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Mappe e infografiche sul debito globale

Si dice che il tempo è denaro. L'Economist deve aver preso questo detto in parola: sul sito è presente un orologio digitale del debito globale che mostra - con approssimazione - l'ammontare complessivo in dollari dei debiti di quasi tutti i Paesi al mondo, tali cioè da rappresentare il 99% del PIL mondiale.

Attualmente la cifra supera i 48 trilioni di dollari. In realtà, l'ammontare effettivo è molto più alto. Questo perché, come spiegato nelle note metodologiche, i criteri di calcolo del debito variano da Paese a Paese. Ad esempio, secondo la mappa il debito americano si attesta sugli 11 trilioni di dollari, dato riportato anche dal CIA Factbook (che però esclude diverse voci dal computo reale); ma è notizia di pochi giorni fa che il debito di Washington ha già sfondato quota 16 trilioni - e secondo Bloomberg esso ammonterebbe addirittura a 222 trilioni. Per gli USA si vedano anche questi altri debt clocks qui qui.

Secondo la mappa, l'Italia, con i suoi 2,489 trilioni di dollari (poco meno di 2 trilioni di euro) deterrebbe da sola il 5% del debito mondiale.

L'Economist aveva già pubblicato in gennaio una mappa che evidenziava il debito complessivo (pubblico + privato) delle maggiori economie mondiali. A distanza di otto mesi necessita un aggiornamento, ma vale la pena darle uno sguardo.

Per avere un'immagine visiva più "tangibile" dello stock del debito mondiale, c'è questa infografica su Democracy.info, meno aggiornata dell'orologio dell'Economist ma comunque utile per farsi un'idea. Sul sito sono presenti altri interessanti infografiche, ad es. sul debito greco, sulle esposizioni delle banche verso i debiti dei PIIGS, sui costi delle guerre in Iraq e Afghanistan e sulle donazioni raccolte dai candidati per le presidenziali di novembre.

Una mappa interattiva degna di nota è riportata dal Guardian, e riguarda il debito dei Paesi in via di sviluppo. Il connesso articolo spiega che, a un decennio dalla campagna per la cancellazione dei debiti del Terzo Mondo, lo stock di debito dei Paesi più poveri ha ricominciato a crescere in maniera preoccupante: +437 miliardi di dollari alla fine del 2010 (ultimo periodo di cui sono disponibili i dati) rispetto ai 12 mesi precedenti, secondo un documento della Banca Mondiale pubblicato in maggio.

Ultima nota sull'Italia. Un articolo de LaVoce.info - intitolato Dal passato un debito pubblico insostenibile -, corredato di dati, statistiche e definizioni tecniche, ricostruisce l'evoluzione del debito nostrano dal 1960 (quando ammontava all'equivalente di 4 miliardi di euro) ad oggi. Noise from Amerika (sito di economisti, non parolai o mestieranti) mette a confronto alcuni studi su come ridurlo. Entrambi da leggere.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.192) 18 settembre 2012 20:08

    Paradigma >

    Monti ci tiene a ripetere che “il rigore favorirà la crescita”.
    Per crescere servono investimenti e domanda di mercato.

    Tagliare e tassare non è rigore. Tagli e tasse sono strumenti di un regime di austerità.
    Austerità dopo austerità un paese diventa più povero e l’economia più acciaccata.

    Il rigore è applicazione di metodo, correttezza, attenzione, intransigenza, ecc..
    In concreto.
    Recuperando appena 1/3 dell’ammontare di evasione fiscale, corruzione e spreco di denaro pubblico il nostro Debito si dimezzerebbe in un decennio.
    C’è di più. Le decine di miliardi di interessi risparmiati ogni anno potrebbero essere destinati a beni collettivi come sanità, istruzione, ricerca, ecc..
    Questo è il tipo di rigore funzionale a ripresa e crescita.

    Dalla crisi non si esce con enunciati e teoremi mutuati da un Dossier Arroganza

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