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Le popolazioni del sud Europa ad un passo dalla rivolta contro l’austerity

Archiviata la profezia Maya attendiamo il "diluvio universale". L'onda della protesta potrebbe dilagare ad una velocità stupefacente, nel giro di mesi, non di anni. E i costi, s oprattutto quelli politici, potrebbero essere immensi.

Archiviata la profezia Maya attendiamo il "diluvio universale".

La "tempesta perfetta" potrebbe essere lo sfascio dell'Euro, questo grande e discusso esperimento di unione monetaria senza unione politica che attualmente sta gettando sul lastrico i popoli mediterranei.

Tutto potrebbe crollare ad una velocità stupefacente, nel giro di mesi, non di anni. E i costi, soprattutto quelli politici, potrebbero essere immensi. L'euro (o almeno la maggior parte di esso) potrebbe ancora essere salvato. Ma ciò richiederebbe che in Germania e nella governance della BCE cominciassero a prevalere gli interessi del sud Europa: le popolazioni di Grecia, Spagna, Portogallo, Italia sono oramai allo stremo e le tensioni sociali al limite della rivolta. Le critiche alla politica economica Europea sono pressoché regola dominante nel pensiero dei premi Nobel per l'economia:

"La politica di austerità è un autogol", Paul Krugman spara a zero contro l’approccio lacrime e sangue di stati e istituzioni Europee, punitivo al limite del sadismo.

“Io penso che sia fondato chiedere all’Europa di muoversi: tutta questa austerità è la negazione della crescita. Serve invece un programma di stimolo” Robert Solow.

“Io vengo dalla scuola di Chicago e sono un sostenitore della responsabilità fiscale ma a questo punto è chiaro che la ripresa non può venire con i tagli. La crescita va messa prima dell’austerità” Gary Becker

"La politica di austerità è stata introdotta in Europa troppo presto. Prima bisogna stimolare la crescita, poi pensare all’equilibrio di bilancio” Eric Maskin.

"L’austerity è stata un fallimento: non solo non ha risolto la crisi dell’Eurozona, ma ha minato la partecipazione dei cittadini creando disaffezione verso la politica e le istituzioni” Amartya Sen.

L'austerity varata dall'Europa per salvare l'euro serve solo alla Germania: i prodotti tedeschi, se dovessero affrontare la concorrenza dei paesi mediterranei il cui export sarebbe favorito da una svalutazione delle monete nazionali, si troverebbero di fronte ad una concorrenza di prezzo molto agguerrita.

I commenti degli economisti rimangono del tutto inascoltati, relegati dagli stessi giornali che ne pubblicano gli articoli in posizione marginale. Ma le popolazioni mediterranee sono alla fame e, ben presto, le tensioni sociali saliranno, delle due l'una: o saranno risolutive le decisioni della "maggioranza silenziosa" espresse civilmente nelle urne oppure si arriverà ai forconi in piazza ed al linciaggio dei politici d'ogni razza e colore. Sempre più in difficoltà nel fare la spesa per dare una vita dignitosa alla propria famiglia, la gente se ne frega dell'Europa e dell'Euro. Finché resiste la democrazia le prossime elezioni, in tutta Europa, rifletterano questo stato di insofferenza. Se dovessimo aspettare il crollo della democrazia... beh, allora sarà tutto più complicato e di certo non pacifico.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.161) 4 febbraio 2013 12:27

    Articolo che non dice nulla di nuovo, mi pare. 
    Non mi è ben chiaro l’intento: uno sfogo per la paura che tutti ci attanaglia? L’ennesima esortazione del tipo "Pentitevi!"? Un’aforisma del tipo "meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine"?
    Il problema è sempre, quello mutuato da Gramsci: CHE FARE? Nonostante tutte le esortazioni, i moniti, gli avvisi di pericolo di burrasca, nessuno riuscirà a convincere pacificamente i supposti privilegiati (Tedeschi, ma non solo), a rinunciare ai loro privilegi.

    • Di (---.---.---.39) 4 febbraio 2013 12:47

      La critica iniziale è corretta, in effetti non si tratta di niente di nuovo. Credo però che le motivazioni "politiche" costringeranno l’Europa a ripensare i vincoli imposti ai paesi deboli. A meno che non si preferisca, come sottolineato nell’articolo, rischiare la rivolta degli affamati. Io sono convinto che, di fronte alle proteste popolari che covano e rischiano di sfociare in atti concreti (la fame è una brutta bestia: storicamente le rivoluzioni non nascono per le contrapposizioni ideologiche ma per la "rabbia" dei popoli allo stremo) anche l’Europa arriverà a più miti consigli. Per quanto riguarda quest’ultima conclusione, ovviamente, si tratta di una mia opinione. Ma sarei pronto a scommetterci.

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