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Le elezioni portano a una crescita dei contagi?

Al momento non è chiaro se e quanto possano pesare le attività di campagna elettorale e di voto nell’aumento dei contagi

Ieri sera, prima di convocare Mario Draghi al Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha spiegato i motivi per i quali non sarebbe auspicabile per l’Italia andare a elezioni in questo momento. Tra queste ragioni, il Presidente ha accennato al fatto che, in quei paesi dove si sono tenute le elezioni si è verificato un aumento dei casi di coronavirus, legato alla campagna elettorale e al giorno o ai giorni di voto.

“La campagna elettorale richiede – inevitabilmente – tanti incontri affollati, assemblee, comizi: nel ritmo frenetico elettorale è pressoché impossibile che si svolgano con i necessari distanziamenti. Nei paesi in cui si è votato – obbligatoriamente, perché erano scadute le legislature dei Parlamenti o i mandati dei Presidenti – si è verificato un grave aumento dei contagi”, ha detto Mattarella. 

Nell’ultimo anno si sono tenute elezioni a livello nazionale in almeno 22 paesi (come le presidenziali negli Stati Uniti o il referendum costituzionale in Italia) e elezioni locali in 83 paesi (come in Francia, Germania e di nuovo Italia). Guardando l’evoluzione dei casi nel periodo elettorale è quindi possibile provare a vedere se è vero che le elezioni determinano un aumento dei contagi. 

 

Elezioni e contagi

La Corea del Sud è stata uno dei primi paesi a recarsi alle urne dopo lo scoppio della pandemia. Nonostante si trovasse ancora ad affrontare la prima ondata, il Paese ha infatti tenuto le elezioni legislative il 15 aprile 2020. A marzo, la Corea del Sud aveva avuto fino a 600 casi al giorno, tuttavia ad aprile, con l’avvicinarsi delle elezioni, la curva dei contagi aveva cominciato a scendere. Come possiamo notare dal grafico, a seguito delle elezioni il calo dei contagi è proseguito, contando poche decine di casi al giorno fino ai primi di agosto. Secondo i dati, dunque, in Corea del Sud non c’è stato un aumento dei casi: il merito di questo mancato aumento potrebbe essere attribuibile all’ottimale gestione della pandemia messa in atto dalle autorità sudcoreane, considerate tra le più efficienti a livello globale.

In Serbia si è invece votato il 21 giugno 2020: l’affluenza è stata poco sotto il 50% e in calo rispetto alle precedenti elezioni. Si è trattato delle prime elezioni a livello nazionale tenute in Europa dopo l’arrivo del coronavirus. A seguito delle elezioni qui si è osservato una crescita abbastanza veloce dei casi: il picco di questa crescita si è avuto a fine luglio quando poi sono tornati a calare. Nei giorni successivi alle elezioni si scoprì però che i dati della settimana precedente erano stati sottostimati. 

Spostiamoci ora in Croazia, dove lo scorso 5 luglio si è votato per le elezioni parlamentari. Guardando all’andamento dei casi si vede una crescita dei contagi iniziata prima che il Paese si recasse alle urne. A giugno si registravano in media 1-2 casi al giorno, ma venti giorni prima delle elezioni i contagi si erano moltiplicati. Dopo le elezioni i contagi hanno continuato a crescere, raggiungendo un picco a distanza di due settimane dal voto.

In Polonia si sono tenute in due turni le elezioni presidenziali. Il primo turno si è tenuto il 28 giugno e il secondo il 12 luglio, con un’affluenza pari rispettivamente al 64% e al 68%. Nei giorni precedenti al primo turno si è assistito a un calo dei casi, che sono rimasti costanti nelle due settimane tra i due turni per poi tornare a crescere dopo il 12 luglio, in particolare tra le fine del mese e l’inizio di agosto.

In Macedonia del Nord le elezioni, che si sarebbero dovute tenere ad aprile, furono rimandate al 15 luglio 2020, registrando un calo netto dell’affluenza – che è stata di poco superiore al 50%. Qui i casi sono rimasti costanti dopo le elezioni: nel mese successivo (e anche in quelli dopo) non si è infatti avuta nessuna particolare crescita, ma piuttosto un leggero calo. I casi sono poi saliti solamente ad ottobre mentre l’intera Europa veniva investita dalla seconda ondata.

Il 25 settembre si sono tenute le elezioni parlamentari in Islanda. Nonostante nella settimana subito successiva al voto si fosse registrato un lieve calo dei contagi, a tre settimane dall’appuntamento elettorale l’Islanda ha avuto il numero maggiore di casi mai registrato da inizio pandemia. In questo caso è quindi possibile che le elezioni e la campagna elettorale abbiano contribuito alla crescita dei casi. Si tratta comunque di numeri molto piccoli ed è facile avere delle crescite.

Gli Stati Uniti hanno votato il 3 novembre, anche se quest’anno c’è stato un ampio ricorso al voto anticipato, via posta o di persona. I casi hanno iniziato a salire nel mese precedente le elezioni e hanno continuato a crescere in quello successivo. Negli Stati Uniti, però, la campagna elettorale dura mesi e mesi, quindi è più complesso trovare un nesso di causa e conseguenza. A ottobre gli Stati coinvolti erano quelli del Midwest, fino ad allora meno colpiti dalla pandemia.

Dei ricercatori all’Università di Stanford a ottobre hanno pubblicato una ricerca in cui analizzavano i dati a seguito di 18 comizi tenuti dall’ex presidente Donald Trump tra il 20 giugno e il 22 settembre. Secondo le loro stime, questi comizi avevano causato 30.000 casi e almeno 700 decessi, e il fatto che i sostenitori di Trump non rispettassero il distanziamento sociale e non usassero la mascherina ha probabilmente peggiorato le cose. Il problema di questo studio, però, è che non veniva stabilito un nesso causale tra i comizi e la crescita dei casi, in quanto non c’era un’indagine sul campo. 

Un articolo del Guardian ha inoltre evidenziato come diverse persone che lavoravano nei seggi e negli uffici elettorali siano risultate positive sia prima che dopo le elezioni. 

In Romania le elezioni sono state il 6 dicembre e ha votato solo il 33% degli elettori. Il peggior momento della seconda ondata dei casi in Romania è stato a novembre, mentre a dicembre i casi erano in fase discendente. Per tutto il mese successivo al voto, comunque, si è visto un progressivo calo e le elezioni non sembrano aver avuto particolare effetto.

Infine, in Italia si è tenuto il 20 e il 21 settembre a livello nazionale un referendum costituzionale per la riduzione dei parlamentari. I nuovi contagi hanno iniziato a crescere dieci giorni dopo arrivando in un mese a 10.000. Ma anche qui è difficile identificare un nesso di causa ed effetto. 

Provando a correlare l’affluenza a livello provinciale e l’aumento dei casi, un mese dopo le elezioni si vede che, ad esempio, le province con affluenza superiore al 60% non avevano un maggior numero di casi rispetto a quelle con un’affluenza minore del 50%, mentre quelle con affluenza tra il 50% e il 60% erano le più colpite. 

 

Cosa dicono le ricerche scientifiche

In questi mesi ci sono state alcune ricerche che hanno evidenziato un impatto delle elezioni sui contagi, anche se i risultati sono provvisori e non particolarmente solidi. 

In Francia il 15 marzo si è tenuto il primo turno delle elezioni comunali a cui hanno partecipato oltre 20 milioni di elettori. Il secondo turno fu poi rimandato per la forte crescita dei casi a cui si stava assistendo nel Paese. Una ricerca ha evidenziato come le elezioni sembrano aver avuto un impatto laddove i casi erano già alti e nessun impatto dove la circolazione virale era bassa: nel complesso le elezioni avrebbero determinato 4.000 ricoveri in più entro la fine di marzo (il 15% del totale). 

In Wisconsin il 7 aprile si sono tenute le primarie in vista di novembre. Una ricerca ha identificato un collegamento tra l’affluenza e la crescita dei casi: a un aumento del 10% dell’affluenza ai seggi è stato associato un aumento del 18% dei casi nelle due o tre settimane successive al voto.

Anche le elezioni in Baviera sembrano aver avuto un ruolo nella crescita dei casi. A un aumento di un punto percentuale dell’affluenza sono stati associati 13,6 nuovi casi e 1,2 nuovi decessi ogni 100.000 abitanti nelle tre settimane successive alle elezioni. 

Un’altra ricerca ha invece trovato un legame tra la data delle elezioni e le politiche adottate dai presidenti o primi ministri nei mesi precedenti al voto: se si deve votare, infatti, sembra che vengano adottate politiche più permissive. 

 

Conclusione

In conclusione, il legame tra elezioni e crescita dei casi non è chiaro e i risultati sono ambigui. In alcuni casi si è assistito a una crescita dei casi nei giorni seguenti o anche precedenti al voto e in altri a una sostanziale stabilità.

Nelle elezioni tenute nella prima parte dell’anno, anche quando si è registrata una crescita dei casi, va comunque tenuto conto che spesso si è trattato di piccoli aumenti, in particolar modo considerando i casi che si sono registrati poi in autunno-inverno. 

In generale, è difficile identificare un nesso causale tra elezioni e contagio e capire quali attività legate alla campagna elettorale possono far crescere i casi. Anche quando sembra esserci un legame, infatti, va evidenziato come possano esserci diversi fattori concomitanti – come la ripresa della vita normale dopo il periodo estivo – a portare ad una crescita dei casi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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