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Manifestazioni di protesta in Siria. 4 marzo 2016, un déjà-vu?

Per la prima volta dopo molti anni, grazie alla momentanea tregua, venerdì 4 marzo ci sono stati diversi cortei di protesta in tutta la Siria. A Damasco, Aleppo, Dara’a, Homs gli slogan condivisi erano rivolti contro Asad.

di Alberto Savioli

La tregua che ha visto un parziale “cessate il fuoco”, nonostante qualche violazione, ha permesso a centinaia di persone di manifestare nelle strade di diverse città siriane.

Per un momento è sembrato di ritornare alle manifestazioni pacifiche e di protesta contro il regime siriano del 2011 e 2012. Gli slogan e le bandiere sono gli stessi. Invece era venerdì 4 marzo 2016.

Sono state certamente manifestazioni con un relativo afflusso di persone e tenute in aree controllate dai gruppi ribelli di opposizione al regime, ma alcuni aspetti importanti sono da sottolineare: la presenza di molti bambini e ragazzi, l’assenza di bandiere di gruppi combattenti o con banner ti tipo islamista, l’utilizzo della comune bandiera tricolore bianco, verde e nero con tre stelle rosse (pre-baathista) divenuta simbolo della rivoluzione siriana, e slogan analoghi a quelli cantati nel 2011 al ritmo di musica.

Nella Ghouta dell’est (Damasco) a Saqba la gente ha intonato “Il popolo unito vuole la caduta del regime”(video 12), anche a Rastan (Homs) uno sparuto gruppo di bambini canta lo stesso inno.

 

Bosra la manifestazione si è tenuta all’interno del teatro romano costruito nel 106 d.C. (vedi foto a seguire). C’è stata la partecipazione di membri della comunità tribale, di donne e bambini. Un gruppo di 9 ragazzini ha sfilato con dei vestiti bianchi con dipinta una lettera rossa a formare la parola Kulluna Daraya, “Siamo tutti Daraya”, in solidarietà al sobborgo di Damasco bombardato dal regime e stretto sotto assedio.

A Kafranbel (Homs) uno striscione recitava “Il coprifuoco è il coprifuoco; la nostra rivoluzione pacifica è ancora in corso fino alla caduta di Asad per imporre la giustizia su tutta la Siria”.

Ad Azaz (Aleppo) molti bambini abbracciati hanno cantato una delle canzoni più famose del 2011. Ad Aleppo hanno cantato lo stesso slogan di Saqba, ma qui tra i manifestanti erano presenti alcuni islamisti. A Marrat an-Nu’man il giornalista siriano Hadi Alabdallah dice alla folla numerosa “Ricordate quando cantavamo Unito, unito, unito, il popolo siriano è unito…” e la gente inizia ad intonare lo slogan. Una lunga bandiera è stata srotolata a Ain Tarma(Damasco) (video).

Altre manifestazioni si sono tenute ad Anjarah (Alepo), ad al-Waer (Homs), a Talbise (Homs), Deir al-Asafir e Jobar (Damasco), alla periferia sud di Damasco, a Douma e Dumeir (Damasco), a Nawa e Harak nella provincia di Dara’a. Nelle interviste fatte ad alcuni manifestanti (come a Jobar), si sono risentite dopo 4 anni le parolehurriya karama, libertà e dignità.

Questo flashback o déjà-vu non può fare dimenticare questi anni caratterizzati dalla repressione violenta, dai bombardamenti, dagli scontri a fuoco e dalla “nascita” dello Stato islamico con tutta la sua brutalità. Ma nello stesso tempo non ci si può dimenticare come tutto è iniziato.

Senza entrare nel merito delle vicende geopolitiche e delle opinioni su quale sia la soluzione migliore per la Siria, è chiaro che c’è una parte di siriani rimasta alle istanze e richieste del 2011 e che dopo 5 anni di conflitto sono disposti incredibilmente a scendere in strada cantando slogan e sventolando il tricolore con tre stelle rosse. (Nella mappa sono indicati con un’icona verde i luoghi dove si sono tenute le manifestazioni).

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