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Li Gotti mette in riga il Senato:"La riforma Fornero? Barbara ed incivile!"

Durissimo quanto accorato, l’intervento del Senatore dell’IDV, che contesta senza mezzi termini l’obbrobriosa riforma della Fornero. Una riforma che non tiene conto della concreta realtà sociale. E chiama i Senatori alle loro responsabilità

Un’automobile incolonnata sulla circonvallazione di una qualsiasi città italiana: radio accesa, un veloce spuntino tra il lavoro della mattina e quello del pomeriggio, consumato evitando suvvisti maleducati che parlottano al cellulare e rischiano di travolgerti e scooteristi assassini che ti sorpassano sulla destra.

Ad un tratto, dall’altoparlante, inizia a fuoriuscire una voce con un’eco riconoscibile: sembra un’assemblea legislativa, la Camera, o forse il Senato della Repubblica. Si discute del disegno di legge che dovrebbe (mai come in questo caso il condizionale è d’obbligo) riformare il mercato del lavoro. Non per migliorarlo, o per renderlo più accessibile, ma per svuotare di significato quel primo articolo della costituzione che, sul lavoro, fonda la democrazia della repubblica.

Una voce, tremante ma fiera. Solo alla fine dell’intervento apprenderò essere quella del Senatore Luigi Li Gotti, classe ’47, eletto in Emilia Romagna nelle liste dell’Italia dei Valori. Ed è proprio un valore, quello supremo, ad essere difeso strenuamente dall’Avvocato calabrese alla sua prima esperienza a Palazzo Madama.

Un giurista, essenzialmente: non un professionista della politica che vive senza mestiere, ma un penalista che fa del diritto il proprio arnese da lavoro. Ed è proprio il piano giuridico a non convincerlo del tutto, all’esame della riforma Fornero, considerata dal Senatore “una norma incivile”, definita altrimenti “una barbarie giuridica”: definizioni, a dire il vero, troppo delicate per una legge che promette di demolire buona parte dei diritti fondamentali del cittadino, ma tant’è, il Senatore è un uomo che pretende ed offre rispetto e quindi non userebbe i termini che sono solito ascrivere alla Ministra Fornero.

E’ un concreto: non si riempie la bocca di parole altisonanti, non cerca arcane motivazioni che potrebbero in astratto giustificare un provvedimento fortemente lesivo della dignità dei lavoratori. Molti lo definirebbero idealista, con ossequio a quella lotta contro una delle tante malattie che il governo promuove ed incoraggia, quella “ludopatia” già da tempo elevata al rango di patologia psicologica in grado di devastare vite e famiglie, al pari dei provvedimenti liberticidi del governo Monti.

Li Gotti è l’esempio dell’uomo di legge che va contro gli interessi di coloro i quali vorrebbero poter disporre del potere vitae ac necis dei lavoratori: non un comunista, ma un uomo comune che ha compreso che la logica del ricatto, propugnata dalla Fornero, non è negoziabile da chi voglia garantire al proprio popolo una vita dignitosa.

Il Senatore si preoccupa per chi, in base ad una legge simile, potrebbe vedersi negare il diritto al lavoro in sede giudiziale, laddove il giudice non potrebbe più disporne il reintegro anche se verificasse l’insussistenza della giusta causa e del giustificato motivo: potrebbe solo essere disposto un indennizzo variabile tra le 12 e le 24 mensilità da corrispondere al licenziato, che vedrebbe la sua esistenza seriamente compromessa dal disegno di legge avanzato da una docente di materie economiche, fiera dei titoli accademici ma povera di consapevolezza umana. E’ l’ulteriore modo utilizzato da chi di “potere”, per dare un prezzo alla persona umana. Se poi un esodato si suicidasse perché non può comprare un kg di pane per sfamare la propria famiglia, su chi dovrebbe ricadere la colpa di cotanto scempio?

La menzogna degli investimenti dall’estero, resi difficoltosi dall’impossibilità di licenziare tipica dell’ordinamento italiano, trova in Li Gotti un fiero oppositore che pone il problema concreto degli esodati, imputandone la responsabilità dei gesti estremi a chi si macchiasse della colpa di approvare un provvedimento così ingiusto.

Difende seriamente il lavorofa appello alla responsabilità dei parlamentari e al peso morale che una riforma simile dovrebbe suscitare, si rivolge alla coscienza di chi potrebbe vedersi imputare i (facilmente preventivabili) suicidi susseguenti all’approvazione di una norma decisamente impopolare. Non le manda a dire quando la definisce “una norma incivile” che andrebbe cambiata per rispettare il diritto del singolo, da cui si misura la civiltà di un paese.

Finalmente, dopo l’antipolitica degli ABC di turno, fatta di inciuci, festini e passerelle da Vespa, un vero discorso di indirizzo politico e morale, avente ad oggetto la strada che la riforma del lavoro dovrebbe prendere: quella del riciclaggio della carta su cui è stampato uno tra i peggiori disegni di legge che la storia repubblicana ricordi.

Si appella alle coscienze, Li Gotti. Un appello che rischia di rimanere inascoltato, viste le maggioranze favorevoli alla riforma della Fornero, che non introduce flessibilità in entrata, ma soltanto facilità in uscita.

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