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Media e democrazia

Tutti sanno che la cosiddetta “opinione pubblica” è formata e orientata da giornali e televisioni e quindi chi li controlla determina i risultati elettorali.
 
Tali strumenti sono di proprietà delle classi dominanti, nella stragrande maggioranza, ed è impossibile una qualsiasi “par condicio” che comprenda la voce delle classi subalterne.
 
Negli USA vi è un signore, che si chiama Murdoch, proprietario di molti importanti quotidiani americani, che compra in mezzo mondo giornali e testate televisive (Italia compresa) come noi compriamo i carciofi al mercato, che si permette il lusso di aprire la campagna elettorale contro Obama, versando un milione di dollari alla “Republican Governors Association”, il collettore dei finanziamenti al Partito Repubblicano. Gesto che ha un peso politico enorme e contemporaneamente è una indicazione a tutti i suoi giornalisti sparsi nel mondo su quale parte politica appoggiare.
 
Flebili, quasi inesistenti le critiche, fra cui l’affettuoso rimprovero di non essere un editore obiettivo, troppo schierato. Come punizione lo manderei in Italia a ripetizione di obiettività e indipendenza dai giornalai Fede, Belpietro, Feltri, Minzolini, Ferrara, ma il soggetto, ormai ottantenne, potrebbe non sopportare il trattamento.
 
Ma il peso della proprietà editoriale è decisivo anche per la “sinistra sparita” italiana dove il proprietario delle sole due testate che contano, Repubblica e l’Espresso, il sig, De Benedetti, quando sostiene che Bersani non è all’altezza di leader antagonista di B., fa tremare la sua poltrona molto più di qualsiasi congresso del suo partito.
 
Non vi è democrazia se non si mettono regole severissime per l’editoria.
 
-regola n° 1: nessun soggetto privato o pubblico può possedere più di una testata giornalistica o televisiva (i monopoli come oggi in Italia si chiamano regimi)
 
-regola n° 2: la TV pubblica non deve avere pubblicità e il presidente, con tutti i poteri, deve essere eletto dai cittadini tra una lista di personalità di assoluta indipendenza
 
-regola n° 3: durante le campagne elettorali sono vietati spot televisivi e pubblicità sui giornali poiché premiano in modo decisivo chi ha più denaro.
 
In Italia queste regolette basterebbero a far finire la “Repubblica mediatica” e a portarci verso qualcosa che assomiglia alla democrazia.

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