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La “superevoluzione” degli OGM

 

Sebbene si parli spesso di biologia sintetica, le uniche piante totalmente sintetiche al momento sul mercato sono quelle che popolano i nostri appartamenti in inverno. “Per quanto riguarda la ricerca scientifica nel settore del biotech botanico invece, siamo ancora nel settore della ricerca di base, parlare di piante sintetiche o addirittura di computer biologici nel prossimo futuro non è assolutamente corretto.”

La premessa è di Roberto Defez, dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse (Ibbr) del Cnr di Napoli, mentre commenta ai microfoni di OggiScienza i risultati di un recente studio dal titolo Plant synthetic biology takes root (La biologia sintetica vegetale fa le radici), pubblicato su Science da June Medford e Ashoka Prasad, dell’Università del Colorado, riguardante la possibilità di innestare sequenze di DNA completamente artificiali, cioè costruite in laboratorio, nelle piante. Obiettivo? Entrare sempre più in profondità nel microscopico della genetica del mondo vegetale per capirne con precisione la biologia molecolare. Capire insomma la funzione di ogni piccola parte del suo profilo genetico, stabilire che cosa serve a una certa struttura per funzionare.

La biologia sintetica però è ancora un ambito tutto da studiare. “Non dobbiamo confondere infatti l’ambito degli organismi geneticamente modificati con quello della biologia sintetica” precisa Defez. “La differenza sta nel fatto che mentre nel caso di ricerche sugli OGM noi prendiamo dei geni che sappiamo codificano per una certa proteina e li si innestiamo all’interno del profilo genetico di una pianta osservando la modifica di una certa proprietà, qui la logica è totalmente diversa. Qui i ricercatori operano non solo mettendo a punto dei geni in laboratorio e innestandoli nei profili genetici vegetali, ma modificando l’intero profilo genetico.”

Nel caso degli OGM infatti viene innestato uno o più geni ma il resto della cellula non viene toccato e il funzionamento del sistema rimane il medesimo. La cellula così sintetizza solamente alcune molecole diverse per esempio per migliorare la resa o difendersi dai parassiti. Al contrario, nel caso della biologia molecolare è l’intero genoma a venir modificato, e non solo innestando nuovi geni prodotti in laboratorio, ma alterando anche la posizione dei geni.

In questo senso quello che è stato fatto dai ricercatori nello studio pubblicato su Science è stato sostanzialmente spostare pezzi di geni legando tra di loro diverse parti e osservando che cosa provocava questo “taglia e cuci”. “L’aspetto interessante – prosegue Defez – è che i ricercatori si sono resi conto che in questo modo non sempre 2+2 fa 4, cioè non sempre si ottiene quello che si vuole ottenere, e lo studio è proprio una rassegna della serie di esperimenti eseguiti negli anni dai ricercatori per spezzettare il profilo genetico delle piante in esame e capire esattamente la funzione di ogni parte del DNA, tra prove ed errori.”

La distanza con gli OGM – conclude infine Defez – è una differenza di raffinatezza. “La biologia sintetica è estremamente raffinata per esempio rispetto alle tecnologie degli OGM, necessita di conoscenze e competenze molto più approfondite e, va ribadito, il suo scopo soprattutto ad oggi è puramente teorico, di ricerca.” Nessun computer biologico all’orizzonte, la strada è ancora lunga. La biologia sintetica vegetale sta davvero cominciando solo ora a fare le radici, come dice il titolo.

@cristinadarold

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia
Crediti immagine: Takashi Tomooka, Flickr

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