’inchiesta pare intenzionato a far luce su eventuali responsabilità.
E’ presto per esprimere un qualsiasi giudizio sui fatti, certo è che anche in questa occasione la collettività non può limitarsi alle scontate ed indiscutibili condoglianze.
Ecco la lettera aperta della Cgil Umbria e della Camera del Lavoro di Terni dopo l’ennesima tragedia sul lavoro.
“Anche per questa morte, come per tutte le morti sul lavoro, vorremmo che si levassero le coscienze a contro le abitudini, le pigrizie, le debolezze, le paure e i tentennamenti che spesso si impossessano di noi in nome di un “lavorare moderno” che si appropria anche di ciò che non ha prezzo: la vita.
Non ci stanchiamo di porre a tutti la domanda più scomoda: questa ennesima tragedia si poteva evitare? Da parte nostra la risposta c’è ed è scontata: sì, tutto si può prevedere. Si può prevedere ad esempio che per alcune lavorazioni occorra essere in due. Si può prevedere che occorrano tempi più lunghi e non perché si è fannulloni, ma perché si tiene alla propria salute ed incolumità. Si può prevedere persino che esternalizzando alcune lavorazioni e riducendone i costi a scapito della sicurezza aumentino i rischi e dunque si può decidere che al contrario servano investimenti strutturali e tecnologici per mettere in sicurezza ambienti di lavoro e operai.
Noi non alziamo l’indice contro nessuno, ma molte cose si possono prevedere. Non farlo significa assumersene la responsabilità sempre, ancor di più quando si perde la vita di una persona.”
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