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Milano, linea rossa: civiltà o razzismo?

Linea Rossa 8.00 am: una donna italiana aggredita verbalmente dopo aver difeso una donna asiatica.

Ogni giorno migliaia di persone salgono sulla metropolitana per raggiungere il prorpio posto di lavoro, l'univesità, casa.

Ogni giorno migliaia di persone utilizzano il tempo in metro per leggere, ascoltare musica e parlare al cellulare, sia per motivi personali sia per motivi lavorativi.

In metropolitana ho visto di tutto, persone che suonano e cantano per racimolare qualche euro, ragazzine che si attaccano al gancio per le carrozzelle e fanno la lap dance, altre che ridono e sghignazzano come oche solo per farsi sentire dal gruppo di ragazzi poco distanti, uomini e donne organizzare intere giornate lavorative e molto altro.

Si scopre più sulla vita privata di un estraneo in metropolitana che non in altre circostanze.

Linea rossa direzione Sesto San Giovanni, una donna asiatica parla al telefono per molto tempo e un uomo inizia a lamentarsi. "Ma che cosa dice", "perché non la smette", "ma come parla", queste alcune delle lamentele. Ad un certo punto qualcun altro le da un colpo sulla spalla per farle capire che il suo palrare al telefono stava disturbando e la donna abbassa il tono della voce. Le lamentele continuano e aumentano fino a quando una ragazza italiana (senza accento marcato... sicuramente non era meridionale) la difende. Le è bastato dire che non stava facendo nulla di male e che dovevano smetterla, per scatenare il senso di appartenenza alla città.

Non appena ha detto quella frase, un'altra ragazza si è rivolta a lei dicendole di farsi i fatti suoi e di tornare a casa sua. "Io sono a casa mia " ha risposto la ragazza italiana. 

La ragazza milanese ha insistito con la storia che la sua interlocutrice, non essendo milanese, avrebbe fatto meglio a atare zitta e a tornare da dove veniva, infatti quando è stata mandata a qel paese, he semplicemente risposto "vacci tu a casa tua".

Da donna del sud, posso tranquillamente affermare che se solo ci fosse stato qualcuno meno furbo da lasciare stare certe asserzioni, su quella metropolina si sarebbe scatenato l'inferno. 

Nel 2011 si continuano a verificare episodi di razzismo, non solo verso extracomunitari ma anche verso altri cittadini italiani. Non importa, quindi, se è il colore della pelle ad essere diverso o il credo religioso, basta l'accento perché qualcuno venga ritenuto straniero, inferiore e non idoneo a vivere nello stesso luogo di altri.

Siamo arrivati a questo punto? Se a parlare al telefono per più di 10 minuti ci fosse stato un milanese, si sarebbero comportati alla stessa maniera? 

Perché se un bambino cade sulle rotaie della metro, nessuno se ne interessa tranne un ragazzo e se una donna asiatica parla al cellulare tutti si lamentano? Bisognerebe, forse, riorganizzare idee e priorità?

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