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 Home page > Attualità > Cronaca > Marcellina, il caffè e la cura

Marcellina, il caffè e la cura

 
Credo sia la prima volta che pubblico un post con la foto di una tazzina di caffè, per il buongiorno.
In effetti sono le 18 quando scrivo queste righe e potrebbe andare bene bere un caffè magari in un baretto sul mare, ma mi accontenterei anche di una piazza dove si senta il rumore dell'acqua della fontana: ce n'è una piccola a Sutri con un negozio di fiori che non ricordo il nome.Ah, che bell'o cafè.
Tutte le piazze più importanti della città hanno adesso il vuoto che amplifica lo zampillare dell'acqua, come ieri abbiamo visto a Roma, in piazza san Pietro, mentre il papa parlava della paura,della barca nella tempesta: si sentiva il suono della pioggia.
Tornando al caffè...stamattina sono andata a prendere a casa della mia amica Marcellina ricoverata con urgenza in ospedale a Belcolle a Viterbo, li da alcuni giorni, degli indumenti che le occorrevano;era la seconda volta che ci entravo ma oggi l'ho fatto con più calma.

Non ho fretta, se non consegnare tutto alla Croce Rossa di Capranica che se ne occuperà di portare due borse e anche delle cose che le manda l'amica Irina, un'altra "forestiera" del paese in cui viviamo...
Mi sono guardata intorno: la sua piccola ma calda e graziosa casa, fino a pochi giorni fa, tenuta in assoluto ordine nelle pause dei giorni che alternava al suo lavoro di badante a Roma. Marcellina la conosco da più di dieci anni, ho scritto molte volte per lei, prima la ricerca del lavoro, poi la gioia del matrimonio con Gianluca, poi la cittadinanza italiana, poi il marito che se ne vola via in tre mesi, poi ora il suo ricovero urgente.
 
Ti ricordi Marcellina? Ogni venerdì e Sabato sera, arriva l’ora del pata pata, la musica continua all’infinito, fino a quando la luce del mattino arriva a splendere”.

 
Bene, mi sono guardata intorno e ho visto all'ingresso che è anche soggiorno con angolo cottura, una foto di Gianluca Zumbo, suo marito, il compagno di questi ultimi anni a Capranica; per un anno sono stati anche a cercare lavoro a Conakry in Guinea dove lei è nata e ha ancora una casa poi niente da fare...tornarono a Capranica ma lui per due anni lavorò per una ditta italiana in Etiopia,e la raggiungeva in paese per qualche giorno ogni 2 mesi, peccato che si accorse quando chiusero il contratto che non avevano mai dato i contributi e lui era stanco di lottare era stanco e voleva solo fumare...aveva un tumore al cervello. Per fortuna aveva cumulato più di 15 anni alla Giotto che poi aveva messo tutti in cassa integrazione,chiusa.
 
E te lo vedo li Gianluca, incorniciato in una foto sulla mensola con vicino dei fiori bellissimi di stoffa,sorride: ha davanti a sè una tazzina di caffè. Io istintivamente l'ho buttato il caffè per pulire, poi mi è venuto il dubbio, e Marcellina mi ha dato la conferma per telefono: tutte le mattine quando lo prepara per sè, mette la tazzina anche per lui.
 
Non aggiungo altro spero solo con tutte le mie forze che Marcellina Bangoura possa tornare presto nella sua casetta, e riabbracciarla, perchè non ci possiamo toccare e non solo in Italia... tutti lontani, io ho anche i figli residenti in Francia, a Marsiglia.
Vogliamoci bene per favore, aiutiamoci,con amore e rispetto, è l'unica cura.

Doriana Goracci

Commenti all'articolo

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.172) 29 marzo 2020 11:40
    Doriana Goracci

    dall’ospedale Belcolle, dove è ricoverata la mia amica
    Marcelline
    :"Si può, e si deve, credere in ciò che la medicina e tutti noi operatori stiamo facendo.Quando si varca la soglia dell’ospedale non è ’’la fine’’, ma l’inizio di una sfida che noi, per primi, vogliamo vincere. Siamo con voi durante tutto il percorso di cura. Prima che medici e infermieri, siamo uomini e donne.Sì, ve lo diciamo con il cuore: noi al traguardo vogliamo arrivarci con voi.
    Ed è esattamente questo che abbiamo fatto con il primo paziente estubato e, con gioia, trasferito alla sub-intensiva. Siamo stati INSIEME.INSIEME quando ha parlato per la prima volta con la famiglia.
    INSIEME lo siamo stati con tutti i pazienti trasferiti della sub-intensiva al reparto.Ogni vittoria dei nostri pazienti è anche una nostra vittoria e, in questi giorni, di vittorie ne stiamo contando.Perché raccontarvi tutto questo?
    Perché aver fiducia e crederci è in questo momento il miglior contributo che possiate darci. Per il resto ci siamo noi. Con la nostra passione, la nostra professionalità e la nostra esperienza di medici e di infermieri della rianimazione e delle malattie infettive dell’ospedale Belcolle."
    n.b.la mia amica è al reparto Unità Terapia Intensiva Cardiologica, NEGATIVA al tampone, per rassicurarvi tutti...Grazie a tutto il personale medico e paramedico che in questi giorni sta facendo l’impossibile...

  • Di Marina Serafini (---.---.---.235) 30 marzo 2020 20:25
    Marina Serafini

    Carissima, un abbraccio di incoraggiamento, un abbraccio di solidarietà..Un po’ di calore umano, sia pure in modalità telematica...

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