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Liberalizzazione dei taxi: un’alternativa alla protesta

L'Italia è il Paese delle 100 chiese: ogni categoria ha i suoi piccoli grandi privilegi, conquistati con anni di battaglie, e li difende con i denti.

Liberalizzare, almeno in teoria, significa che ognuno rinunci ad un pezzo del proprio interesse particolare a vantaggio dell'interesse generale. I taxi, a torto o a ragione, sono diventati il simbolo dell'italica Corporazione medievale e dell'accanimento del Governo contro le rendite di posizione. Non voglio entrare nel merito delle ragioni dei tassisti.

E' probabilmente vero che nel nostro Paese gli inibitori della concorrenza sono ben altri. Ma è anche vero che una riforma in tal senso sembra ormai ineluttabile: non è questione di "se", ma di "quando" e di "come". E da qualche parte bisogna pur cominciare. Poiché i tassisti sembrano tra i primi della lista, al loro posto, non mostrerei una chiusura totale verso il provvedimento, in quanto li porterebbe a subire passivamente una decisione di fatto già presa.

Suggerirei alle cooperative che li rappresentano di negoziare col governo le modalità con cui la categoria verrà riformata, cedendo qualcosa in cambio di benefici, per la categoria stessa e per il Paese. Mi chiedo, ad esempio, perché a nessuno sia venuto in mente di chiedere al governo di ridurre del 50% l'IVA e le accise che gravano sul carburante, e certamente lo rendono una delle voci che contribuiscono a gravare maggiormente sulle tariffe delle auto pubbliche.

IVA e accise, infatti, costituiscono circa il 60% del prezzo totale della benzina, e l'IVA, calcolata in misura del 20% sul costo della benzina maggiorato delle accise (alcune delle quali sono state introdotte in occasione di eventi straordinari come la guerra in Abissinia e mai rimosse), costituisce una tassa sulla tassa. E' stato calcolato che il costo di un litro di benzina senza piombo, al netto delle accise e dell'IVA, sarebbe di 0,678 euro, contro un prezzo reale di 1,673 euro (rilevazione al 19 dicembre 2011).

Prodotto
(1.000 litri)
Prezzo

al consumo
Accisa IVA Totale
Imposte
Prezzo
Netto
Sif/Siva
Benzina senza piombo 1.673,50 704,20 290,44 994,64 678,86
Gasolio auto 1.653,99 593,20 287,06 880,26 773,73
GPL auto 740.39 147,27 128,50 275,77 464,62
Gasolio riscaldamento 1.405,38 403,21 243,91 647,12 758,26
Prezzi medi convenzionali in euro per 1.000 litri (19 dicembre 2011)


Riducendo drasticamente uno dei principali costi di gestione, si creerebbe spazio per la riduzione dei prezzi delle corse, e perché no, in parte anche per un aumento del guadagno per i conducenti. Ma soprattutto si creerebbero le condizioni per una maggiore richiesta dell'uso di taxi da parte dei cittadini, e quindi per un aumento del parco taxi in circolazione che non sia penalizzante per la redditività della professione.

Non dimentichiamo inoltre che un maggiore uso di taxi si traduce anche in una riduzione dell'utilizzo delle auto private, con benefici sull'inquinamento delle grandi città. In metropoli come Milano, che dal 16 gennaio inaugura la Congestion Charge nel centro storico, più taxi a prezzi più convenienti incentivano i cittadini a muoversi con mezzi alternativi a quelli privati, e affiancandosi a metropolitana, tram e autobus, contribuiscono a migliorare l'offerta di trasporto pubblico alla cittadinanza.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.79) 14 gennaio 2012 22:54

    Sono una tassista di Roma, parlare di casta mi sembra veramente eccessivo.... allora esiste anche la casta degli impiegati? liberalizzazione significa senza intervento dello stato, quindi niente tassametro e libera contrattazione con considerevole aumento dei prezzi.... il problema di diminuzione dell’uso da parte dei cittadini della propria autovettura avverrà solo quando avremo un servizio pubblico sufficente.., sono andata a vedere una mostra qualche settimana fa.., era sabato ..ho aspettato il bus per cinquanta minuti..ops dimenticavo ero a corso vittorio emanuele, in centro storico !!!!
    I costi di gastione nel lavoro sono diventati altissimi come stava accennando.. e purtroppo non solo del carburante, ma delle auto stesse e relativa manutenzione.., il governo sta giocando veramente sporco... vuole inflazionare il settore in modo che il tassista stesso sarà costretto, dal momento che non sopravviverà più con questo lavoro a vendere la licenza a prezzi stracciati...indovino indovinello ..chi pensa che acquisterà queste licenze? .....
    Ringrazio Dio del fatto di non avere figli e visto i tempi futuri che arriveranno per il nostro paese, consiglio un’ uteroctomia per tutte le trentenni!!! buanasera.

    • Di (---.---.---.176) 16 gennaio 2012 11:02

      Mi permetto di fare un appunto a quanto scrive: liberalizzare non è sinonimo di privatizzare, non ha nulla a che vedere con l’intervento o meno dello Stato. E non è sinonimo nemmeno di assenza totale di regole, cioè anarchia.
      Liberalizzare significa eliminare o almeno limitare le barriere all’ingresso di una professione, in modo tale che chi ha titolo o le capacità per svolgerla non abbia altro inibitore che la concorrenza degli altri operatori e la capienza del mercato ad assorbire più operatori di quelli esistenti. Oppure, significa abolire le tariffe minime, cioè quella forma di cartello che mira a limitare la legge della domanda e dell’offerta e a garantire dei guadagni supeiori a quelli che si avrebbero in un regime di sana concorrenza.
      Chiede se per caso anche i lavoratori dipendenti siano in qualche modo una casta? Se prendiamo i lavoratori a tempo indeterminato e li paragoniamo ai precari, sì, lo sono anche loro (attenzione, io sono una dipendente, quindi mi ci metto dentro anch’io!).
      E’ ovvio che non si possa generalizzare, ma il contratto a tempo indeterminato senza alcuna flessibilità all’uscita purtroppo si presta a storture e a creazione di rendite di posizione (casi di persone la cui produttività al lavoro è minima o inesistente grazie al posto di lavoro ipergarantito, sono tristemente noti)
      Sono d’accordo con lei sul fatto che i taxi non siano la priorità numero uno, e anche che vada prevista la tutela dell’investimento fatto per la licenza.
      Ma è un fatto, e ognuno di noi deve comincare a farsene una ragione, che per molti anni abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, ricevendo più di quanto abbiamo dato e prodotto. Ora siamo costretti a dare e produrre più di quanto riceviamo.

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