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Les souvenirs, di Jean-Paul Rouve

Il 25enne nipote Romain ha accompagnato nel modo più bello la sua amata nonna ottuagenaria Madeleine nel trapasso: le raccontava di un viaggio che insieme avrebbero potuto fare in Europa, a Roma per esempio, partendo da un alberghetto sul mare della Normandia dove lei si era rifugiata da sola, scappando dalla casa di riposo dove i tre figli - uno è il papà di Romain – l’avevano voluta collocare. Qualcuno nel film lo dice, Li obblighiamo a fare quello che ci fa comodo, e parla degli anziani che le famiglie vogliono “rinchiudere”, estraniare dalla loro vita “piena”. Ma Madeleine è scappata (ricorda il Bruce Dern di Nebraska?), confessa al nipote che la ritrova per via di una cartolina che lei gli scrive da una località segreta: Non ne posso più che gli altri decidano per me! e non voleva saperne del menù per vecchi della casa di riposo.

Per Madeine quello è il nipote prediletto, lo perdona anche quando arriva tardi alla sepoltura del nonno, a cui Romain rassomiglia, non era mai dove uno l’aspettava. La fuggitiva è andata là dove da piccola, in terza elementare, non le fecero concludere la scuola perché era arrivata la guerra. Per iniziativa del nipote passa una giornata coi bambini e prende parte a una lezione insieme a loro, il trapasso così è avvenuto dopo aver realizzato un desiderio, rivedere la scuola da cui fu distolta. E’ fatale che Romain s’innamori della giovane maestra, non aspettava altro.

 

E’una commedia leggera ma con qualche perla di saggezza, buoni sentimenti ma senza forti commozioni. Potrebbe scadere nello scontato ma si tiene su con leggerezza, appunto. Più che dei  Souvenirs si direbbe che parli del passato e presente che si tengono per mano, Romain che si rende conto di come passa in fretta la vita guardando le foto della nonna da giovane e i bambini della scuola che chiedono a Madeleine come si stava da bambini ai tempi suoi. Un film che sa un po’ delle occasioni mancate: il proprietario di un albergo che dà lavoro a Romain alla reception, giusto perché ha la stessa età del suo figlio che vive in Australia; attribuisce al ragazzo la voglia di scrivere un romanzo, presumibilmente un desiderio che l’uomo non ha coltivato per sé. Il pittore che si rimette a dipingere perché incoraggiato da Madeleine e dal nipote.

 

Il personaggio meglio riuscito e più caratterizzato è però il papà di Romain, fresco pensionato dal suo impiego alle poste, come di quei tipi che non han fatto altro in vita loro, pavido e insulso come la vita di chi non ha granché da fare ma dà a quel poco, a parole, una certa importanza pur sentendola molto vuota. Sono perfino importanti i parcheggi liberi per l’auto vicini alle destinazioni, non trovarli sarebbe una disdetta. E’ la moglie, che se lo vede intorno spesso, a scuoterlo, lo provoca con la parvenza di un tradimento inesistente (Mi posso godere tutte le mie passioni e Chi se ne frega di cosa non si fa?). Una presunta perla di saggezza viene data perfino dal cassiere di un autogrill all’ex impiegato delle poste che chiede consiglio su come riconquistare sua moglie: Quando il presente non va più va messa benzina nel passato! Della serie “Ricomincio da tre”. Ma sarà poi vero?

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