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Lampedusa docet. Largo ai professionisti delle migrazioni, tra accoglienza e militarizzazione

Lampedusa. Estate 2014. Il fenomeno “migrazione” visto da qui è normalmente paradossale.

Quello che per anni è stato un flusso di notizie sul numero di migranti rinchiusi, ospitati o accolti - a seconda delle veline che hanno riflesso l'orientamento dei governi e degli acronimi adottati, quali CPT, CIE, CPSA per il centro di contrada Imbriacola -, sul numero di migranti deceduti durante la traversata, distinti in uomini, donne, bambini o sul numero di minori approdati nell'isola... ecco, tutto questo si è trasformato in una scenografia lontana dagli occhi degli isolani e dei turisti. Lampedusa non è più un approdo come lo era una volta. Adesso è la Sicilia che supplisce a questo ruolo, con i suoi porti di Pozzallo o di Porto Empedocle. Da qui si vedono solo il mare e il cielo attraversati con una frequenza variabile dai mezzi di Mare Nostrum.

Il Mediterraneo è cosa nostra, dice il governo italiano che però vorrebbe dividere i costi con altri Paesi e fatica ad avere la solidarietà degli altri governi europei. Dopo la tragedia del 3 ottobre, la più grande delle isole Pelagie è stata “lasciata in pace”. Gli “sbarchi” (a proposito, qualcuno ha mai visto dei migranti sbarcare da soli? E allora perché si continua ad usare questa parola?) avvengono altrove, ma basta l'insistenza dei tg che ogni giorno dichiarano a quante miglia a sud da Lampedusa viene soccorsa ogni imbarcazione, per generare una sensazione di rischio nei vacanzieri. Per essere più precisi, quelli che vanno ingiustificatamente in ansia, sono i familiari di molti dei vacanzieri che giungono a Lampedusa e sono costretti a passare le prime ore al telefono per rassicurare i parenti sul fatto che l'isola è molto bella e il mare ancor di più, che non si vedono migranti in giro e che non c'è nessun rischio sanitario sull'isola.

In realtà, l'estate del 2014 ha conosciuto un momento di provvisoria riapertura del centro, proprio l'8 luglio, mentre nella piazza davanti la chiesa del paese si festeggiava il primo anniversario della visita di Papa Bergoglio e la santa messa in diretta tv su Rai1 insisteva sul carattere “accogliente” dell'isola. Guarda caso, proprio quel giorno si sono rivisti i primi migranti al molo Favaloro con le telecamere pronti a riprenderli. Una messinscena teatrale degna del miglior drammaturgo ministeriale. Tutto fa brodo quando bisogna far vedere al Paese e al mondo quanto siamo buoni ed accoglienti.

C'è da insistere su questa parola: "accoglienza!" Il vento è cambiato. C'è da insistere perlomeno quanto in passato si è insistito sulla parola "clandestini". La ricordate ancora, anche se non votate Lega? I numeri e le parole - quelle nostre, badate bene, i migranti non parlano mai davanti alle telecamere - servono a dare una cortina di autorevolezza a chi si occupa “professionalmente” del fenomeno. Intanto le guerre alle porte dell'Europa aumentano (Libia, Israele-Gaza, Iraq, Siria, Ucraina) e nessuno parla di quelle che sono le responsabilità dell'Unione europea o dei paesi occidentali sulla nascita o sul protrarsi di questi conflitti. Una domanda fra tutte, dove si fabbricano le armi che producono morti e profughi? Mah, questo non c'entra nulla con le migrazioni, pensa la stragrande maggioranza degli italiani.

Il problema è che bisogna controllare le frontiere. Per quello l'Unione Europea ha Istituito Frontex, con un budget che sfiora i 100 milioni di euro per il 2014. Gli uomini vanno bloccati in qualunque modo, le armi e i business non sono contemplati in questo genere di controlli. E poi, chissà se gli italiani sanno che la stragrande maggioranza di immigrati irregolari (e giusto per intenderci, i richiedenti asilo non sono contemplati in questa categoria) arrivano da nord, dalle frontiere alpine, sotto ai tir o su autobus con visti turistici che poi scadono. Paradossalmente saranno passati più “clandestini” da Venezia che da Lampedusa, eppure non c'è un solo italiano che penserebbe di rinunciare ad andare a Venezia per paura dei migranti. Bollori mediatici!

E intanto il numero dei turisti in questa estate 2014 è inversamente proporzionale al numero dei migranti che arrivano dal mare. In Italia c'è crisi, chiudono le fabbriche e le aziende, il Mezzogiorno è in ginocchio, però proprio nel sud dell'Italia stanno concentrando i centri con maggior numero di richiedenti asilo. Un esempio per tutti è quello di Mineo, piccolo centro nella campagna catanese, dove hanno ammassato circa 5mila richiedenti asilo. Bella cosa il Sud, una volta ci portavano le raffinerie e le fabbriche che non volevano al Nord, adesso ci posteggiano i migranti, considerandoli non una possibile fonte di ricchezza culturale e materiale, ma una sorta di rifiuto da stoccare in qualche posto lontano da occhi indiscreti. Sempre di business si tratta.

In fondo cosa volete che sia un'accoglienza degna di questo nome, se da un lato non porta palate di denaro a coloro che gestiscono il grande affare dell'ospitalità e se dall'altro non è utile a militarizzare le frontiere? Tanto lo sappiamo che la guerra è alle porte dell'Europa. Meglio schierare le truppe in tempo, magari con la scusa delle braccia aperte verso i migranti. A Lampedusa si parla anche di nuovi radar militari che dovranno controllare il tanto umiliato Mare Nostrum. L'isola e i suoi abitanti non riescono a farsi una ragione del come mai continuino ad essere vittime di un'indifferenza pressoché totale da parte delle istituzioni per quanto riguarda i servizi essenziali che dovrebbero essere offerti (ospedale, scuole, collegamenti navali, collegamenti aerei a prezzi accettabili, carburante che al momento in cui scrivo sfiora i 2,40 euro...) e invece quando c'è da muovere centinaia di migliaia di euro al giorno per altri interessi, molto più “accoglienti e militareschi”, non si bada a spese.

Il sentimento circolante sull'isola la dice lunga sulla gestione del fenomeno migrazione in Italia nell'ultimo decennio. Non a caso, qui era stata eletta una senatrice della Lega Nord. Non a caso, proprio a Lampedusa si muove una delle realtà associative più attive d'Italia, il collettivo Askavusa (dal siciliano: “a piedi scalzi”), il cui ruolo è riconosciuto da anni in tutta Europa per la capacità di fornire supporto ai migranti, di veicolare informazioni su quanto succede nell'isola rispetto al fenomeno migrazione, di elaborare analisi basate su pratiche di azione testate sul campo, su uno dei territori più caldi d'Italia. Non a caso Askavusa è formata esclusivamente da volontari che non accettano un euro da istituzioni pubbliche né da aziende o associazioni o privati che hanno comportamenti eticamente ambigui.

Hanno comportamenti radicali questi di Askavusa, è vero, tanto da avere restituito al mittente, cioè a re Giorgio Napolitano, le medaglie di encomio che avevano ricevuto negli anni passati, motivando questo rifiuto. In più, a Lampedusa esiste un posto, come Porto M, gestito da Askavusa, dove è allestito un museo con gli oggetti recuperati dai barconi dei migranti prima che finissero al macero. Le storie delle persone che sono arrivate fin qui sembrano riaffiorare dal mare, rivivere, tanto da provocare emozioni fortissime nei visitatori che giungono da tutta Europa e non solo. Infine, e per chiudere, ogni anno nell'isola Askavusa organizza il Lampedusa in Festival, giunto alla sesta edizione, un festival di documentari sull'immigrazione, condito da workshop, mostre, presentazioni di libri e concerti. Ogni anno si affronta un tema diverso, quest'anno, dal 25 al 30 settembre, sarà la “militarizzazione”.

Poi sarà la volta di un altro anniversario, un'altra triste commemorazione, quella del 3 ottobre. Toccherà anche stavolta preparare i fazzoletti per asciugare le lacrime ai coccodrilli di regime che arriveranno sull'isola per ricordare agli Italiani una tragedia su cui ancora ci sono diversi punti oscuri. 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.240) 16 agosto 2014 12:22

    L’italia e’ un paese meraviglioso, comprende tutte le razze e le idee.
    Una tra queste, e la splendida realizzazione tra le migliori passionevoli ong e fabbriche d’armi.
    Agli immigrati diamo cibo, acqua, un pochino di euri e un FRANCHI SPAS, per risolvere i problemi dei loro paesi.
    Come? Incontrate un avvocato, un contabile, un banchiere, un religioso, una femminista, uno stupratore, una che vende farmaci per la depressione, un giudice, un politico, un azionista, un funzionario degli esteri, un sindacalista, uno sbirro, una maestra pedofila...
    USATE IL FRANCHI SPAS, RISOLVERETE TUTTI I PROBLEMI DEI VOSTRI PAESI E FINIRETE DI ROMPERE I LE OVAIE DELLE ITALIANE CON LE VS RICHIESTE DI CIBO E MISERICORDIA.
    https://en.wikipedia.org/wiki/File:...

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