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Salvini, l’uomo che fissa i tapiri

Guarda come gongola, guarda come gongola, col tapir, paparapapà.

Il leader maximo della Lega Nord ha deciso di festeggiare il successo elettorale consegnando un tapiro a “quelli che nonostante tutto e tutti hanno continuato a votare per la sinistra delle tasse e dell’immigrazione”. Un breve video di un minuto e passa, un ringraziamento per i suoi 921mila amici su facebook e poi, questo campione di originalità ha tirato fuori un tapiro d’oro ed ha fatto il suo pezzo di satira “strisciante”. Naturalmente la gran parte dei quotidiani online lo hanno ripreso senza commentare, come fosse il vangelo di Matteo. Che poi è quello più alla moda in questi tempi selfie. Renzi docet.

Nessuno infatti sembra essersi posto la domanda: chi glie li dà i tapiri a Salvini? Li scolpisce lui per caso? Li alleva? Li compra in Uzbekistan? Niente di tutto questo, i tapiri di Salvini sono originali, consegnati brevi manu da Valerio Staffelli, inviato di “Striscia la notizia”.

Nel dicembre 2014 ne ha preso uno perché è stato sputtanato per via delle famose felpe che indossava, rigorosamente di produzione straniera, nonostante il suo amore ossessivo, quasi da stalker, per il territorio.

Insomma, ne ha avuto di tempo per fissare quel tapiro negli occhi e farsi venire una battuta ma forse il lampo di genio (il top rimane sempre Berlusconi che diede del coglione agli elettori di sinistra) arrivò nel gennaio 2015, quando il caro Matteo ha incassato un altro tapiro ben più pesante. Infatti, Salvini è stato accusato dall’europarlamentare belga Marc Tarabella di essere un assenteista per quanto riguarda i lavori della commissione sugli appalti pubblici. Lui candidamente ha ammesso tutto: «È vero che alla commissione di Tarabella non ho partecipato, ma quel tizio belga ha lavorato un anno e mezzo per partorire una schifezza. Io non voglio essere corresponsabile di un’Europa che ammazza la nostra gente».

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Strano modo di sentirsi a posto con la coscienza. Quando si mette in tasca i soldi da parlamentare europeo non si sente “corresponsabile”?

Naturalmente né Staffelli né altri gli hanno posto questa domanda. Per gran parte dell’informazione italiana, i contenuti della Lega Nord si comunicano semplicemente mostrando come cresce il guardaroba di Salvini. Ormai le felpe nell’armadio non sono più organizzate per colore o per stagione, ma per regione e comune. Considerando che ci sono 8047 comuni in Italia, meglio che Salvini cominci a pensare di prendere una casa più grande. E gli è andata di culo che hanno abolito le province, quantomeno sulla carta.

Certamente in quell’armadio non gli resterà spazio per mettere una felpa con su stampato “Bruxelles” o “Strasburgo”, cioè le sedi del Parlamento europeo che danno il pane a Matteo. Purtroppamente, non di sola felpa vive l’uomo.

E di cosa si occupa la regionalistica Lega Nord a Bruxelles? Nella scheda di Salvini ad esempio c’è scritto che è un “membro della Commissione per il commercio internazionale” e un “membro sostituto della delegazione alle commissioni di cooperazione parlamentare UE-Kazakistan, UE-Kirghizistan, UE-Uzbekistan e UE-Tagikistan, e per le relazioni con il Turkmenistan e la Mongolia”. Esticazzi! Chi poteva immaginarlo?

A questo punto la curiosità mi divora. E Borghezio? Che compiti ha Marione a Bruxelles? Niente campanili, of course, Borghezio è un “membro della delegazione per le relazioni con la penisola arabica” e un “membro sostituto della delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti”. E Gianluca Buonanno? Un altro fenomeno, “membro sostituto della delegazione alla commissione di cooperazione parlamentare UE-Russia”. A questo punto devo ammettere che le mie opinioni sulla Lega Nord erano sbagliate. Altro che paracottari, qui stiamo parlando di intelligenze finissime e poliglottismo rutturale, che in confronto la Spectre contro cui combatteva l’agente 007 era una minchiatella di paese.

Hai capito Salvini? Che uomo di mondo! Chissà quante cose avrà imparato. Un giorno o l’altro qualcuno potrebbe chiedergli: “ma i tapiri crescono in Uzbekistan”? Tranquillo, caro Matteo, questa domanda al parlamento europeo non te la faranno mai. Non stanno mica lì a fissìare i tapiri.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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