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Lampedusa: cronache dall’isola che non c’è

"Lampedusa: cronache dall’isola che non c’è" di Tommaso Della Longa e Laura Bastianetto. Un libro testimonianza che narra, di fatto, di quando l’isola c’è, un romanzo corale fatto di 15 brevi storie – cronaca che racconta l’esperienza, il vissuto dei personaggi in prima persona proprio a ridosso delle giornate drammatiche degli arrivi dei migranti via mare. 

Esiste una metafora più appropriata per definire Lampedusa come“l’isola che non c’è”? Forse no. Perché in effetti Lampedusa riaffiora sulle bocche di ognuno di noi solo a tratti. Magari in primavera o in autunno quando ricominciano gli sbarchi dei migranti nel nostro paese, quando la tragedia rende per forza di cose necessario parlare di ciò che succede, quando una terra e la sua gente vengono travolte da un dramma che non sembra avere fine, proprio come accaduto e sta accadendo in questi giorni. Lampedusa, un’isola che come per maleficio così come di colpo appare agli occhi dei più, allo stesso modo scompare.

Ma cosa succede su questa perla della natura al di là delle notiziee delle informazioni trasmesse dai telegiornali e riportate da qualche giornale? Qual è la storia di chi vive l’isola durante le drammatiche giornate degli sbarchi? Quali le emozioni? Chi è Lampedusa? Forse sono queste alcune delle domande a cui prova a rispondere Lampedusa: cronache dall’isola che non c’è il libro di Tommaso Della Longa e Laura Bastianetto, pubblicato un anno e mezzo fa da Edizioni Ensamble. E lo fa, rendendosi portavoce in diretta delle storie e dei personaggi che si muovono sull’isola

Lampedusa: cronache dall’isola che non c’è è un libro testimonianza che narra, di fatto, di quando l’isola c’è, un romanzo corale fatto di 15 brevi storie – cronaca che racconta l’esperienza, il vissuto dei personaggi in prima persona proprio a ridosso delle giornate drammatiche degli arrivi dei migranti via mare. E così, si susseguono il racconto del volontario, arrivato nella terra conosciuta un tempo solo come patria delle tartarughe, del medico, del giornalista, del fotoreporter, del pescatore lampedusano, della proprietaria di un negozio del luogo, del poliziotto in servizio e, naturalmente, dei migranti stessi. 

Sono le voci di chi sull’isola ci è capitato inseguendo il sogno di una vita migliore, di chi ci è nato, di chi ci si è recato volutamente per lavoro o per seguire le inclinazioni di solidarietà. Sono le storie in prima linea di chi ha vissuto quei momenti terribili che gli autori narrano in modo fluido, travolgente e vero. Come si legge nelle parole della donna somala incinta e quel toccante dialogo con la sua pancia e la bimba che ha in grembo. Il passato, il futuro, le condizioni disumane del presente in cui si trova. O ancora le parole semplici del pescatore che ancora dopo anni non si spiega come mai non cambi mai nulla sebbene siano decenni che la situazione si presenta sempre allo stesso modo. E poi, ci sono le parole degli operatori umanitari, dei medici. Parole dirette, d’emergenza, con quella “ansia” da numero. Quante persone abbiamo salvato? Quante saranno disperse?

Il tutto racchiuso in unica voce, quella del libro. Un romanzo che si legge d’un fiato, e che aiuta a capire in modo semplice e chiaro lo spirito, l’accaduto, quello che va oltre la mera notizia. E che oggi, purtroppo, ancora si ripete.

Valeria Generali per "Segnali di fumo - il magazine sui Diritti Umani"

 

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