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M5S: ne resterà soltanto uno!

Contro l'attuale situazione al Movimento 5 Stelle servono risorse umane, non espulsioni. L'alternativa? Che ne rimanga uno solo. Higlander: l'ultimo immortale.

In realtà è la frase di un celebre film, ma ben si calza al MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Se la battuta fa ridere, beh... non è una battuta, ma la dura realtà.

Per carità, ognuno nel proprio partito fa le regole che meglio crede per sé e per i propri elettori. Ognuno è quindi libero di aumentare, diminuire, rinunciare o selezionare i consensi. Ci sarà sempre chi li cerca ovunque e a chi non gliene può fregar de meno. Il fenomeno di Grillo e la grande sua capacità di catturare l'attenzione della gente è innegabile, e qui non viene messa in discussione. Come non è intenzione di questo articolo mettere in discussione le regole che il movimento si è dato: la democrazia vuole che sia così. Ma che regola è quella che se non sei d'accordo, devi per forza essere espulso?

La regola democratica prevede il rispetto della diversità, la capacità di fare sintesi, condividere obiettivi comuni e, per farlo, convogliare le idee migliori verso una maggioranza, meglio se qualificata. Non esiste democrazia che possa prevedere che ne... rimarrà solo uno. E quell'uno sarà ritenuto immortale, unico, puro, illuminante e saggio. È la regola del movimento quella di espellere chi non la pensa allo stesso modo?

Se così fosse, va bene, è un diritto democratico anche questa "strana" opzione, quindi nessun problema. Ma così ci si appiattisce, si svuotano le idee, anche fossero diverse l'una dall'altra. Il bello della politica è parlarne, confrontarsi, decidere insieme, determinare risultati, valutare obiettivi. Non sempre è possibile andare d'accordo, non sempre si condivide la stessa idea o percorso per raggiungere l'obiettivo. Siamo in tanti, diversi fra noi nella cultura, mentalità, esperienza, maturità, e orientamento politico. Il MoVimento 5 Stelle è nuovo sulla scena politica nazionale, il risultato elettorale lo ha premiato per "fare" e non per "abusare" del tempo a disposizione dei Parlamentari in vicende che non portano benefici alla popolazione.

Inibire la libera circolazione delle idee rischia di far diventare il parlamentare del M5S un adepto, un seguace, un sacerdote della fede grillina, e non un libero e indipendente rappresentante del Popolo. Questo è un pericolo immane per la democrazia partecipativa, e non è la rete, con le sue immense limitazioni, a governare il Paese, bensì gli eletti. E si sappia, gli eletti sono tali se vengono "eletti", appunto, e a mandarli in Parlamento non è stata la rete, bensì il voto di milioni di italiani e non 40mila attivisti registrati e vidimati digitalmente da un programma installato nel server del Blog di Grillo (che poi non è nemmeno suo).

Tempo fa Beppe Grillo lanciava un grido d'allarme: "aiutatemi, non posso farcela da solo", diceva dal suo Blog. Ebbene Grillo, fatti aiutare da chi vuoi, crea una struttura organizzata, assumi gente valida, fatti aiutare da persone esperte della politica, del sociale, dell'ambiente, della giustizia, del lavoro, della finanza, del fisco. Per farlo, serve gente e non espulsioni, servono risorse umane e non meri adepti che ti danno solo ragione e basta, servono idee e non fede incondizionata. E servono soldi per pagarli, cioè quel denaro che tu dici di non volere a tutti i costi, ma è innegabile che serva (poi andranno trovati in altro modo rispetto a come avviene ora, ma questo è un altro discorso).

Altrimenti ne rimarrà solo uno, e nemmeno questo fa bene alla democrazia e alla libertà.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.174) 20 giugno 2013 12:27

    L’articolo per me contiene un errore di fondo; come suol dirsi, si guarda il dito e non la luna. Questa non è più democrazia partecipativa, gli eletti sono eletti perchè facenti parte di un sistema, partito o movimento che sia. In tutti i partiti presenti al governo gli eletti sono soltanto numeri. La logica imporrebbe che, se in disaccordo con la linea del partito o movimento, la soluzione sarebbe quella di dare le dimissioni. Infatti gli espulsi e i fuoriusciti del movimento non hanno dato le dimissioni ma sono confluiti e confluiranno nel gruppo misto senza, bada bene, lasciare un centesimo di quella diaria che da candidati guardavano come la peste. Da candidati, questi eletti, hanno sposato la linea del movimento, hanno appoggiato la restituzione delle eccedenze, hanno giurato e spergiurato che, se in disaccordo, avrebbero abbandonato il posto. Ma naturalmente, e mi sarei meravigliato del contrario, non si dimetteranno. Come non si è dimesso Favia o l’altra che andò a Ballarò (non ricordo il nome). I milioni di italiani hanno votato il Movimento 5 Stelle, non gli eletti. quelli non se li ricorda nessuno, come d’altronde succede negli altri partiti. Ma chi lo voterebbe uno come Gasparri?

    • Di Carlo Santi (---.---.---.203) 20 giugno 2013 12:53
      Carlo Santi

      Commento legittimo, ma la valutazione non coincide con il "sistema" previsto dalla Costituzione dove cita: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità..." e ancora, "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

      Questo "sistema" si chiama "LIBERTA’" e vale anche per il M5S.
      Con ossequio.
    • Di (---.---.---.184) 21 giugno 2013 01:47

      "Questa non è più democrazia partecipativa, gli eletti sono eletti perchè facenti parte di un sistema, partito o movimento che sia. In tutti i partiti presenti al governo gli eletti sono soltanto numeri."



      Se ne deduce, seguendo questo ragionamento e relative conclusioni, che il M5S non si ponga come forza di rottura di uno status quo indigesto ma ne osservi, in modo conservativo, le regole non scritte.

      Al di là del porcellum, che andrebbe cancellato in toto, resta confermata dalla costituzione la libertà di pensiero e l’assoluta autonomia di giudizio dei parlamentari. Prima di pretendere da loro comportamenti vari, bisognerebbe verificare se dette pretese hanno fondamento giuridico, altrimenti tali restano: pretese e forzature.

      In Italia non si vota per scegliere un governo, non si vota per eleggere un presidente del consiglio, non esiste alcun vincolo che limiti la libertà degli parlamentari se non il servilismo riconoscente (regola non scritta) implicato da leggi che impediscono l’espressione piena del mandato elettorale e diventano arma di ricatto per chi viene eletto: "ti ho messo in lista, sei stato eletto SOLO perché messo in lista, quindi fai quello che dico io". Ricatto oppure baratto: "se vuoi essere rieletto assecondami". Spiace vedere che il M5S si sia adeguato a queste logiche, ci si aspettava di più da un partito che proclamava di voler tutelare la dignità del parlamento.rispetto ad altri organi istituzionali che ormai nei fatti ne minano l’autonomia.

      Riguardo all’articolo, direi che più che ad Highlander, in questo momento si sta giocando ai dieci piccoli indiani. Una in meno, che per fortuna confluirà nel gruppo misto invece di dimettersi, ribadendo il sacrosanto principio di autonomia di giudizio e pensiero, contrastando chi lo vuole limitare.

      Il ribaltone è un’invenzione retorica, pur essendo pratica deprecabile, ma di fatto è un’invenzione retorica che risponde ad una forzatura di chi ha utile a considerare i parlamentari come numeri spingibottoni. Peccato che il M5S si ponga in questa ottica, peccato davvero.
  • Di paolo (---.---.---.229) 21 giugno 2013 10:25

    Concordo pienamente con .....xxx.184 ,la dignità del Parlamento passa attraverso la dignità del singolo parlamentare che ,essendo senza vincolo di mandato ,deve avere autonomia di giudizio .La coerenza politica invece è un’altra cosa e implica una condivisione di fondo con il partito di appartenenza.


    Venendo al caso Gambaro ,Grillo ha messo sul suo blog l’impegno-contratto sottoscritto dalla senatrice nel suo profilo di partecipazione alla selezione online .E’ riportata la frase in cui il candidato assume l’impegno delle dimissioni nel caso di dissenso dalla linea politica del Movimento .Quindi la senatrice,non rassegnando le dimissioni è inadempiente .

    La verità è che la Gambaro non è in dissenso con la linea politica del partito,ovvero con gli obiettivi politici ,ma con la modalità di comunicazione esterna di Grillo che ,a suo dire , per la forma triviale e la genericità degli argomenti ,ha determinato ,o a contribuito a determinare ,il flop elettorale.

    Ergo l’espulsione della Gambaro è la plastica dimostrazione che il M5S è solo e soltanto Grillo e che ciò che dice Grillo ,e perfino come si esprime ,sono verità assolute .Insomma si è affermata l’infallibilità di Grillo ,passando dal reale al trascendente come fosse un Papa.
    Paradossalmente gli inadempienti sono proprio Grillo e i suoi talebani che sono venuti meno al principio fondante del Movimento che recita " uno vale uno " ,derubricato a "vale solo Grillo ".
    Quindi e concludo ,a rigor di logica ,andava chiesta l’espulsione di Grillo e di tutti i suoi talebani , ma siamo all’utopia .Credo che l’unica strada per la quarantina di eretici o dissenzienti sia di uscire dal M5S ,non ha senso rimanere in una formazione politica che rinnega i principi fondanti.

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