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Morali studentesche tra scioperi e correttivi

Senz’altro gli studenti non sono lavoratori, ma è terribilmente riduttivo definire che lo sciopero è un diritto dei lavoratori e basta. Riduttivo nei confronti di quella parte del popolo che nel futuro sarà lo Stato e il Sistema, la classe operaia e quella capitalistica, la scienza e il progresso. 
 
Qualcuno diceva che il livello di civiltà di una Nazione si misura in base al suo livello d’istruzione, e il diritto allo sciopero è quasi importante quanto il diritto allo studio, che contiene in sé, in qualche modo, il primo quando la parte giovane di uno Stato si rende conto della realtà e cerca di difendere il suo futuro.
 
Se il mio preside dice che noi siamo il frutto del suo sessantotto, penso che giovani sono stati tutti, e tutti hanno combattuto le loro piccole e grandi battaglie, e in merito a queste hanno avuto piccole e grandi critiche.
 
Ormai, purtroppo, le occupazioni in stile sessantottino sono diventate esperienze alla pari di una qualsiasi altra esperienza adolescenziale da raccontare e ricordare tra vent’anni come, malauguratamente, un film di Federico Moccia. E a questo aggiungerei che gli scioperi sono anche le migliori occasioni per non andare a scuola, per passare il tempo con il proprio amante, per farsi le canne attorniati dalle bandiere e dagli striscioni dei cortei, per giocare a fare i rivoluzionari sentendosi vivi, ribelli, e interessanti agli occhi dei/lle ragazzi/e. Questi sono i luoghi comuni più amati da tutti quando si parla dei giovani. E perché? Perché guardandoci attorno ci accorgiamo che la politica non è più quella di una volta, il sistema è inquinato dalla mafia, le strade non sono più sicure, anche nello sport ci si ammazza di botte: guardare i giovani è l’ultimo atto che fa mettere le mani nei capelli.
 
La mia generazione, quella dei giovani di oggi, sembra quella meno riuscita dal primo barlume di luce nei secoli dei secoli, rimbambita dalla società consumistica che l’ha viziata e dal sistema mediatico che l’ha diseducata
 
Gli studenti sono anche realtà colorate di kefieh, di bandiere rosse e di teste rasate, che, purtroppo, vengono strumentalizzate in tante occasioni di protesta dalla politica, dai suoi schieramenti e dai suoi sindacati: e dovrebbero essere queste le occasioni in cui attuare dei saggi correttivi per difendere i giovani da una società di iene e sciacalli, seppure ben vestiti. Correttivi, anche non ufficiali, che dovrebbero essere lanciati in qualsiasi maniera da personalità e da enti al corrente della realtà GIOVANI.

 
Ma in verità il problema è proprio questo!
Chi può affermare di essere, e chi può davvero essere al corrente dell’etica dei giovani di oggi?
 
Nelle scuole italiane gli studenti possono candidarsi a ricoprire alcune cariche a livello d’istituto, di provincia e di regione che sono totalmente inutili. Nessuno si sforza di capire i giovani ed è così che grandi personalità giovanili restano appannate dietro sondaggi del tipo: quanti messaggini mandi al minuto? Quanti contatti hai su facebook? Chi hai votato al televoto di ieri sera?
 
Il primo sciopero da fare da parte dei giovani sarebbe proprio questo: uno sciopero contro chi non ascolta minimamente i giovani e poi fa un gran parlare attorno alla perdita di valori, senza neanche provare a indagarli questi valori.
Inoltre, dopo la mancanza di dialogo, indispensabile in ogni famiglia come nel mondo, nella società odierna non si pensa più a educare: i giovani sono quindi come un popolo orfano della madre società.
 
Mi dispiace per alcuni dire che, comunque, ci sono studenti che hanno ottimi voti a scuola, che fanno volontariato, che si impegnano testa e sudore in progetti extracurricolari in cui credono, che hanno voglia di sgobbare e faticare per raggiungere un obiettivo, che credono in qualcosa e lo manifestano anche nei cortei scioperanti: quelli che una volta anche gli adulti erano: i giovani.
 
 

Commenti all'articolo

  • Di Patrizia Dall’Occa (---.---.---.66) 6 marzo 2009 19:32
    Patrizia Dall'Occa

    che dire... mi meraviglio che nessuno abbia ancora commentato... per ciò che mi riguarda, reputo questo un articolo dei meno superficiali in fatto di gioventù, argomento così delicato da trattare quanto strumentalizzato e sfruttato su giornali online o carta stampata.

    Ci si dimentica che i giovani saranno davvero i noi del domani, seppure giovani, in un certo senso,lo siamo ancora noi stessi. Ma giovane oggi ha una connotazione a mio parere differente da quella della mia generazione. Si ragiona prima, si cresce prima, ci confronta da subito con la realtà teconologica, ormai usuale quanto tv e telefonini. Internet e comunicazione continua e massiva forgiano le nuove menti. Ci vuole il triplo dell’attenzione da parte dei genitori, ci vorrebbe il quadruplo del dialogo all’interno della famiglia, rispetto a quello di soli quindici anni fa. Più attenzione nelle spiegazioni, nella distinzione di ciò che è vero, di ciò che non lo è e, ora, di ciò che forse lo è... perché come spieghi a tuo figlio che la persona con cui chatta e dice di essere un ragazzino della sua età magari è invece un adulto con tutt’altre intenzioni da quelle di parlare di videogiochi?

    Eppure è tutto il contrario... grazie a giochini e internet facile per tutti, i genitori sono sempre più assenti, persi anche loro in una nuova realtà, lontani dal dialogo, che demandano ad una tastiera o al cellulare..

    I giovani, sempre un grande potenziale, sempre più lasciato a crescere da solo... è come tronare ai primordi quando l’uomo si è costruito le regole. Saranno loro adesso a dover trovare una nuova strada e un nuovo metodo utile alla conoscenza e alla nuova educazione. Sono loro che dovranno imparare a trovare al giusta strada sia nella realtà che nell’intricata rete dei nuovi contatti virtuali.

    Grazie Antonio, per la riflessione indotta senza troppi giri di parole, con semplicità, come l’informazione dovrebbe essere.

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