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Lista Tsipras: pensandoci su

Come si sa, un gruppo di intellettuali (Camilleri, Spinelli, Flores D’Arcais, Gallino, Revelli, Viale) ha proposto di dar vita ad una lista in appoggio alla candidatura di Alexis Tsipras alla Presidenza della Commissione Europea ed ispirata all’esperienza unitaria della sinistra greca espressa dalla lista di Siriza. 

L’appello propone un impegno per un’Europa diversa che, pur mantenendo la moneta unica, respinga le politiche di austerità ed il fiscal compact perché: “È nostra convinzione che l’Europa debba restare l’orizzonte, perché gli Stati da soli non sono in grado di esercitare sovranità, a meno di chiudere le frontiere, far finta che l’economia-mondo non esista, impoverirsi sempre più.”

Si propone un “piano Marshall dell’Unione, che crei posti di lavoro con comuni piani di investimento e (che) colmi il divario tra l’Europa che ce la fa e l’Europa che non ce la fa”. Inoltre si propone che l’Europa divenga unione politica dandosi una Costituzione scritta dal suo Parlamento in sede costituente. Si chiede cha la Bce abbia poteri simili a quelli della Fed (essenzialmente di emettere liquidità a discrezione e comperare titoli di debito dei paesi membri).

Per questo si auspica di “rimettere in questione due patti-capestro. Primo, il fiscal compact e il patto di complicità che lega il nostro sistema politico cleptocratico alle domande dei mercati”.

A questi fini si propone di dar vita ad “una lista promossa da movimenti e personalità della società civile, autonoma dagli apparati partitici, che candidi persone, anche con appartenenze partitiche, che non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo decennio, che sostiene Tsipras ma non fa parte del Partito della Sinistra Europea che lo ha espresso come candidato”.

Devo dire che la proposta ha molti aspetti condivisibili: l’aperta collocazione di sinistra, il sostegno dato al leader della sinistra greca dopo il vergognoso isolamento in cui è stata lasciata la Grecia di fronte all’aggressione della “troika”, l’invito a superare la frammentazione della sinistra, il richiamo alla lotta in difesa dell’ambiente e contro la Mafia. Ed ho anche apprezzato il richiamo ai centri sociali riconosciuti come soggetto politico con cui dialogare. Dunque, non mancano i motivi che ispirano simpatia. Detto questo, è il caso di fare qualche rilievo critico.

In primo luogo non convince affatto l’impostazione politica che riprende l’abusata litania europeista, per cui è impensabile il ritorno alla sovranità monetaria nazionale perché “gli Stati da soli non sono in grado di esercitare sovranità, a meno di chiudere le frontiere, far finta che l’economia-mondo non esista”. E infatti, tutto il resto del Mondo (dagli Usa alla Cina, dal Brasile all’Inghilterra, dal Sudafrica al Giappone, dal Vietnam al Canada) ha monete nazionali e l’Europa è l’unica ad avere una moneta sovranazionale.

Perché un autorevole sociologo come Gallino, che ha scritto libri molto importanti sulla crisi in atto, sottoscrive una sciocchezza del genere? Si può preferire una moneta come l’Euro ad una moneta nazionale, ma non si può ragionare come se la moneta sovranazionale fosse la norma e quelle nazionali l’eccezione, quando la realtà concreta è esattamente l’opposto.

Veniamo al sodo: le prossime elezioni europee saranno un referendum su questa Europa e sulla sua moneta, ripeto: su “questa Europa”, non su un ideale astratto di unità europea che potremmo anche condividere, ma che non è il tema all’ordine del giorno. La proposta parla di cose che non stanno né in cielo né in terra (Piano Marshall per l’Europa debole, Unione politica, Assemblea Costituente…) ed, in nome di questi sogni, chiama a non rimettere in discussione QUESTA Europa.

L’Euro non è una qualsiasi moneta che può essere utilizzata per politiche economiche differenti. E’ una precisa operazione politica funzionale a certi rapporti di forza ed a determinate politiche economiche, e non è piegabile a piacimento: se vuoi l’Euro ti devi tenere le politiche di austerità, il fiscal compact, il veto berlinese alla Bce, e tutto il resto.

Torneremo a parlarne presto su questo blog. Unione politica di Europa, Assemblea Costituente ecc? Ma di che state parlando, della Luna? Oggi non ci sono neppure le più lontane premesse di tutto questo ed i motivi per cui in sessanta anni (dico sessanta) l’unione politica non si è fatta sono ancora tutti presenti ed, anzi, sono aumentati. O pensate che domani Francia, Germania, Olanda, Inghilterra, Spagna ecc. siano disposte a sciogliere i propri stati nazionali per confluire gioiosamente in uno stato comune europeo? Dove si vede questo film?

Dunque, tutto questo è fumo e la scelta è tenersi la Ue e l’Euro così come sono o bocciarli, trovare una via d’uscita. Il resto è fumo negli occhi. La stessa fumosa astrattezza la trovo nella proposta di lista “della società civile” disposta ad ospitare partiti ed organizzazioni esistenti, ma con candidati scelti dal comitato dei saggi, che non si candideranno in prima persona. Anche qui, basta con i sogni e siamo concreti:

a- per presentare la lista occorrono 30.000 firme per ciascuna circoscrizione, e di queste almeno 3.000 devono essere iscritti in ciascuna regione della circoscrizione (e vi voglio a raccoglierle in Val d’Aosta, pena l’esclusione della lista nell’Italia nord ovest). Dunque, occorre avere un’ organizzazione capillarmente presente in ogni regione. C’è già una rete del genere che prescinda dai pur piccoli partitini della sinistra radicale?

b- Poi occorre preparare le candidature e corredarle con la documentazione necessaria;

c- Poi bisogna fare la campagna elettorale e far conoscere un simbolo ed una sigla nuovi nel giro di una manciata di settimane;

d- Infine, occorre raccogliere il 4% per entrare nel Parlamento Europeo;

Vale la pena di ricordare che siamo al 24 gennaio, si vota esattamente fra 4 mesi e 3 giorni ed ancora non sappiamo se ci sarà questa lista e che simbolo avrà, poi occorrerà scegliere i candidati, raccogliere le firme, fare la campagna elettorale. Sapete come andrà a finire? Con l’ennesima riedizione di Rivoluzione Civile, sinistra Arcobaleno, Nuova sinistra Unita

Un film visto troppe volte. I partitini, in ragione della loro presenza territoriale, si imporranno e faranno le liste a modo loro (ed il limite del non aver rivestito cariche istituzionali negli ultimi 10 anni, sempre che sia rispettato, produrrà al massimo che non candiderete il segretario del tale partitino, ma la fidanzata, l’amico del cuore o il portaborse). Verranno fuori liste indecenti, come fu l’anno scorso, ci sarà pochissimo tempo per far conoscere il nuovo simbolo (a meno che non pensiate che basti il richiamo al magico nome di Tsipras per fare il miracolo) e, manco a dirlo, l’obbiettivo sarà bucato per l’ennesima volta. Abbiamo già dato.

Questa operazione politica ha due punti deboli che la condannano sin d’ora: nasce troppo tardi ed è politicamente non significativa, perché non coglie il punto di fondo: mettere fine all’esperienza fallimentare dell’Euro. Per di più siamo in un momento di forte polarizzazione anche maggiore dell’anno scorso.

A fine dicembre 2012 scrissi che lo spazio della “sinistra di sistema” era occupato dal Pd, quello dell’opposizione antisistema dal M5s e non c’era spazio intermedio. Mi pare di aver avuto ragione: Sel è andata sotto il 4 e se l’è cavata solo perché era sotto l’ombrello del Pd, Rivoluzione civile è impietosamente affondata.

Ora le cose stanno messe anche peggio, sia perché al governo c’è il Pd, sia per la questione della legge elettorale: lo scontro si è radicalizzato, Sel si sta frantumando, e la cosa si pone come una conta diretta fra Pd e M5s, per gli altri c’è meno spazio di un anno fa.

Non è che in assoluto non ci sia spazio per un partito di sinistra classista in questo paese, soprattutto con la crisi che infuria, ma queste cose non si fanno in quattro e quatt’otto, come se fossero una pizza capricciosa. Oggi, se proprio vogliamo, dovremmo stare preparando le liste per le amministrative del 2015 ed il tempo sarebbe già scarso. Per le europee i giochi sono già fatti.

Per cui, auguri compagni ed amici, vi auguro il migliore successo possibile, ma, stanti così le cose, io non ci credo.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.236) 8 febbraio 2014 20:52

    Tsipras dice cose belle, sarà un bravo ragazzo, ma dal punto di vista macroeconomico ha le idee un pò confuse.
    Prima cosa non si è chiesto perchè soprattutto dal 2002, anno dell’introduzione dell’euro, sono arrivati cosi’ tanti capitali stranieri per finanziare gli export dei paesi nord europei. La risposta è proprio grazie alla moneta unica, perche’ questa ha azzerato i rischio cambio per i creditori, se la Grecia avesse avuto la Dracma, questa non si sarebbe indebitata a livello privato, semplicemente perche’ gli investitori sarebbero stati cauti nel prestare anzi nel far circolare un capitale che si sarebbe potuto svalutare con la normale fluttuazione della moneta. In poche parole l’euro ha drogato l’economia greca ma di tutto il sud Europa, in Spagna ad esempio ha gonfiato la bolla immobiliare, grazie a dosi massicce di liquidita’ provenienti da banche tedesche, sempre per il motivi prima detto, ovvero rischio cambio azzerato.
    Tsipras dice una inesattezza quando si riferisce al pagamento del debito pubblico, tutti gli Stati del mondo hanno un debito pubblico che rappresenta il credito dei cittadini, il punto è che il debito pubblico va gestito ovvero monetizzato, ergo, denominato nella stessa moneta che viene emessa dal suo Stato, come negli USA o come il Giappone, Paese ricco con il piu’ alto debito pubblico del mondo ma detenuto dalla sua banca centrale nazionale e denominato in Yen. Il caso greco ma anche quello italiano e spagnolo e’ simile a quello argentino, dove il paese sud americano si indebitava in dollari per il semplice fatto che dal 1992 Buenos Aires si lego’ ad un cambio fisso 1:1 con il dollaro , situazione analoga con l’euro, ovviamente il paese ando’ in default nel 2002.
    Gestire il debito pubblico in una moneta NON sovrana, rivalutata, appesantita dalla deflazione e presa a prestito dai mercati internazionali, è praticamente impossibile e la Grecia sara’ sempre ricattata a vita.
    Un’altra ingenuità espressa da Tsipras quando crede che attrarre investimenti stranieri possa essere un vantaggio per il Paese, l’Africa e’ il continente che attrae maggiori investimenti esteri ma la popolazione non ne trae alcun profitto, il profitto generato dall’investitore straniero ritornerà in madre patria, provocando un negativo della bilancia pagamenti per il Paese ospitante.
    Tsipras non riesce a collegare il fatto che una moneta unica imposta ad economie differenti tra loro in Europa rappresenta la principale causa di questa crisi, ovvio che il neo liberismo si affida a questa moneta priva di ogni fondamento economico ma utile solo a massimizzare i profitti. La moneta affichè sia il motore dell’economia reale , deve essere l’espressione di questa, rapportata alla forza economica di un paese. La follia oggi è che la piccola economia greca ha una moneta piu’ forte del dollaro USA e dello Yen giapponese le due principali potenze economiche mondiali! Qui sta lo squilibrio! In seguito alla crisi del 2008 la Grecia per difesa della sua competitivita’ avrebbe dovuto svalutare una sua ipotetica moneta sovrana, come hanno fatto Polonia, UK, Svezia, Norvegia. Piu’ l’euro si rafforza e piu’ i lavoratori greci si devono svalutare il loro lavoro.
    Qualsiasi forma di solidarietà verrà disinnescata se si rimane nell’eurozona, perche’ anche se l’Europa apre a politiche espansive aumentando i redditi, quindi abolendo l’austerità, per effetto di un euro forte, nei paesi del sud Europa come in Grecia, si verificherà un aumento delle importazioni, rispetto all’export e quindi un maggior squilibrio dei saldi commerciali tra nord e sud Europa ed un maggior indebitamento privato. Quindi ci si ritroverebbe al punto di partenza (ciclo di Frenkel) dovendo poi imporre austerità e disoccupazione per limitare le importazioni oltre a tagliare i salari per poter esportare di più, dal momento che non si puo’ svalutare moneta.
    Concludendo Tsipras si dovrebbe capire che in Europa di internazionale c’è solo in capitale in cerca di profitti e non certo il proletariato quindi il giovane greco si deve togliere il tabù dell’euro e prenderlo per le corna...


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