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Legalize Love Campaign: gli omosessuali sostengono Obama a favore dei matrimoni gay

Da più parti viene definito “il video di Obama a sostegno dei matrimoni gay”. In realtà la campagna elettorale di Barack Obama non è ufficialmente coinvolta nel progetto. Si tratta esattamente del contrario: il movimento omosessuale americano, attraverso questa iniziativainvia un segnale di sostegno al Presidente uscente, in vista delle elezioni di novembre. Una sorta di ringraziamento per la presa di posizione del Presidente degli Stati Uniti in favore dei matrimoni gay.

Cartoline, adesivi, felpe, magliette e braccialetti con il marchio Legalize Love (che riprende il nome della campagna lanciata da Google per i diritti lgbt) e un video in cui le parole di Barack Obama – nelle interviste e nei vari comizi – vengono fatte proprie dalle coppie omosessuali in abiti nuziali, con o senza figli, che lanciano il loro appello in favore della legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e invitano quanti la pensano allo stesso modo a unirsi al gruppo e sostenere la campagna.


 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Renzo Riva (---.---.---.68) 25 luglio 2012 00:53
    Renzo Riva
    Si fa presto a parlare di diritti!

    Per praticità riporto quanto già pubblicato su altri articoli inerenti lo stesso tema.


    Riporto quanto fu pubblicato da "l’Avanti" nell’Agosto 2003


    Posso dire che sia pari a un "sempreverde" visto la validità delle argomentazioni
    tutt’ora attualissimo e supportato da una lucida analisi e conseguenti conclusioni.

    LA DIFFERENZA TRA I DIRITTI DELL’INDIVIDUO
    E QUELLI CHE SPETTANO A UNA COPPIA

    La questione cosiddetta dei matrimoni gay non interessa, evidentemente, i soli gay, ma pone dei gravi problemi politici, giuridici e sociali, che riguardano l’intera società. In Italia si è formato un fronte politico e culturale, che in parte è laico (per esempio i radicali) e in gran parte è della vecchia e nuova sinistra comunista.
    I Ds, firmatari Franco Grillini (presidente Arcigay), Luciano Violante (presidente del gruppo parlamentare) e Barbara Pollastrini hanno presentato la proposta del Pacs (patto civile e sociale), un disegno di legge che rappresenta la posizione ufficiale del partito.
    Il fatto è in sé indicativo e importante. Le coppie omosessuali rivendicano il “diritto” di contrarre matrimonio, così come le coppie eterosessuali, legittimate o di fatto che siano; e conseguentemente di godere dei diritti delle coppie legittimamente coniugate, in materia di successione, eredità, testamento, alimenti, adozioni, assistenza, locazione e così via. Questo assunto è stato fortemente rafforzato, negli ultimi tempi, dalla legislazione di molti Paesi, del Nord Europa e del Nord America (dall’Olanda al Belgio al Canada alla stessa Francia, sia pure con rilevanti differenze tra loro) che hanno accolto le pretese del mondo gay; e ciò non può non incidere sulla Comunità Europea.
    E qui c’è da discutere, innanzitutto, se l’essere gay, cioè manifestare una certa preferenza sessuale, sia un “diritto” e comporti dei diritti e doveri; o se sia semplicemente un comportamento, un modo di vita, un costume, che non può avere rilevanza giuridica nei confronti della generalità dei cittadini.
    In Italia ognuno è libero di “far l’amore come gli va” (secondo la canzone di Lucio Dalla): davanti, di dietro, a destra, a sinistra e al centro. Un problema di diritto si apre quando si pongono i rapporti con altri e con la pubblica amministrazione. I gay hanno gli stessi diritti degli altri cittadini. Ma, per esempio, né i cittadini etero, né gli omo, hanno il diritto di sposarsi con quattro mogli, diritto che invece è pacifico e inossidabile per i cittadini di molti Paesi arabi, asiatici e africani. Eppure la poligamia di fatto esiste ed esistono i conseguenti problemi; ma nessuno pensa di risolverli con un matrimonio poligamico, almeno in Italia e negli altri Paesi occidentali. E’ interessante porsi il problema, di come lo Stato dovrebbe rispondere ai tanti islamici che abitano nel nostro Paese, e che vorrebbero legittimare il proprio matrimonio con due, tre o quattro cittadine; è anzi sicuro che sarebbero le donne le prime a chiedere tale legittimazione. E nel caso di islamici-gay, perché non ammettere non solo il matrimonio omosex, ma anche poligamico e infrasex.
    Il Pacs aggira l’ostacolo, abbandonando la questione formale del matrimonio.
    I gay dicono: “Lasciamo perdere la vostra sacralità. Veniamo al sodo. A noi interessano gli aspetti giuridici e quelli materiali. Alla coppia di fatto che regolarmente si registra in Municipio, devono essere riconosciuti gli stessi diritti contrattuali della coppia etero-matrimoniale”.
    I gay di fede grilliniana da tempo hanno deciso di mimetizzarsi dietro le “coppie di fatto”, cioè i molti etero che senza sposarsi (operazione sempre più difficile, costosa e sempre più spesso respinta dai giovani d’oggi) convivono insieme, pacificamente o no, e che vorrebbero ottenere anch’essi gli stessi diritti, senza pagar dazio.
    E qui casca l’asino soprattutto perché l’istituto del matrimonio è mirato alla continuazione della specie ed è un’invenzione appositamente dedicata alla creazione e alla difesa, la regolarizzazione e legittimazione, della famiglia; e che la famiglia è l’insieme di maschio, femmina e loro figli.
    Si legge spesso che i gay ritengono che la loro unione in coppia costituisca “una famiglia”; e che proprio in base a questo, abbiano il “diritto” all’adozione di figli. Ma non è così. Anche nei secoli di maggior auge della pederastia; quando era diffusa e normalmente accetta nelle classi del potere; anche quando era praticata insieme alla pedofilia e questa era di moda e quasi un obbligo sociale nelle classi più alte; e quando tutto questo dava luogo a celebri amori maschili, femminili, omosex, bisex, saffici, impuberi e produceva altissime poesie e romanzi; tutto questo però non ha mai preteso d’essere “una famiglia”.
    Un insieme di omosessuali e figli adottivi, può essere un gruppo sociale, un collettivo, o anche una scuola, un’accademia, un liceo, ma non è una famiglia. I suoi componenti hanno individualmente i diritti degli altri cittadini; o se mettono insieme un’attività economica possono avere dei diritti societari; ma non hanno il diritto coniugale o il diritto del pater familias , o il “ubi tu Gaius ibi ego Gaia”.
    Perciò non esistono due specie di diritti: uno per il cittadino etero e uno per il cittadino gay, ma esiste solo il diritto del cittadino.
    Se questo cittadino ha un amico o un’amica o un pargolo che ama, può testare, assicurare, ospitare, ereditare, donare, ricevere, come gli pare secondo legge e fatti salvi i diritti dei terzi.
    Ma si tratta sempre di diritti individuali, non di diritti di coppia e meno che mai di diritti particolari legati alle specificità (sessuale, religiosa, censo ecc.).
    (libera riduzione di un articolo "A proposito dei matrimoni gay" da "l’Avanti" del 8/08/2003)

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