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Le persone invisibili

La rimozione collettiva rende miopi.


Partiamo da quello che, al parcheggio, vi sollecita con insistenza a dargli un contributo (se no ti ritrovi la macchina rigata), o al semaforo cerca di pulirvi il parabrezza o di rifilarvi improbabili souvenir.
 
La reazione spontanea è quella di dire: ma vai a lavorare. Giusto. Ma dove, da chi? Qual è l’azienda che può essere interessata ad assumere queste persone con un curriculum solitamente non incoraggiante?
 
Arriviamo al punto: tutti vorremmo che lavorassero. Tuttavia nessuno di noi sarebbe disponibile a dargli concretamente un lavoro (E chi si fida?).
 
Il problema è chiuso. Noi continuiamo nei nostri mugugni. Loro continuano ad "aggiustarsi". Del resto noi abbiamo cose ben più importanti di cui occuparci.
 
Proviamo ora a cercare di ricordare quante persone ciascuno di noi conosce che, per i più svariati motivi, nonostante siano in età da lavoro e nonostante siano privi di reddito sufficiente, passano la giornata prive di qualunque occupazione.
 
Non ci riferiamo a quelle persone, già sfortunate, che hanno perso il lavoro perché l’azienda ha chiuso (e di questi tempi è sempre più frequente...), ma di quelle che un lavoro non ce l’hanno proprio mai avuto. Per vicissitudini personali, per problemi psichiatrici, o semplicemente per stili di vita poco raccomandabili, per frequentazioni di sostanze o persone ritenute pericolose.
 
Ebbene, per queste persone concetti come ferie, vacanze, risparmio, orari, impegni, programmi per il futuro, sono concetti impropri, sconosciuti. I "consigli per gli acquisti" dai quali ogni minuto sono bombardate costituiscono autentiche istigazioni a delinquere. Le notizie che quotidianamente sentono relative alla vita politica ed economica sono indisponenti. Intanto perché sentono che gruppi numerosi di persone stanno vivendo spudoratamente sulle spalle della collettività, carichi di privilegi che non si preoccupano neanche più di tenere nascosti. E poi perché vedono la maggior parte delle persone che comunque, nel loro piccolo, hanno almeno una situazione sostenibile, una rete di rapporti familiari e sociali più o meno soddisfacente, un lavoro su cui contare pur con i problemi che comporta, qualche organizzazione sindacale o di categoria con la quale far sentire la propria voce. Persone che "esistono" non fosse altro perchè rientrano in categorie sociali riconoscibili sulle quali si fanno statistiche e sondaggi.
 
No, le persone di cui vi parliamo sono escluse da tutto ciò. Esistono ma sono invisibili. Colpevolmente (per noi) invisibili. Perché ci da fastidio vederle. Dunque rimuoviamo il problema. E ci illudiamo di averlo risolto.
 
E la prossima volta che al semaforo qualcuno ci infastidirà imprecheremo nuovamente: ma vai a lavorare.
 
E continueremo a sentirci maturi e intelligenti.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.192) 13 settembre 2010 20:55

    vedi caro pier io condivido quello che tu poni moralmente.
    ma facciamo un passo indietro:
    partiamo da un pilastro progettuale condiviso da varie legislature passate presente ecc.
    L’INTEGRAZIONE.
    esempio condivisibile, presente,e da parte mia (fallimento soprattutto provinciale, (quindi immaginiamolo nel complesso nazionale ) .
    nuclei di etnia tipo SINTA O ROM con alle spalle culture circensi o artigiane, alle quali 40 e dicoQUARANTA anni fa’ hanno dato spazi,suoli publici , lavori a progetto quindi appoggiati a "EDUCATORI che si sentono appagati avendo fatto divertire ragazzi a"rischio",portati al cinema a nostre spese, (cosa che riuscirebbe anche a me’, forse e’ piu’ difficile spiegargli che domani si va a lavorare alle 07,oo) .
     rapportato ai giorni odierni, scopriamo nostro malgrado che il nipote del SINTO del quarantenne integrato continua a delinquere.
    conclusione? ; mi hanno sempre insegnato non a risolvere i problemi ma a affrontarli.qui invece con l’entrata di certe popolazioni veramente disumane mi sembra di entrare in guerra.
    guarda io amo il mio prossimo ma non ammettere fallimenti sociali e programmi educativi falliti, e’ ingannare il popolo. l

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