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Lo sport e la responsabilità di un messaggio sociale

di Giorgio Moranda

Sono stati due gli appuntamenti che hanno visto, domenica 6 luglio, la presenza di Amnesty International e il tema dei diritti umani nel territorio cremasco. Tutto è iniziato alle ore 20 alla Libreria Dornetti di Crema, dove Gianni Rufini, direttore della Sezione Italiana di Amnesty International, coadiuvato dai volontari cremaschi dell’associazione, ha illustrato le problematiche legate al rapporto tra diritti umani e sport.

Partendo dalle violazioni dei diritti umani delle multinazionali e dei governi in occasione di Pechino 2008, passando per le polemiche sulle leggi e il clima di discriminazione omofoba della Russia durante le Olimpiadi invernali di Sochi 2013, si è arrivati all’attuale situazione di repressione delle proteste in Brasile in occasione dei Mondiali di calcio e alle preoccupazioni per le condizioni disumane di popolazione e lavoratori in vista del Mondiale 2022 in Qatar.

Con riferimento in particolare a questi grandi eventi sportivi del passato, del presente e del futuro, il dibattito, animato oltre che dai numerosi presenti anche dal videomessaggio di Michael Agazzi, neoportiere del Milan, e dalla presenza del musicista e cantautore Riky Anelli, si è concentrato facilmente sul ruolo che lo sport con la sua etica morale riflette sulla società e sui giovani: la cultura della vittoria a ogni costo e dell’avversario come nemico da combattere, l’uso sempre più incontrollato di sostanze proibite e dannose, l’aumentare della violenza nelle manifestazioni di tifoseria sono solo alcuni dei temi che portano alla preoccupazione per la divulgazione di messaggi di tutela dei diritti e di culture di uguaglianza e dignità. Trovano così ancor più importanza le opere di chi, giorno dopo giorno, ci mette cuore e faccia per trasformare l’aspetto ludico dello sport in un veicolo di accrescimento culturale: durante il dibattito, ad esempio, si è fatto riferimento alle posizioni delle diplomazie internazionali sul tema della lotta all’omofobia in occasione di Sochi 2013, che hanno portato governi ed esponenti politici, atleti e sportivi a prendere posizioni precise su tematiche spesso ignorate.

Si è invece rivelata più complessa la situazione della pressione internazionale in occasione degli ultimi Mondiali di calcio : l’ambasciata brasiliana in Italia – è stato uno degli episodi riportati durante il dibattito – ha rifiutato, nelle scorse settimane, di ricevere le numerose firme raccolte da Amnesty per chiedere al governo brasiliano un più corretto atteggiamento verso le manifestazioni di protesta della popolazione locale.

Il sentimento di inadeguatezza verso aspetti per così dire “malati” dello sport, specie in Italia, si è dunque trasformato in un accorato appello per un’assunzione di responsabilità individuale di cui ognuno di noi può e deve dar conto, per portare a un lento ma inesorabile cambiamento verso un mondo più aperto e libero per tutti. Ed è stato questo stesso appello anche alla base del breve saluto che Gianni Rufini ha voluto rivolgere ai tantissimi presenti a Offanengo, all’interno della sesta edizione della “Festa dello Sportivo”, in occasione del concerto che Riky Anelli ha voluto dedicare ad Amnesty International e ai suoi progetti di tutela dei diritti umani nel mondo.

 

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