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Mila Brollo, in bicicletta da Gemona a Lampedusa. Con lei senza paura delle salite (VIDEO)

Scrive sulla sua pagina Facebook l'amica Mila Brollo a cui dedico il post:

"Giovedì 31 marzo alle 19 facciamo un brindisi di saluto sotto la loggia del municipio del mio paese, Gemona del Friuli. Ci tengo tanto. Verranno portati due tavoli, ci saranno bibite (anche vino ma poco, nella mia associazione si combatte l’alcolismo anche così, restando solidali agli alcolisti in trattamento che non possono avere contatto con la sostanza della loro dipendenza), stuzzichini e, spero, tanta gente. Inizia da qui il mio viaggio. E’ questo lo scopo: coagulare persone e iniziare un “noi”. Lo farò in molte città d’Italia, mi piacerebbe iniziasse qui, tra la mia gente... sarà organizzato dalla Associazione Fareassieme FVG che mi sostiene nel viaggio e che insieme a me lo organizza. E’ così il Fareassieme, si fa assieme!"

L'Ansa il 10 marzo le ha dedicato un bel post:

"Mila Brollo, per la rete 'Mila vagante’, è una mamma con tre figli ormai grandi, ha 58 anni, ed è un Tecnico della Riabilitazione Psicosociale e Psichiatrica con la passione per quella che lei chiama "bici-terapia": non è un'atleta ma ha tanta, tantissima voglia di 'ri-mettersi' in gioco e far parlare di sé.

Il primo aprile partirà per un viaggio in sella a una bici a pedalata assistita, percorrerà più di 2000 km da Gemona del Friuli, estremo Nord Est, fino a Lampedusa. Impiegherà circa 2 mesi e viaggerà 'lenta ma inesorabile, con vento e pioggia, con sole e meraviglia' come lei stessa scrive. Durante il viaggio farà tappa in diverse città e località della penisola dove si stanno organizzando eventi per accoglierla e parlare insieme a lei non solo di bicicletta, ma anche e soprattutto dei nuovi approcci metodoci alla cura delle malattie mentali. L'associazione che supporta Mila "Fareassieme.fvg" è composta da utenti, famigliari e operatori della salute mentale fa parte del movimento Nazionale di Parole Ritrovate...". 
 
"Compio questo viaggio per me, per chi, come me, ha il diabete e sa che pedalare aiuta (nel viaggio mi verrà monitorata costantemente la glicemia dall'Università di Pisa che svolgerà una ricerca su di me), per la mia rete e per tutti quelli che vorranno seguirmi sul blog e sui Social Network, dove racconterò tutto ciò che mi accadrà. Vorrei che, attraverso voi, divenisse un vero viaggio partecipato. Vorrei mettermi in gioco, cogliere la sfida di far lavorare il mio corpo come non lavora da molti anni e far lavorare in modo diverso anche la mente. Cercherò di superare al meglio le difficoltà che incontrerò. Utilizzerò per la prima volta i Social Network e mi scoprirò condividendo ciò che vivo sia fuori che dentro di me durante questo avvenimento. Voglio sondare i miei limiti e le mie risorse che, come quelle di tutti, credo grandissime e in buona parte inesplorate e scoprire così qualcosa che ancora non so di me, degli altri, della vita. Per sostenere la sua impresa Mila ha attivato una raccolta fondi sulla piattaforma di crowdfunding con l'obiettivo di arrivare a 3.000 euro."
 

Mila, sempre su FB, ha condiviso un bellissimo video di Repubblica in cui delle ragazze curde siriane invitano tutti i giovani ad andare in bicicletta, ripreso ad Amuda nel nord della Siria: per il Newroz sono scese in strada pedalando per protestare contro le norme che le definiscono indecenti se in sella a una bici,con lo slogan "Comunità libera": hanno dichiarato che vogliono sentirsi libere di andare in bici ovunque lo desiderino.
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Mila Brollo a Pasquetta scriveva: cose che mi piacciono

arrivare dove voglio arrivare
sentire che i muscoli sono lì dove li credevo
scendere dalla sella (reale e metaforica) di tanto in tanto
 

Potevo non scriverne e condividere anche io?

Doriana Goracci
 

Commenti all'articolo

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.156) 6 aprile 2016 00:20
    Doriana Goracci

    Aggiornamento ANSA !

    Mila ’Vagante’ Brollo è giunta a Modena. Partita il 1 aprile da Gemona del Friuli in sella a una FuturE Bike, una bici a pedalata riabilitativa e assistita, il suo sogno è di raggiungere Lampedusa, percorrendo più di 2000 km in circa 2 mesi per parlare ​di salute mentale, d​i​ bicicletta ​e "rivoluzione dolce", della sua malattia e riflettere su sè stessa."Si, oggi fatica. Fatica vera, tensione, paura, tanti minuti lunghissimi. Ho percorso la strada che congiunge la città di Ferrara con Modena. Una lingua di asfalto strettissima, senza nessun riparo per noi ciclisti tranne in pochi, pochissimi, tratti. Sbagliando, ho percorso nuove circonvallazioni, strette tra guard rail invalicabili e percorse da traffico super veloce. In molti momenti sono stata sul punto di sbandare ed anche cadere, con lo spostamento d’aria dei camion che sfrecciavano accanto sfiorandomi".
  • Di Doriana Goracci (---.---.---.131) 27 maggio 2016 11:28
    Doriana Goracci

    Mila Brollo è arrivata a Lampedusa! e ci scrive 8,30 arrivo a Lampedusa. Il traghetto si avvicina lentamente e per un tempo che mi è sembrato interminabile, Lampedusa con le sue rocce bianche si staglia tra mare e cielo come un agognato desiderio. Finalmente scendo e senza neanche avere il tempo per emozionarmi ancora, subito mi avvicina un signore che mi chiede se sono la mamma di Giada. Si, lo sono. Giada è stata qui qualche anno fa a fare un servizio per la Rai ed ha conservato le amicizie di quei giorni. Tornata a casa, mi ha parlato tanto di quest’isola che è da allora aspetto di venirci. L’ho fatto con una bella pedalata.
    Enzo, così si chiama il signore, fa il pescatore. Mi spiega che le barche stanno fuori due giorni e pescano svariate tonnellate di pesce. Sulla banchina ci sono i camion refrigerati e il pesce viene immediatamente sceso dalla barca e stivato per essere portato a destinazione in tutta Italia. Certo, qui è davvero appena pescato. Sta arrivando una barca e con essa il lavoro di due giorni di pesca. Potrei andare a vedere, ma poi penso che forse incontro agonia e rinuncio. Non riesco più a sopportarla. Eppure, per motivi legati al diabete, ho ripreso a mangiare pesce e mi sento anche peggio: occhio non vede cuore non duole. Che vigliaccata.
    Saluto Enzo e mi avvio al centro di Lampedusa. Prima di entrare nell’abitato mi fermo vicino al mare e… mi emoziono. Ce l’ho fatta.Un momento e via.
    Riparto, tutto è dorato dal bel sole della mattina che colpisce radente le cose. Le ombre lunghe creano un andamento allegro. La cosa che colpisce subito, e me in particolare, è la presenza di decine di cagnoni randagi, liberi, placidi, che si comportano come i padroni dell’isola. Bello-bello vedere che tutti li conoscono, li accolgono, li coccolano. Fuori dai negozi, ci sono dappertutto ciotole dell’acqua per loro.
    La gente qui, sembra tutta in vacanza, ma naturalmente non lo è. I negozianti stanno sballando scatoloni, altri puliscono vetrine, bagnano le numerose piante sparse qua e là, preparano l’accoglienza dei tanti turisti in arrivo. In giro per il paese è pieno di piccoli cantieri per il rifacimento dei marciapiedi, del selciato, della cosa pubblica. La cittadina è pulitissima. Mi fa un piacere immenso: sono centinaia e centinaia di chilometri che attraverso montagne di spazzatura, cartacce e giornali, bottiglie di vetro e di plastica, copertoni (e guarnizioni simil-serpente e serpenti simil-guarnizioni), cartoni e le maledettissime borse di plastica che volteggiano in aria pericolosamente come uccelli predatori impazziti che si avventano sui ciclisti.
    Le cose che ho visto buttate in giro sono davvero inaudite, anche perchè, non c’è nulla da dire né da giustificare, sono responsabilità di chi ha gettato e di chi non ha raccolto. E questo scempio riguarda ogni spazio, in città e fuori città. Beh, Lampedusa è pulita. Molto.
    Passando nella via centrale, un po’ di persone mi fermano: hanno seguito il mio viaggio ma non avrebbero pensato che ce l’avrei fatta. Sembrano felici di vedermi.
    Anche nella struttura che mi ospita la Tourgest, del mio ormai amico Salvatore, mi accoglie in frenesia di sistemazione. Dappertutto si sta preparando l’isola per l’arrivo dei gitanti e io ringrazio Dio di essere arrivata prima di tutti loro. Non avrei voglia su questa isola che tanto rappresenta per me, cogliere la spensieratezza e il “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” che qui convivono con la disperazione, la morte, l’uomo mangia uomo ed anche, per fortuna, uomo aiuta uomo.
    In questi giorni si sentono notizie di nuovi sbarchi e di montagne di nuovo dolore bagnato. La prima azione che decido di fare è “andare incontro”, questo era il mio proposito e questo faccio. Mi dicono che non ci si può avvicinare al Centro Accoglienza, non m’importa, voglio “andare verso” quella zona. Il mio contachilometri segna esattamente 2.318. Ero partita a 62. Ho fatto 2256 chilometri per non sentirmi indifferente a questo mal di vivere, di più, impossibilità di vivere, che riguarda così tante parti del mondo e così tante realtà dolorose. Mi avvicino lenta, con la mia bici. Il Centro è all’interno dell’isola. So circa dov’è, non m’interessa arrivarci davvero, che sarei più che inutile, d’impiccio. “Vado verso”, sussurrando dentro di me una sorta di preghiera, per chi in questo giorno è appena arrivato dopo un viaggio pazzesco, per chi è morto durante la notte per chi è lì da un po’ in attesa di smistamento. Mi viene in mente Primo Levi, Se questo è un uomo….
    Mi raggiungono come sempre pensieri nel mio mentre pedalo piano. Ricordo un viaggio in treno fatto verso Roma con gli amici di Parma, lo scorso 7 aprile per la presentazione del nostro disegno di legge (2233) sulla psichiatria. Eravamo vicino ad alcune “signore” vestite e ingioiellate, fans di Salvini. Stavano andando da Milano a Roma per fare shopping. Ricordo i discorsi, le assurde convinzioni, il razzismo così forte da non considerare assolutamente umani questi essere umani “altri”. Lo ricordo con raccapriccio, con disgusto, anche rabbia, ma non è il sentimento predominante. Quello predominante è il disgusto che sento proprio a llo stomaco. E penso anche ad altre “colpe” di persone incolpevoli come chi ha un disturbo psichiatrico, o una disabilità o si trova in una emergenza magari momentanea. Anche loro fanno parte di una umanità tanto altra da non essere riconosciuta come tale. Immondizia da buttare, per alcuni.
    Mentre pedalo su queste strade punteggiate da ciuffi di fiori viola, così belle da sembrare un paradiso, mi prende una commozione profonda. Ho pianto in questo viaggio. Ho pianto anche ieri. Mi spaventa che esistano questi contrasti nell’umanità. In quelle “signore” ho incontrato in potenziale le stesse persone che in altre condizioni e paesi, organizzano viaggi allucinanti per questi disgraziati sia su mare che su terra, senza minimamente curarsi dei rischi, pensando solo ai guadagni.
    Mi raggiunge un altro pensiero che mi viene su quella strada così silenziosa è Île de Gorée, visitata assieme ad amici senegalesi tanti anni fa, appunto, in Senegal. Era l’isola dalla quale si “spedivano” gli schiavi nel sud america. Le navi erano studiate per incastrare tra loro più persone possibile. Ci sono i disegni dei “progettisti” che indicano la sistemazione per riuscire a trasportarne con un solo viaggio svariate migliaia. Strati e strati bassissimi, in cui gli schiavi venivano distesi sul fianco, impossibilitati a girarsi per mesi, con le gambe piegate, incastrati tra loro e incatenati così da permettere la massimo quantità di “merce”. Morivano il 70% circa delle persone tra escrementi e putrefazione degli altri corpi vicini. Il colera non era che uno dei mali. I disgraziati che arrivavano vivi, non avevano in riserbo, che altro dolore ancora. E come per le immondizie, questa della tratta di vite umane in fuga, è una realtà per cui tanti hanno responsabilità, indirettamente anche noi, di certo. Mi fa male. Son qui anche per questo. Ieri una persona ha scritto sulla mia pagina FB che sto lottando contro l’indifferenza. E’ così, è quello che ho cercato di fare, non sapendo far molto di più: nella salute mentale, come nell’immigrazione e nell’assurdità della incuria del nostro straordinario paese e dei nostri paesaggi, scoprendo che l’Italia è davvero bellissima e piena di gente di buona volontà. Forza, siamo in tanti: la volontà è la scintilla, è ora di rimboccarci le maniche.
    Girovagando nell’isola ho poi percorso la strada delle piccole baie. L’acque è meravigliosamente azzurra vicino alla riva per poi diventare di un bel blu elettrico un po’ più in là. Ma al largo, dio mio, che blu scuro. Profondo. Quasi nero.
    Arrivando col traghetto in questa acqua così scura e profonda, qua e là, galleggiavano cose… uno straccio (era uno straccio? o forse un abito?), due pezzi di plastica colorata indefiniti, qualche bottiglia…. La mia immaginazione è partita e per ognuna di queste cose mi si è squarciato il cuore, anche se forse nella realtà erano solo parte di quell’enorme immondizia buttata qua e là nel nostro paese. Ma poteva anche essere altro. Prima di andarmene, butterò un fiore in quasto mare. Lo butterò per me e per tutti quelli che come me pensano che questa sia solo una feroce follia e una inaccettabile ingiustizia alla quale, con battito d’ali almeno, dobbiamo porre attenzione.
    Domani arriveranno amici da svariate parti d’Italia di Parole Ritrovate. Sarà bello essere qui assieme.Poco più in là del porto d’attracco di Lampedusa http://biciterapia.it/2016/05/27/ar...

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