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 Home page > Attualità > Istruzione > Le rette degli universitari italiani sono alte o basse?

Le rette degli universitari italiani sono alte o basse?

A proposito di un recente articolo di Francesco Giavazzi.

Il professore Francesco Giavazzi alcuni giorni fa in un editoriale apparso sul Corriere della Sera (L’Università delle ipocrisie) ha proposto di eliminare il tetto alla contribuzione degli studenti agli atenei, imposto per legge, pari al 20% del finanziamento ordinario annuale dello Stato, con l’obiettivo di permettere così alle università di incrementare a loro piacimento le rette universitarie. Queste “oggi - sostiene l’economista - sono (in media) inferiori ai mille euro l’anno”.

 

L’economista della Bocconi ricava questa cifra, evidentemente, dalla tabella B5.1a (che si riferisce all’anno accademico 2004-5) del rapporto Education at a Glance 2008 che, effettivamente, calcola a 1017 dollari l’ammontare delle tasse universitarie che, in media, uno studente universitario italiano paga annualmente.

Eppure se si scorre quella tabella ci si accorge che, tra i Paesi dell’Ocse, rette più alte di quelle italiane si praticano in Australia, Canada, Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti e Cile, mentre sono più basse in Norvegia, Polonia, Spagna, Svezia, Turchia, Austria, Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Islanda e Irlanda. Anzi, nella Repubblica ceca, in Danimarca, Finlandia, Irlanda, Norvegia, Polonia, Svezia non sono proprio previste tasse d’iscrizione.

Anche se non sono disponibili i dati per molti Stati dell’Ocse e difficile è il raffronto con un Paese importante come la Germania, dove le tasse variano significativamente da Land a Land, è opportuno ricordare che tra i 19 Paesi dell’Ocse che sono anche membri dell’Unione europea per i quali sono disponibili i dati solo nel Regno Unito e in Olanda le rette superano i 1100 dollari (il dato si riferisce, in assenza di quello relativo alle università pubbliche, alle “government-dependent private institutions”, vale a dire quelle che ricevono più della metà dei loro finanziamenti dallo Stato)!

Se è del tutto legittimo proporre, come fa Giavazzi, di incrementare le rette studentesche per i più agiati per finanziare borse di studio per i meno abbienti più meritevoli (come è stato recentemente sottolineato in un utilissimo volumetto, Malata e denigrata. L’Università italiana a confronto con l’Europa, l’Italia è agli ultimi posti in Europa per residenze universitarie, borse di studio, prestiti agevolati, servizi vari agli studenti come trasporti, pasti e housing), lo è meno presentare l’università in Italia come “gratuita” lasciando intendere che all’estero essa sia generalmente più costosa che da noi.

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