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La vita ti merita, Professore. In ricordo di Sandro Minisini

Sandro Minisini

(di Zanzuna).

 

Udine, febbraio 2012: Solitudine, malcontento verso tutto, rifiuto di incontrare le persone.

La Siria che era il Paese del “mosaico di culture e religioni”, il Paese degli scavi acheologici, era diventato il Paese della guerra. E la siriana che faceva la mediatrice culturale in Friuli, parlando della poesia e delle feste tradizionali siriane, da quel momento avrebbe dovuto cambiare argomanto e parlare di guerra e di morti.

Una paura tremenda la prima volta che avrebbe dovuto parlare della famiglia Asad e spiegare alla gente che la Siria, il Paese del “mosico di culture”, era dominata da una famiglia di dittatori che la controllava e che l’aveva minata.

Paura di non poter tornare, paura di fare male alla famiglia ancora lì. Paura di piangere mentre parlava, paura di non avere più la voce.

Lui era lì tra la gente. Il professore era lì che ascoltava e guardava. Non si conoscevano ancora.

Molto elegante. Capelli e baffi bianchi, occhiali, un braccialetto di argento al polso destro.

Quando la conferenza finì, si salutarono. Quel saluto ha cambiato molte cose nella vita di solitudine di quella ragazza siriana.

Uno sguardo di padre e il coraggio di uno suo paesano: questo le aveva trasmesso quel primo saluto.

Lui conosceva ogni pietra di Aleppo. Lei, la siriana, si vergognava quando le nominava strade e zone dove non era mai stata. Sentiva che tra lui, le pietre e la gente di Aleppo c’era un legame antico quanto quella pietra bianca.

Lui già dal 2001 sapeva che la Siria non era solo il Paese delle meraviglie. Lui aveva vissuto con la gente e aveva sentito l’odore di sangue tra le pietre di quel Paese “mosaico di culture e religioni”. Lui aveva letto la paura negli occhi della gente. Lui aveva visto come le foto del presidente appese ovunque proibivano ad Aleppo e ala Siria di respirare.

Ma chi ha detto che i confini valgono per tutti? Lui il professore italiano era per lei, siriano in tutti sensi. E lo si capiva quando parlava, perché parlava con il cuore. Si arrabbiava con tutti quelli che giustificavano la dittatura in Siria e a loro chiedeva: se la dittatura l’avessimo avuta noi in Italia, avrebbero reagito nello stesso modo?

Aveva trasformato le montagne del Friuli in una piccola patria per quella siriana. Le aveva fatto trovare il senso di vivere lì, anche se lontanta dal suo Paese in quei momenti bui.

Lei tornerà tra poco. E vi rivedrete. Così vi eravate messi d’accordo.

Lei sente ancora la tua voce, quando le spiegavi del viaggio di Montale e le recitavi la poesia su Aleppo:

Dicevano gli antichi che la poesia
è scala a Dio. Forse non è così
se mi leggi. Ma il giorno io lo seppi
che ritrovai per te la voce, sciolto
in un gregge di nuvoli e di capre
dirompenti da un greppo a brucar bave
di pruno e di falasco, e i volti scarni
della luna e del sole si fondevano,
il motore era guasto ed una freccia
di sangue su un macigno segnalava
la via di Aleppo.

La vita ti merita, Professore…

Arrivederci.

________________

Sandro Minisini, nato a Udine nel 1950, è stato professore di italiano e latino al Liceo classico Stellini di Udine. Ha insegnato per tre anni italiano in Siria, come lettore all’Università di Aleppo, dal 2001 al 2003. Da quando è scoppiata la rivoluzione in Siria si è impegnato a sostegno del popolo siriano e della rivoluzione, sia attraverso l’informazione che con iniziative culturali (8 marzo 2010: “Le esperienze di un professore europeo in una Università siriana”; 6 settembre 2011: “The Arab awakening, il risveglio arabo contemporaneo e la crisi dei Regimi autoritari: il caso della Siria”; 24 febbraio 2012: “Siria, la solitudine di una rivoluzione”; 15 marzo 2013: “A due anni dalla rivolta siriana”, inaugurazione della mostra di Daniela Isola sua moglie, “Aleppo la città perduta”, 5 agosto 2013: “La nostra Siria”). Il 20 agosto 2014 il Messaggero Veneto titolava: “Addio al professor Minisini”.

 
 
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