• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Michele e la caccia alle rane

Michele e la caccia alle rane

Michele Petrucci è un disegnatore mio coetaneo. Lo scopro leggendo la quarta di copertina del suo fumetto “A caccia di rane“. Un dato apparentemente insignificante, ma non se Petrucci non avesse ricostruito per la casa editrice Topipittori una sua estate d’infanzia, da condividere e confrontare. Per essere precisil’estate del 1982, indimenticabile per quelli della mia generazione: i giochi ancora semplici nella natura ai quali si affiancano gli stupefacenti primi giochi elettronici nei bar, i primi giochi da casa (l’intellivision a cartucce, il commodore 64 per quelli più “avanti”, con cassette a nastro). E poi il rito collettivo degli adulti del mondiale di calcio al quale ci fu concesso partecipare, del quale potevamo condividere la gioia in modo spensierato (magari senza capirci granché).

Michele è il maggiore di due fratelli, in questa fase di transizione del look veste ancora anni 70, con quei maglioncini aderenti a disegni geometriciIl taglio a scodella (lo aveva anche mio fratello maggiore) fatto dal barbiere Dante (il mio si chiamava Tony e mi facevo sempre rapare a zero). L’estate di Michele, rappresentativa per quelli della mia età, è in fondo un’estate come un’altra, ma è l’occasione per costellare il racconto di particolari significativi per la nostra generazione.

I primi cartoni animati giapponesi distribuiti e in tv (Michele grande fan dell’uomo tigre, per me insopportabile: preferivo i robot nipponici). Il rispetto per la natura, frutto probabilmente di una sensibilità insegnata in famiglia. I giochi fra i campi, le capanne, gli animali da cortile e una serie di spassosissimi cani. Fra gite al mare e in montagna, fiere e sagre, una estate di una normalità assoluta, ma proprio per questo esemplare.

In una sola stagione, senza le ansie scolastiche (è estate), Michele Petrucci restituisce la semplicità della crescita, soprattutto attraverso un tratto semplice, preciso, ma sereno. Tutto concentro sui tre protagonisti, vengono ritratti solo i bambini. Da questo piccolo affresco estivo scompaiono gli adulti, di cui sappiamo storie quasi leggendarie, vagamente inquietanti. Di loro vediamo solo alcuni particolari, un busto, una barba incolta, una sagoma lontana. I protagonisti sono i bambini, il loro mondo. Gli adulti sono presenze discrete funzionali al racconto. Tutto apparentemente trascorre come al solito, ma la rana nel frattempo cresce, da uovo a girino ad animale completamente formato, pronta per essere presa e osservata con curiosità. E così anche noi, allora ancora girini, abbiamo sguazzato nell’acquitrino dell’infanzia prima di diventare i rospi gracidanti che siamo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares