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Mediaset come Fiat: Confalonieri minaccia licenziamenti

Il numero uno di Mediaset paventa licenziamenti, se l'attuale tendenza del mercato pubblicitario non sarà invertita. Con uno sforzo considerevole di "tutti"....

Anche a Cologno, il sole non splende più. L'epopea della TV commerciale italiana, iniziata con Telemilano e proseguita con i tre network "Fininvest", rischia di concludersi malamente per gli occupati di una delle aziende più blindate d'Italia. 

Dinnanzi alla commissione Bilancio alla Camera, Fedele Confalonieri illustra una situazione drammatica per il mercato pubblicitario italiano, autentico pilastro su cui si reggono quelle reti televisive che non sono foraggiate dal canone RAI.

Senza una nuova stagione di fiducia nelle istituzioni e nel futuro, senza autentici volani per la ripresa economica del paese anche Mediaset, che ad onor del vero non ha affrontato la crisi tagliando posti di lavoro, potrebbe essere costretta a rivedere i propri organici. Verrebbe da chiedersi su quali presupposti si poggi la considerazione del numero uno di Mediaset, considerando l'insostenibile pressione fiscale del Governo Monti, la recessione, la naturale contrazione dei consumi.

Il mercato pubblicitario dell'anno scorso si è risolto in un vero tracollo per le televisioni dell'area Berlusconi: in un decennio, i ricavi pubblicitari non sono praticamente aumentati di un solo euro. Certo, neanche i programmi in palinsesto si sono adeguati al mutato sentimento sociale. Credere di poter sistemare i bilanci di una televisione che trasmette programmi anacronistici ed inguardabili (leggasi Amici e Grande Fratello) è come chiedere ad Oronzo Canà di vincere la Champions League: improbabile.

A ben vedere, non si comprendono gli assunti su cui poggiano le richieste di personaggi come Confalonieri e Marchionne, pronti a minacciare un male ingiusto (il licenziamento) nella richiesta di un qualche intervento di carattere finanziario (o fiscale, o di incentivo). Marchionne impone contratti degni dell'Alabama del 1860, altrimenti sposterà tutto in Serbia, dove le tutele ai lavoratori sono praticamente ridotte all'osso. Al contempo, però, auspica una ripresa del mercato dell'auto in Italia, che ha fatto registrare un -20% nei primi mesi dell'anno, tradizionalmente molto floridi per l'industria automobilistica in termini di immatricolazioni. Anche Confalonieri sembra voler adottare la stessa linea di condotta: è forse il modo per preparare i lavoratori di Mediaset a nuove ed inique politiche del lavoro? Lamentare miserie è il primo passo per poter fare accettare a qualcuno un male ingiusto, dipingendolo però come necessario ed indispensabile.

Le istanze di Confalonieri sarebbero legittime, benché poggino su un'errata interpretazione della realtà economica.

Il punto di vista di Cologno Monzese è dicotomico a quanto stiamo vivendo: se è vero che il mercato pubblicitario deve rivolgersi ad un pubblico di potenziali acquirenti, è inequivocabile che questi debbano poter attingere ad una sicurezza economica (leggasi disponibilità!) che attualmente non può esistere, poiché non favorita da un sistema di imposizioni che tende a considerare il cittadino alla stregua di un pozzo senza fondo, dal quale attingere continue risorse per mantenere in piedi un carrozzone di burocrati e parassiti.

Chiede sforzi, Confalonieri. Certo, sbaglia il momento in cui chiederli e i destinatari cui l'invito è rivolto. Le aziende hanno ben compreso che la situazione economica (e psicologica) degli italiani volge al peggio: tra pagare l'IMU e acquistare un bene voluttuario, siamo sicuri che la prima opzione verrà prescelta per paura delle ritorsioni vampiresche di Equitalia (mica per un mutato sentimento civico di avversione all'evasione fiscale).

Insomma, le aziende potrebbero anche decidere di comprare uno spot su Canale 5, magari in prima serata a peso d'oro. Magari per pubblicizzare una macchina italiana, forse costruita in Serbia agli ordini di un italiano allevato in Canada. Ma, cui prodest?

Servirà forse ad un ex lavoratore, di una fabbrica italiana delocalizzata in Serbia, che vorrebbe cambiare l'auto. E che essendo rimasto senza lavoro, dovrà rassegnarsi a prendere l'autobus. Senza soldi da spendere, la pubblicità non ha utilità alcuna. Quando mancano le risorse per una vita dignitosa, periscono le ragioni del consumismo dinnanzi a quelle della sopravvivenza.

Se lo mettano in testa, Confalonieri, Marchionne e Mario Monti. E provino loro ad acquistare una Nuova Panda, guadagnando 800 euro al mese!

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