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Martina Levato: i motivi per cui è bene che il figlio le venga tolto per sempre

A volte bisognerebbe ragionare con razionalità su certi temi, invece che lasciarsi prendere da quell’ondata di buonismo che sempre più spesso sembra accecare alcune persone, ponendole su una sorta di piedistallo civile da cui non hanno alcuna intenzione di scendere: se si prova ad argomentare con costoro, nel tentativo di farle ragionare, ostentano uno sdegnoso rifiuto. Alla coerenza.

Il caso di Martina Levato, la 23enne condannata a 14 anni di carcere insieme al suo amante dopo aver acidificato un vecchio compagno di Liceo della ragazza, Pietro Barbini, per deliranti motivi di “purificazione” della giovane che era in attesa di un figlio dall’amante con cui intratteneva un rapporto da molti ritenuto borderline, sta scatenando accese polemiche fra i soliti buonisti ad omnia e coloro che tentano di spiegare come non tutte le madri siano uguali su questo pianeta.

Come saprete, pochi giorni fa la Levato ha partorito il frutto del suo rapporto malato con Alexander Boettcher. Il caso è scoppiato nel momento in cui il PM Annamaria Fiorillo, ha preso la decisione di separare alla nascita madre e figlio e rendere adottabile il bambino.

La polemica nasce nel momento in cui il padre della Levato inizia a rilasciare interviste, dichiarandosi “inorridito” per via della decisione presa dal PM Annamaria Fiorillo, la stessa del caso Ruby-Berlusconi (e per quest'ultimo motivo, da molti ritenuta "inattendibile". Alla follia umana non c'è limite) che ha disposto l'immediata separazione del neonato dalla madre e l'applicazione dello stato di adottabilità.

Ecco alcune delle sue dichiarazioni rese a La Stampa: “È stato atroce vedere mio nipote portato via a mia figlia. Lo abbiamo visto da dietro un vetro. Non potevamo nemmeno toccarlo come se fosse un piccolo appestato. Siamo sconcertati. Quello che dobbiamo fare io e mia moglie è dare tutto il nostro amore a mia figlia e mio nipote. Un bambino appena nato che come tutti ha bisogno soprattutto dell’amore della madre”.

Fermiamoci qui. E’ vero, un bambino ha tutto il diritto e la necessità di essere allattato e cresciuto con amore dalla propria madre, possibilmente anche dal proprio padre o dalla compagna o compagno di vita di chi ha generato una nuova esistenza. Vogliamo però ammettere che questo è un caso diverso dalla procreazione di un figlio da parte di una madre?

La Levato era incinta quando col suo amante decisero di punire Pietro Barbini. Motivo della punizione? Una ripresa di contatto – puramente virtuale a quanto si sappia – fra la Levato e Barbini, che scambiarono alcune conversazioni via chat. Anche ammettendo un livello di gelosia anomalo da parte dell’amante della Levato – ma non è questo il caso – non è ammissibile il tipo di “punizione” deciso dai due amanti contro Barbini, reo di aver chattato con una ex fiamma e di averle forse fatto qualche complimento e consigliato di lasciare l’amante.

Non si acidifica una persona. In nessun caso. E’ una delle azioni più gravi che si possano compiere. Subito dopo c’è solo l’omicidio con crudeltà. I due amanti hanno deciso il tipo di punizione, hanno organizzato l’agguato, hanno coinvolto una terza persona nell’aggressione violenta e, cosa da rammentare bene, non hanno mai avuto alcun ravvedimento rispetto all’azione compiuta. Almeno fino ad oggi.

Quando la Levato ordì l’agguato all’acido contro Berbini, era già in stato di gravidanza, motivo per cui fu respinta la richiesta dei domiciliari presentata dai suoi legali: i giudici ritennero che, se è stata in grado di agire con tanta violenza e aggressività contro un ex compagno di Liceo mentre era in stato interessante, non vi fosse alcuna necessità per lei di terminare il periodo di gravidanza in una situazione più confortevole. Insomma: se sei capace di acidificare un essere umano mentre sei in attesa di un bambino, uno dei momenti più delicati dell’esistenza di una donna, sei anche in grado di cavartela restando in attesa dentro le patrie galere. Vogliamo ammettere che è una considerazione che non fa una piega?

Oltre ciò, non va dimenticato – come ho già scritto – che la “punizione purificatrice” ordita dai due amanti satanici, è stata compiuta proprio perché la Levato era in attesa di un figlio di Alexander Boettcher, persona con evidenti problemi di delirio narcisistico, motivo per cui andavano “puniti” tutti gli eventuali uomini che avessero avuto un qualsiasi tipo di contatto con Martina.

buonisti a oltranza, dimenticano quindi il tipo di rapporto che intercorreva fra i due amanti. Il motivo ultimo delle acidificazioni (si pensa, infatti, che altre ne sarebbero arrivate se i due non fossero finiti in galera). Dimenticano cosa scriveva tempo fa la Levato al suo amante, dal carcere, cose tipo: “Vorrei essere vicina a te per leccarti i piedi”…e robetta di questo genere, mentre nel suo utero si completava la creazione di una nuova vita.

A me non sembra affatto che questa donna pensasse prioritariamente al figlio che aveva in grembo. Mi sembra semmai una che pensa – forse ancora oggi – a come imporre la sua esistenza attraverso il suo amante, a come rendersi intoccabile e inarrivabile attraverso pratiche sessuali e “amorose” degne dei peggiori romanzi pornografici o delle peggiori pratiche sessuali deviate. Una che è arrivata a farsi mettere incinta al solo scopo di creare un rapporto indissolubile, qualunque sia stata l’evoluzione reale del suo rapporto con Alexander, che - di fatto - non mi è sembrato un uomo innamorato bensì un narcisista patologico che si è divertito a mettere in atto pratiche sadomaso sopra ogni limite consentito dalla ragione.

Insomma: ci sono situazioni in cui bisogna essere in grado di guardare ai fatti puri e semplici e non farsi deviare dai buoni sentimenti che aggrediscono chiunque in special modo quando si parla di gravidanza e nascita di un nuovo essere umano. Martina levato ha diritto di allattare il proprio figlio e crescerlo? A mio avviso, no. No, perché questo neonato, assolutamente incolpevole e ignaro di tutto, non ha il dovere di santificare – attraverso se stesso – una madre che non merita di esserlo.

Non ha nemmeno il dovere di dover stemperare tutto ciò che Martina e Alexanderhanno compiuto contro un altro essere umano. Ha il diritto, semmai, di non conoscere mai nella vita, persone guaste dentro e a loro volta, i loro genitori, che guasti non sono, ci mancherebbe, ma rappresentano il filo di continuità coi genitori di questo neonato che non ha chiesto nemmeno di essere procreato.

Provate semmai a pensare a tutte le situazioni in cui, attraverso i servizi sociali, a famiglie incolpevoli vengono sottratti i figli minori. Nella migliore delle ipotesi, queste famiglie sono “ree” di non essere economicamente abbienti, e di conseguenza viene tolto loro l’affetto maggiore e i minori sottratti, subiscono l’angheria affettiva peggiore che mai l’umanità abbia mai realizzato.

Perché non ci incazziamo come belve di fronte a questi casi, che sono tanti? Perché non riempiamo le pagine dei giornali con la notizia delle sottrazioni attraverso un vero e proprio abuso legislativo? Perché oggi il tema della sottrazione del figlio alla Levato, solleva tante polemiche buoniste? Semplicemente, perché il caso dei due amanti dell’acido, scatena la pruderie dell’Opinione Pubblica, assetata ormai sono di fattacci possibilmente cruenti e conditi da tanta depravazione. Per poi giungere a santificare l’insantificabile, quasi a voler ergersi a remissori dei peccati innominabili.

In tutto ciò, un grande assente: Pietro Barbini, la vittima dei neo genitori satanici. Fa poco audience parlare di un giovane che resterà sfigurato per sempre, la cui vita è stata di fatto troncata, sospesa, offesa, sbeffeggiata, oltraggiata, eppure…A nessuno frega un fico secco. La gente preferisce santificare Satana piuttosto che sostenere le vittime di un sistema umano che ormai, è andato del tutto alla malora. Delle vittime a nessuno frega nulla, tolte le prime ore dopo il fatto che tali le ha rese.

Guardate ad altri casi di cronaca: si parla mai di Sarah Scazzi? Di Roberta Ragusa? Del bimbo della Franzoni e di tanti altri? Mai. Si fa il contrario: si parla a dismisura dgli aguzzini, degli omicidi, di coloro che hanno realizzato il reato. Su chi viene a mancare, il dimenticatoio è dietro l'angolo. 

Mi auguro che questo neonato non debba mai venire a conoscenza di chi siano i procreatori, che genitori è una parola onorevole. E se un giorno, magari dopo aver trovato accoglimento presso una famiglia di persone perbene, amorevoli e degni del ruolo più difficile al mondo, dovesse sentire forte il desiderio di scoprire l’identità dei veri genitori, mi auguro che sul faldone che raccoglie la sua documentazione neonatale, venga apposta la scritta “Genitori sconosciuti”.

L’amore materno, è altro.

 

Foto: gabi menashe/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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