Legge Biagi: così è stato affondato il sistema lavorativo italiano

Proprio due giorni fa è stato commemorato il decimo anniversario della scomparsa terrena del giuslavorista Marco Biagi.

Già in precedenza, in questo spazio, ho scritto la mia opinione circa la lettera inviata dall’ex ministro Maurizio Sacconi al Corriere della Sera inerente la riforma sul mercato del lavoro meglio conosciuta come legge Maroni/Biagi.

Al giorno d’oggi la maggior parte dei politici e dei cittadini non ha capito che questa riforma non sia stata così epocale e non abbia sviluppato passi in avanti circa un nuovo sistema occupazionale italiano.

La riforma sul mercato del lavoro ideata da Marco Biagi si è rivelato un grosso cancro che ha determinato delle metastasi in tutto il sistema lavorativo italiano.

Quanto in analisi ha colpito in maniera non indifferente i giovani lavoratori che dall’anno 2003 si sono trovati innanzi un immenso panorama di insicurezza determinato dall’introduzione di una marmaglia di contratti a tempo determinato.

Strumenti che riducendo la sicurezza di un posto fisso in ambito lavorativo hanno causato nei lavoratori delle difficoltà in merito alla richiesta di prestiti alle banche nonché alla creazione di una famiglia.

I contratti a tempo determinato sono stati presi in considerazione dalle imprese come strumenti di lavoro ad intermittenza facendo del lavoratore un oggetto che serve ad occorrenza e che poi viene buttato in mezzo ad una strada.

Posso assicurare che non è semplice per un cittadino cinquantenne trovare una nuova occupazione dopo essere stato reduce di una serie di rapporti di lavoro lampo.

Spero che questo possa colpire le vostre coscienze e possiate comprendere che questa così larga innovazione, apportata con la riforma del lavoro, sia stata un mezzo di disgregazione del lavoro che attualmente necessita di manovre tutelatrici allo scopo di ridare la sicurezza di un posto fisso al lavoratore.