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Lettera aperta alle precarie ed ai precari della scuola

Lettera aperta alle precarie ed ai precari della scuola.

Scrivo queste parole esprimendo in primo luogo la mia massima solidarietà per la lotta contro la precarietà, per l’affermazione del diritto al lavoro, e la dignità di essere lavoratore.

Leggo con profondo stato emozionale il diffondersi a macchia d’olio dello sciopero della fame da parte di alcuni lavoratori della scuola contro la situazione in essere nel mondo della c.d. istruzione. Tale forma di lotta dalla Sicilia si allarga lentamente con nuovi scioperi della fame annunciati per i prossimi giorni a Pisa e a Pordenone per trovare estensione in altre realtà. Sono circa 150 mila i precari italiani che nel prossimo anno scolastico vivranno sulla propria pelle il taglio di 25 mila e 167 cattedre. De facto è un licenziamento di massa.

Mi viene in mente nel contempo lo sciopero attuato da quella infermiera che si faceva prelevare il sangue per rivendicare il diritto alla retribuzione. E’ morta.
Si è parlato di lei solo per qualche giorno. I padroni non meritano ciò.
 
Scrivo queste parole con forte stato di preoccupazione. La lotta deve essere fatta. Deve essere estesa.
 
Lo sciopero della fame è un nobile strumento di lotta, che è stato anche oggetto di abuso da parte di alcuni politici italiani... In questo paese la notizia diverrà notizia solo se si giungerà moribondi, come è successo in ospedale. Non è a questo che dobbiamo arrivare.
Siete 150.000.

Unitevi! Nessuno potrà fermarvi.
 
La lotta deve essere spontanea lontana dal concetto di ruolo rivendicato dalle strutture sindacali confederali che hanno scoperto solo ora per ragioni di strumentalizzazione politica-sindacale, che la Ministra Gelmini è autoritaria e filo-padronale.
 
Sindacati confederali che firmano i contratti collettivi vigenti, contratti che prevedono la possibilità di svolgere ore eccedenti ovvero quelle ore che prestate dai docenti nelle scuole di ogni ordine e grado oltre l’orario d’obbligo (25 infanzia, 22 primaria e 18 secondaria) e che non rientrano tra le attività aggiuntive di insegnamento pagate con il Fondo di Istituto, che de facto sottraggono lavoro ai precari. Confederali che ora per motivi di opportunità politica, per controllare il movimento di lotta dei precari sostengono che le ore eccedenti non devono essere fatte. Ma perchè allora lo avete previsto nel contratto? Demagogia pura! 
 
Non riuscirete a mettere il cappello sulla lotta dei precari. Il vostro ruolo è finito. Avete svenduto i diritti dei lavoratori e pagherete le conseguenze di ciò. Detto questo, ciò che voglio ribadire è che esistono varie strategie di lotta, coordiniamole e muoviamoci insieme, perché solo l’unione nella lotta e con la lotta comporterà la sconfitta del padrone. Lo sciopero della fame è nobile strumento di lotta, ma da solo non basta.
 
Il padrone Marchionne dice "Fino a quando non ci lasciamo alle spalle i vecchi schemi non ci sarà mai spazio per vedere nuovi orizzonti". Ebbene caro Marchionne, Gelmini e compagnia brutta, i vecchi sistemi in verità sono rappresentati dal sistema capitalistico. I nuovi orizzonti non possono che essere quelli della società socialista rivoluzionaria.

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