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 Home page > Attualità > Società > Manifestazione per la libertà di stampa o di Repubblica?

Manifestazione per la libertà di stampa o di Repubblica?

Un’informazione libera o un’informazione libera dal controllo di Berlusconi? Una verità assoluta o una verità contro Berlusconi? Basta con le censure a tutti i giornalisti o a tutti tranne che a quelli di Libero e Il Giornale? Libertà per la stampa o solo per la Repubblica e L’Unità?

Queste sono solo alcune delle domande che mi sono posto dopo sabato. Le 300mila persone che sfilavano per la libertà di stampa, non sapevano che la libertà di stampa in Italia non esiste.

La manifestazione non è stata una manifestazione per la stampa, è solo stata una copia del No cav day dell’8 luglio 2008; nulla di male, ovvio, ma non vedo perché non definirla con il proprio nome.

Ha avuto quel tocco e quel fascino istituzionale perché è stata indetta dall’Fnsi, la federazione nazionale della stampa italiana; ma è stata indetta dopo che il Premier ha denunciato la Repubblica e L’Unità, cioè due giornali che si sono permessi di scrivere di lui non inchinandosi, anzi più in generale (ma soprattutto) due giornali non suoi.

Una manifestazione "ad orologeria" usando un termine molto in voga nei chiacchiericci politici. Mi dispiace dirlo, perché sono i due quotidiani e le due testate on line che leggo e che clicco di più, ma la Repubblica e L’Unità non possono essere osannate come fonti di verità assoluta, alle quali non possiamo più abbeverarci dopo i tentativi di censura del disinformatore Premier.

Diciamo che rappresentano le uniche fonti di verità per chi ha voglia di leggere l’"opposizione" quella vera, con la "o" maiuscola, più maiuscola di tanti miseri partiti politici che non fanno parte della maggioranza di Governo. Ma lungi da noi italiani pensare anche solo per un secondo che Repubblica e L’Unità rappresentino la libertà di stampa.

Allora proviamo a leggerlo questo benedetto articolo 21 tanto decantato, quanto stuprato.

"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure."

Che brutto vizio abbiamo noi italiani. Ricordiamo benissimo i nostri diritti: manifestare in ogni modo il proprio pensiero. Poco i nostri doveri: non censurare.

Sarà che sono un eterno sognatore, ma quanto avrei voluto per esempio aprire L’Unità di sabato e leggere un titolone a caratteri cubitali "Fuciliamoli", e sotto tutti i nomi dei 20 deputati del PD assenti alla Camera, per colpa dei quali è passato lo scudo fiscale.



Oppure leggere la Repubblica di ieri con un titolo tipo "Il tribunale di Milano dà ragione a De Benedetti, dovrà ricevere 750 milioni di euro dalla Finivest. Che ne dici Carlè, ora potremmo anche rinunciare ai milioni di contributi pubblici che riceviamo dallo Stato?". E questi sono solo alcuni banali esempi, freschi di giornata. Quando mai avremmo potuto leggere un titolone sull’Avvenire ai tempi della bufera Feltri-Boffo: "Il nostro direttore si dimette perché secondo Il Giornale avrebbe molestato una donna".

Per non parlare della Confindustria e del Sole 24 ore; dei costruttori e degliimprenditori delle cliniche, del Mattino, del Messagero, del Riformista.

Potremmo fare altri 10, 100, 1000 esempi, di manipolazione dell’informazione pro-padrone editore. La verità è che la libertà di stampa, e quindi l’informazione libera, in Italia non esiste, e non può esistere neanche in tutti quei Paesi dove dagli editori dei giornali dipende una buona fetta dell’economia di quel Paese.

Perché questo non gliel’hanno spiegato a quella gente in Piazza del Popolo? E poi, si badi bene, che neanche la tanto osannata Internet è una fonte suprema di sapere e di conoscenza. Provate a chiedere per esempio quanti Letta ci sono, o Capezzone e Mastella in che partito sono attualmente, ai fautori di Internet (e ce ne sono tanti) che hanno nelle barre dei Preferiti solo YouPorn e Facebook e vedete cosa vi risponde.

Ma anche per quanto riguarda i blog, ad esempio quelli indiscutibilmente pro magistrati come quelli di Di Pietro e Travaglio, in questi giorni non hanno fatto nemmeno un accenno di critica a Henry Woodcock, il magistrato che ha ritirato la denuncia a Fini perché non accettando il lodo Alfano si è dimostrato "leale": come se la giustizia fosse una minaccia o una ricompensa, e le leggi solo dei simboli, ai quali ci si può appellare a proprio piacimento, come quando e come si vuole.

La libertà di stampa non esiste perché i giornalisti non hanno idee ma obiettivi, dei personaggi sui quali scrivere, ogni tanto li fanno ruotare, così dimostrano ai lettori di scrivere per una testata liberale e pluralistica. E poi l’informazione e la disinformazione non sono concetti così relativi come li si vuol far passare. La verità è una e univoca. Conoscere la verità assoluta ovvio che è impossibile, però provare a sfiorarla, o ad avvicinarsi ad essa è possibile e come.

I fautori di Internet riescono solo ad essere più informati ed a conoscere più verità dei lettori dei giornali, perché molto spesso in un dibattito riescono a sentire le due campane contemporaneamente e molto più velocemente, in Internet è più facile farsi una propria idea, perché è più facile fare ricerche pro e contro.

E’ vero come ha detto Saviano che verità e potere non coincidono.

Ma bisogna capire che Berlusconi attualmente non ha "il" potere, ne ha una buona parte, ma ciononostante ha "un" potere: gli altri poteri se li spartiscono tutti quelli dei quali domani non leggerete sui vostri giornali preferiti.

Ecco, pensatela anche un po’ così, se vi pare.
 

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