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Le escort del Presidente: l’attacco di Famiglia Cristiana

Continuano alla Procura di Bari le deposizioni delle ragazze che hanno preso parte alle "feste" organizzate dall’imprenditore Gianpaolo Tarantini nella residenza romana del Presidente del Consiglio a Palazzo Grazioli.

Arriva la dura presa di posizione del direttore della rivista dei "paolini" don Antonio Sciortino, il quale solleva la "Questione morale". 

<<Limite della decenza>> - <<Comportamento indifendibile>> - <<Emergenza morale>>.

Queste le espressioni salienti della dichiarazione fatta dallo stesso direttore di Famiglia Cristiana in ordine alle note vicende baresi.

L’attacco di don Sciortino si rivolge apertamente a Silvio Berlusconi: <<Chi esercita il potere, anche con un ampio consenso di popolo, non può pensare di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa>>.

Don Sciortino si rivolge in questo caso all’ipotesi che il governo penserebbe di "comprare" il silenzio dei vescovi con la promessa di far approvare in tempi brevi la legge sul testamento biologico, per evitare che altri casi come quelli di Piergiorgio Welby o quello di Eluana Englaro, possano ripetersi in futuro.

<<La Chiesa però non può abdicare alla sua missione e ignorare l’emergenza morale nella vita pubblica del Paese. Nessuno pensi di allettarla con promesse o "ricattarla" con minacce perchè non intervenga e taccia>>.


Con queste dichiarazioni don Sciortino si è tirato addosso l’ira del premier e dei suoi portaborse,  Maurizio Sacconi e Gaetano Quagliariello in testa, senza escludere la presunta ira degli stessi vescovi, a cominciare dalla Cei (Conferenza episcopale Italiana) che sembra aver voltato la testa dall’altra parte, a cominciare dal suo massimo rappresentante, il cardinale Bagnasco.

Certo l’attacco di Famiglia Cristiana è diretto in primo luogo alla stessa Chiesa, e quello che più di tutto sorprende è il silenzio di quella parte dei vescovi italiani sempre pronti ad alzare la bandiera dell’etica e della morale, e che invece in questo caso tace, e sembra anzi remissiva, barattando il silenzio con l’utilità di future leggi ad essa favorevoli.

Don Sciortino continua come in preda ad una furia di avvenuta presa di coscienza, di una dignità che vuole a tutti i costi venir fuori ed essere divulgata a tutti i cristiani "smarriti": <<Il problema dell’esempio personale è inscindibile per chiunque accetta una carica pubblica. In altre nazioni, se i politici vengono meno alle regole o hanno comportamenti discutibili, sono costretti alle dimissioni. Perchè tanta diversità in Italia?>> 

Tra le tante critiche mosse poi al "prelato ribelle", quella che più di tutti mi sembra doveroso riportare è quella di Daniela Santanchè - <<Famiglia Cristiana rappresenta solo un gruppetto eversivo all’interno della Chiesa e per questo Berlusconi non se ne deve preoccupare>>. 

Per un giorno don Sciortino si è sostituito a tutti quelli che avrebbero dovuto da tempo pronunciare quelle parole, a cominciare dall’Opposizione parlamentare; per un giorno don Sciortino ha avuto il coraggio di sostituirsi ai vescovi, pavidi e rannicchiati nel loro guscio di ipocrisia teologica.

Per un giorno don Sciortino è diventato il mio idolo, la mia voce, il mio spirito, la mia anima, la mia coscienza.

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