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La voce di Woody

Woody è un libro originale e coraggioso. La storia è ben costruita ed equilibrata, il ritmo è incalzante. La voce narrante è quella di un cane che con le sue parole racconta quello che vive e quello che vede: l'affetto della Padrona, le ingiustizie, la prepotenza, l'ambiguità umana.

“Mio nome: Woody. Miei anni: quasi tre. Mia razza: basenji. Woody sa bene perché Padrona dice sempre quando persone chiedono. Ma che bel cane, come si chiama? Woody. Ma che bel cane, quanti anni ha? Quasi tre. Ma che bel cane, di che razza è? Basenji. Ma che nel cane: eccomi, proprio me!”

Dopo aver letto qualche pagina al lettore può sembrare che Woody esista realmente e che la sua ingenuità, paura e delusione di fronte alla realtà siano proprio le nostre in modo particolare quando le proviamo le prime volte. L'effetto della lettura è quello che si ha quando si ascolta un bel pezzo musicale, muove le emozioni autenticamente senza che nessuno possa fermarle, sorprendendoci pagina dopo pagina.

Lo scrittore Federico Baccomo non si esibisce in inutili acrobazie linguistiche; la sua scrittura disorienta i lettori più navigati, la sua idea finisce per incatenare con forza sino alla fine, vicini a Woody con cui avremmo quasi voglia di parlare, di confidarci e di consolarlo. E anche di complimentarci. Woody è anche un piccolo eroe perché sa ascoltare la Voce che gli parla nei momenti di grande difficoltà, che lo fa riflettere e poi agire

"Woody: sempre ascoltato Voce dentro testa, sempre ubbidito a suoi ordini, sempre seguito suoi consigli. Sempre fidato (E, diamo a Cesare quello che di Cesare è, Voce dentro testa: mai sbagliato).
La voce che Woody ha nella testa è quella che Baccomo ci invita a riscoprire, penso. Dovunque sia, nel cuore, nella testa, nell'animo, nascosta e preziosa.

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