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Manlio Rossi Doria: un riformista al servizio di nessuno

Il pretesto è banale. Qualche settimana fa Mario Monti ha nominato Marco Rossi-Doria, figlio di Manlio, uno dei diversi "maestri di strada" della Campania, Sottosegretario al Ministero della Pubblica Istruzione; è l'occasione buona, quindi, per parlare, o ridiscutere, di meridionalismo, Basilicata, ma soprattutto di "tecnici"

con il sostegno importante della biografia di M. Rossi-Doria scritto dal docente di Storia della Cultura a Teramo, Simone Misiani, "Manlio Rossi-Doria. Un riformatore del Novecento", Rubbettino, Soveria Mannelli, 2010.

Testo che, d'altronde, qualche settimana fa è stato 'ridiscusso' a Matera. Nella città dei Sassi che molto da queste scritture, giustamente, dovrebbe imparare. 

Stiamo parlando d'una biografia che fa rivivere l'inquieto intellettuale, come ha scritto il giornalista Giovanni Russo, "con le sue qualità umane, la vastità degli interessi culturali, il rigore della coscienza civile".

E Russo, cosa che dovrebbe fare grande onore a Misiani, aggiunge: "L'autore (...) è riuscito infatti a darcene un ritratto completo completo attraverso lo studio di documenti inediti, corrispondenze e diari e a restituirgli il ruolo che gli spetta nella storia sociale e politica del nostro Paese". Perché l'imponente opera di Misiani, appunto, spiega tutto Rossi-Doria. Ci concede di ripristinare una conciliazione col miglior passato che abbiamo.

Ma torniamo al primo degli elementi portati in apertura del nostro scritto, anzi l'ultimo. Per dire che Manlio Rossi-Doria - altro che Monti-Passera-Profumo - può esser (a ragione) definito 'tecnico' prestato alla Politica.

In quanto, insomma, non scevro e immune da passioni ideologiche, l'esperto d'agraria e innamorato del riscatto per i più deboli cercò d'essere utile allo Stato al fine di migliorare, senza intascarsi niente di niente, le sorti proprio degli ultimi, dei poveri. A cominciare dai braccianti. Una mente destinata a lavorare per la collettività, in poche parole.

La giovinezza di Rossi-Doria nella monumentale descrizione e studio di Simone Misiani è raccontata sul filo conduttore del rapporto con i fratelli Sereni, con i quali condivise gli ideali del sionismo e del comunismo e del rapporto proprio col comunista dogmatico Giorgio Amendola.

Tra le altre cose, ricorda il biografo, Manlio Rossi-Doria, dapprima comunista tesserato, fu scacciato dal Pci per un inventato quanto appunto improbabile tradimento. Ché, per dire, Rossi-Doria dal fascismo fu confinato, persino. E proprio in Basilicata.

Lucania che sarà uno degli assilli dell'intellettuale, due volte parlamentare socialista, e terra che gli regalerà l'amicizia di Rocco Mazzarone e, soprattutto, Rocco Scotellaro. Il poeta di Tricarico, va ricordato, morità a Portici mentre lavorava all'Istituto d'agraria di Portici proprio dall'amico. 

Basilicata dove molte volte Manlio Rossi-Doria giungerà per accesi comizi e per stare vicino ai braccianti beneficiari d'una riforma agraria che in realtà fu una promessa di sfida più che la sfida vera e propria da fungere quale riscatto assoluto dai latifondisti.

In Lucania, ricorda ancora il 'nostro' Giovanni Russo ancora sul Corriere, poi, dove "75mila ettari di terra vengono espropriati e assegnati a oltre seimila nuclei famigliari. (...) Negli anni Cinquanta Rossi-Doria sarà il vero protagonista della riforma agraria del Sud".

Il meridionalismo di Rossi-Doria s'unisce idealmente quindi al disegno mai concretizzato di veder nascere un grande partito di massa riformista almeno in Italia.

Non per niente, da presidente dell'Associazione per gli interessi del Mezzogiorno, Manlio Rossi-Doria rilancia la collezione degli studi meridionali, pubblicando gli epistolari di: Salvemini, Amendola, Zanotti Bianco e le irrinunciabili biografie di Nitti, Fortunato, Dorso. E questa biografia, nemmeno a dirlo, fa parte della collana "collezione di studi meridionali" fondata da Umberto Zanotti Bianco nel '25.

Sarebbe bello che Marco Rossi-Doria spesso dimenticasse di essere al servizio di Mario Monti e delle sue banche, ricordando per esempio che suo padre Manlio, nel bene e nel male, non fu al servizio di nessuno tranne che delle sue idee, giuste o sbagliate che fossero. Epperò sempre in buona fede.
 
 

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