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Le contraddizioni del Legislatore: ruba pacco di wafer da 1,29 euro condannato a tre anni

Ruba una pacco di wafer, del prezzo di un euro e 29 centesimi condannato a tre anni di reclusione. Condannati all’ergastoli per rapina e omicidio, godevano di permessi per buona condotta e continuavano a rapinare i furgoni porta valori.
 

Chi ruba poco va in carcere e non esce, chi uccide e rapina milioni esce con permessi speciali.

In questo bel paese accade anche questo. I fatti che mi accingo a descrivere hanno del surreale nel nostro Parlamento, infatti, vengono approvate leggi così contrastanti fra di loro, che si premia con permessi speciali il rapinatore omicida e si condanna un ladruncolo perché la legge Cirielli ha tolto i benefici dell’attenuante del danno lieve. Questa decisione sarebbe giusta se venisse applicata anche ai reati più gravi e non si concedessero permessi speciali agli ergastolani, o gli arresti domiciliari ai mafiosi, che soffrono di stress da cella per sfuggire al regime del 41 bis “carcere duro”. 
 
Napoli, 08 luglio 2009: un uomo di 40 anni viene condannato a tre anni di reclusione per aver rubato in un discount di Melito un pacco di wafer del valore di un euro e 29 centesimi. L’uomo non ha potuto beneficiare dell’attenuante del danno lieve per la legge Cirielli, che ha comportato un giro di vite per i recidivi. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico di Marano al termine di un breve dibattimento che era stato chiesto dal pm nel giudizio immediato.
 
Roma 07 luglio 2009: erano stati condannati all’ergastolo per l’omicidio di una guardia giurata, sfruttavano i giorni di permesso premio ottenuti durante l’anno per mettere a segno i colpi insieme con altri cinque complici.
 
Li hanno arrestati ieri mattina gli investigatori, poche ore dopo che avevano tentato l’assalto a un furgone blindato della Sipro, sulla via Flacca, vicino Gaeta: la rapina avrebbe fruttato quasi un milione e mezzo di euro. Sono finiti in manette i due “ergastolani ”cinquantenni in permesso, condannati per rapina, omicidio e tentato omicidio, altri due complici padre e figlio; il genitore ha precedenti per rapina ai portavalori, un 46 enne, detenuto semilibero affidato in prova ai servizi sociali, un 53 enne, con diversi precedenti specifici e un altro complice beneficiario dell’indulto, condannato per rapina, sequestro di persona e furto.
 
Gli investigatori, sono arrivati a loro con una indagine congiunta coordinata dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Roma. Gli investigatori tenevano d’occhio i rapinatori dallo scorso novembre. Alcuni componenti della banda, infatti, avevano assaltato un furgone portavalori nella zona del Divino Amore: un bottino di due milioni e mezzo di euro, da dividere in parti uguali. Indagando su quella rapina, gli inquirenti sono riusciti a individuare il covo della banda, a Pomezia. Ieri mattina i rapinatori sono tornati a colpire: secondo le forze dell’ordine, l’azione, studiata nei minimi particolari, è stata programmata proprio in uno dei giorni di permesso dei cugini ergastolani. Alle 7.30, un furgone Fiat, risultato rubato, ha investito frontalmente il blindato della Sipro. Dall’autocarro e da un fuoristrada che seguiva il portavalori sono usciti i sette rapinatori armati con kalashnikov e mitragliatori: hanno esploso diversi colpi di pistola contro le portiere e il finestrino, ferendo il conducente. Poi i banditi hanno costretto i tre vigilantes a consegnare le armi ed a scendere dal furgone blindato. A quel punto, uno di loro ha cercato di aprire il portellone posteriore con una motosega, ma l’arrivo delle forze dell’ordine non gli ha permesso di completare l’opera. Gli autori della rapina sono stati tutti arrestati da polizia e carabinieri.

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