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Le voci dei bambini vissuti sotto la dittatura militare argentina

Raccolte dal giornalista Hugo Paredero, sono rimaste sconosciute per oltre vent’anni. Diventate un libro, quelle testimonianze adesso sono patrimonio civile collettivo

A Verona dopo la testimonianza di Vera Jarach, del movimento delle Madres di Plaza de Mayo, che è intervenuta al liceo scientifico Messedaglia, si è parlato della dittatura militare argentina (1976-1983) anche attraverso la presentazione del libro di Hugo Paredero intitolato I signori col berretto. La dittatura raccontata dai bambini (ed. Minimum fax, pp. 233, euro 12,50) che si è svolta nella sede dell’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Iversrec). All’incontro hanno partecipato Aurora Delmonaco, presidente del Landis (Laboratorio nazionale per la didattica della storia) e della commissione didattica dell’Insmli (Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia), Agata La Terza, dell’Iversrec, e Andreina Lombardi Bom, traduttrice e curatrice dell’opera.

Il volume raccoglie le interviste realizzate nel 1984 dal giornalista Paredero a 150 bambini (90 maschi e 60 femmine) argentini, di età compresa fra i 5 ed i 12 anni, di varie fasce economiche e sociali, figli di militari, di oppositori politici, di desaparecidos.

In seguito al colpo di Stato del 1976, con il quale fu rovesciato il governo di Isabel Peron e venne instaurata la giunta militare formata da Videla, Massera e Agosti, oltre 30 mila persone furono sequestrate, incappucciate, incatenate, torturate e uccise. Almeno mille erano di origine italiana. Molti desaparecidos vennero gettati nell’oceano dagli aerei militari (i cosiddetti “voli della morte”).

I bambini argentini cosa sapevano e pensavano dei militari, i signori col berretto, della dittatura e delle coraggiose Madri di Plaza de Mayo? Come reagirono all’indomani delle elezioni democratiche? “Io so che grazie ai militari ci sono state persone che hanno avuto una casa. Anche noi, come racconta sempre mia madre”, disse per esempio Rodolfo Adrian Puente, 12 anni. Yamila Clarissa O’Neil, 8 anni, affermò invece: “Erano proprio cattivi, quei signori col berretto. Si sono portati via il mio papà che non aveva fatto niente”. E Sebastian Emanuel Rizzitano, 11 anni: “Il mio papà è militare, però i governi non dovrebbero essere militari. Dovrebbero essere civili, cioè del popolo”.

Per Paredero si tratta di “voci libere, senza veli nella mente né peli sulla lingua”.

La Terza ha dichiarato: “A me hanno colpito profondamente l’intensità e la maturità delle riflessioni di questi bambini; non sono ricordi sfuocati, non sono accenni flash ma sono pensieri, elaborazioni”.

“Sono bambini che sanno individuare bene le caratteristiche dell’ambiente in cui sono vissuti o vivono”, ha affermato la traduttrice Andreina Lombardi Bom che ha aggiunto: “Paredero riferisce di essersi trovato davanti analisti politici, poeti, militanti, ma soprattutto 150 cittadini esemplari, cioè bambini che hanno chiara la coscienza del mondo in cui vivono e che la interpretano da bambini ma in maniera molto lucida”.

Le interviste sono state suddivise in capitoli per argomenti.

Per più di vent'anni il manoscritto è rimasto chiuso in un cassetto perché in Argentina non vi era una casa editrice disposta a pubblicarlo. Poi, per fortuna, il destino ha voluto che le voci sincere dell'innocenza diventassero patrimonio civile collettivo: nel 2006, infatti, due fratelli editori Octavio e Leopoldo Kulesz Fregenal riconoscono alla radio nazionale argentina Hugo Paredero che nel 1984 aveva intervistato Octavio, all'epoca bambino di 7 anni, uno dei 150. Lo contattano e scoprono che il libro non era stato ancora pubblicato, e così decidono di stamparlo. La loro casa editrice indipendente, Libros del Zorzal, lo fa uscire in Argentina nel 2007. Quest'anno è stato tradotto in Italia. Marco Bechis, regista di Garage Olimpo, nella sua prefazione al volume scrive: "Questo libro è un unicum in Argentina".


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