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Laurea e lavoro: lavori da laureato e laureati da valorizzare

Nell’indagine AlmaLaurea nuove generazioni e difficoltà per un’occupazione coerente con gli studi universitari.

C’è allarme sulla condizione occupazionale dei laureati tra difficoltà di lavoratori non richiesti dal mercato sistema produttivo del Paese che non assorbe laureati. In Italia la spesa per l’istruzione universitaria e ricerca è stata ridotta e abbiamo una percentuale del 20,3% di laureati di 30-34 anni sul totale della popolazione.

Nelle indagini condotte dal Consorzio AlmaLaurea, aumenta la disoccupazione dei giovani laureati italiani (25-34 anni) che nel 2008-2012 ha visto un incremento del 46%. Tra i giovani diplomati della medesima fascia di età, nello stesso periodo, la disoccupazione è aumentata dell’85%, e in totale dei 25-34enni la disoccupazione è cresciuta del 69%.

Considerando l’intero arco della vita lavorativa, la laurea ha garantito +12% di migliore occupazione rispetto al diploma di scuola secondaria superiore, +50% di retribuzioni e maggiore corrispondenza tra competenze richieste e quelle possedute nello svolgimento delle proprie mansioni lavorative. Fra gli occupati i lavoratori in possesso della sola licenza media in Italia raggiungono il 35,8%, contro una media EU27 del 22% e che in Germania scende addirittura al 13,5%.

Con uno sguardo alla classe manageriale e dirigente italiana Eurostat dice che nel 2010 il 37% degli occupati italiani classificati come “manager” aveva solo completato la scuola dell’obbligo, contro il 19% della media europea (a 15 paesi).

Il sistema produttivo italiano ha difficoltà ad assorbire laureati in “lavori da laureato”. Nell’indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia la coerenza complessiva tra competenze possedute dai laureati e richieste del mercato lavorativo cresce nell’arco della vita lavorativa, cosicché ci vuole più tempo per collimare studi con richieste dal mondo del lavoro italiano con tempi lunghi d’inserimento e di stabilizzazione occupazionale.

Negli studi di AlmaLaurea si evidenzia che i benefici dell’istruzione influiscono sull’efficienza complessiva del Paese e sulla spesa pubblica, tanto è che a più elevati livelli d’istruzione si accompagnano migliori condizioni di salute, più soddisfazione, maggiore partecipazione democratica e si riducono i comportamenti socialmente devianti.

Sotto il profilo occupazionale, gli immatricolati nei percorsi delle scienze umane e dell’educazione (“lauree deboli”), nel 2010 costituivano il 19% degli immatricolati in Italia, nei paesi dell’OCSE erano il 21% e in Germania il 23%. Le retribuzioni reali dei laureati dei percorsi tecnico-scientifici si sono ridotte del 9% e a tre anni dalla laurea la quota di laureati del 2009 occupati all’estero è certamente più elevata per gli ingegneri informatici (10,8%) rispetto agli ingegneri (6,6%) e al complesso dei laureati (4,5%).

Per AlmaLaurea, è motivo del difficile reperimento di figure professionali l’interazione tra difficoltà a valorizzare il laureato, scarsa informazione, vischiosità dei mercati del lavoro, elevati costi della mobilità geografica, inefficienza dei canali e strumenti di reclutamento del personale.

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