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Mafie in FVG: la relazione della DIA del primo semestre 2015

Il Friuli Venezia Giulia non è più terra immune dal fenomeno mafioso. Questo è un dato di fatto oramai noto, anche se a dirla tutta si continua a far finta di nulla, salvo ovviamente le attenzioni come poste in essere da parte della Magistratura, dalla forze dell'ordine ed ogni tanto dalla stampa e qualche libro. Legare le mafie al FVG d'altronde può essere una lesione all'immagine per la nostra regione, può essere un fattore che allontana gli investitori.
Può essere un fattore che mina l'impero della legalità, della cultura alla legalità. Ma l'impero è caduto da un pezzo, e la crisi ha certamente aiutato il sistema mafioso, tutto, ad inserirsi anche nel nostro tessuto economico e sociale se non pure politico. Ma negare l'evidenza significa essere omertosi ed essere omertosi significa fare il gioco diabolico delle mafie, tutte. Fondamentale è il ruolo della società civile ma anche dei Comuni.
 
Insisto sul fatto che, a parer mio, è di vitale importanza aprire uno sportello filtro, e che possa essere accolto se non i tutti i Comuni del FVG certamente in quelli più esposti al crimine mafioso, come Monfalcone, Trieste, Udine, Gorizia, o che rischiano di essere esposti alle attenzioni di queste realtà criminali. Sportello che possa accogliere, anche in via anonima, denunce, segnalazioni, fatti, sintomi propri del fenomeno, oramai plurisecolare mafioso. Sportello che dovrà operare in coordinamento con il nostro sistema interno della Giustizia, che dovrà essere complementare alla macchina della Giustizia e non scavalcare la stessa. La nuova relazione della DIA (direzione investigativa antimafia), primo semestre del 2015, pubblicata nel mese di gennaio 2016, si pone in continuità con le segnalazioni del recente passato. Non da bollino rosso, ma certamente significative le indicazioni che emergono.
 
La Relazione, oltre a focalizzare i fatti e gli accadimenti di polizia giudiziaria che hanno caratterizzato il periodo compreso tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2015, affronta le singole realtà mafiose nazionali e quelle di matrice straniera maggiormente avvertite, analizzandone innanzitutto le dinamiche strutturali interne, e tentando quindi di cogliere quei profili evolutivi che, nel medio e breve periodo, potrebbero delinearne i comportamenti delittuosi.
 
Sebbene nelle regioni del nord-est, non si siano registrate, nel semestre di riferimento, manifestazioni eclatanti della presenza mafiosa, per quanto concerne la nostra regione, rimane alta l'attenzione rispetto alle potenziali infiltrazioni nel settore degli appalti (importanti interventi in atto o in fieri sono collegati alla viabilità e logistica portuale) e negli apparati economici e produttivi. Non a caso si continua a segnalare che l'infrastruttura in corso d'opera di maggior rilievo è la realizzazione della terza corsia dell’autostrada "A 4 ", alla quale sono collegati altri interventi e l'ampliamento del porto di Trieste, attraverso la costruzione di una piattaforma logistica a supporto del traffico commerciale marittimo. Senza dimenticare l'attenzione che si dovrà dedicare alla vicenda del Porto Vecchio.
 
Il Friuli Venezia Giulia, si legge nella relazione, "può rappresentare, infatti, al pari del Veneto, un polo di forte attrazione degli interessi delle cosche calabresi, sempre attente ad insinuarsi nei settori economici più remunerativi, da utilizzare anche a fini di riciclaggio. Questa presenza, sebbene latente, si rivolgerebbe innanzitutto alle partecipazioni societarie, alle procedure di finanziamento delle iniziative di tipo imprenditoriale, al sistema degli appalti e al tentativo di coinvolgere soggetti degli enti pubblici locali".
Per quanto riguarda la camorra si evidenzia che "Presenze di ramificazioni di organizzazioni camorristiche sono state state riscontrate a Trieste, Lignano Sabbiadoro e Monfalcone, ove avrebbero stretto intese con consorterie di origine ed estrazione diverse, specie con riferimento alla gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti".
 
Per quanto riguarda le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, in FVG, son ben 1626. Allo scopo di prevenire infiltrazioni nei pubblici appalti, l'art. 93 del D. Lgs. 159/2011 assegna ai Prefetti il potere di disporre accessi ed accertamenti nei cantieri delle imprese interessate all'esecuzione di lavori pubblici, avvalendosi dei Gruppi Interforze. Nel corso del semestre, sono stati eseguiti in tutta Italia 89 accessi durante i quali si è proceduto complessivamente al controllo di 2.565 persone fisiche, 758 imprese e 1.458 mezzi. In FVG se ne registra, in base al periodo temporale come indicato, uno solo, che ha portato al controllo di 22 persone, 6 imprese e 24 mezzi. Per quanto riguarda i dati di sintesi relativi ai delitti di tipo associativo commessi da appartenenti a gruppi criminali di matrice etnica, che sono risultati statisticamente più rilevanti, si segnalano provenienze dalla criminalità organizzata albanese e cinese in primo luogo. 
 
 
 

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