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Matrimoni estivi fuochi d’artificio superflui e un aquilone

Per cercare di rinfrancare un attimo la mente dall’eco delle insistite e noiose cantilene sull’ennesima diatriba scatenatasi intorno al binomio politica e pelo, desidero dare sfogo a qualche nota più leggera, con l’auspicio che sproni a riflettere su costumi e mode, vecchi e nuovi, che si affacciano e ci circondano.

Va prendendo piede, e penso ahimé che si tratti di un processo destinato a diffondersi a tutto campo, l’abitudine di inserire, nel rituale dei ricevimenti di nozze, lo sparo di fuochi d’artificio.

Dunque, come se non bastassero le spese per l’arredamento della nuova casa, gli abiti, i fiori, il ristorante, le bomboniere, i regali ai compari, il viaggio di nozze (cioè cifre enormi, talvolta superiori, ad esempio, alla liquidazione maturata nell’intera vita lavorativa da un genitore degli sposi), ora si aggiunge anche il costo dei botti e dei bagliori pirotecnici. Ma a tal genere di coreografie, non si ricorreva solo nelle feste patronali e, a voler abbondare, nell’ultima notte dell’anno?

Purtroppo, sembra che siamo vieppiù colpiti da un vero e proprio senso di stordimento sul tema della distinzione fra consumi necessari e voluttuari.
In particolare, nelle località di mare, detti crepitii e fragori assordanti ingenerano fastidio e disturbo anche mentre la gente se ne sta in quiete e in silenzio a prendere il sole o a fare il bagno. E devono, addirittura, spaventare l’innocente fauna ittica, tant’è che, negli ultimi tempi, sulla superficie del mare di Castro frequentato da chi scrive, contrariamente al passato, non si vedono più guizzare, in una sorta di rincorrersi al galoppo sulle onde invitanti e lievi, i nutriti nugoli di pesciolini azzurri, i quali, oltre a tributare letizia a noi umani, davano l’impressione di divertirsi beatamente tra di loro.

In compenso, giorni fa verso il crepuscolo, in un’altra marina del Salento, sullo sfondo di un cielo d’incanto, ho scorto volteggiare, alto e morbido, un affascinante e romantico aquilone, con la sua sagoma aerodinamica e la lunga coda svolazzante sotto la carezza del vento: mi sono a lungo soffermato a rimirarlo, ritraendone un fascio di pensieri positivi e confortanti, non solo per l’inevitabile riaffacciarsi di ricordi passati, ma anche come spunto di confronto con la quotidianità presente.

Ecco, una piccola idea a buon mercato, gli sposi del terzo millennio potrebbero arricchire la cerimonia delle loro nozze con una gara d’aquiloni. Sarebbe tutta un’altra cosa rispetto agli spari fumosi e inquinanti, un piccolo intermezzo di semplicità e magia nel loro giorno felice.
 
Dimenticavo di dire che, sopra a quell’aquilone, la scena era illuminata da una coppia di puntini fantastici: la fulgida Sirio e un’altra stella, minuscola e lontana ma non meno sorridente.

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