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La "summa" di Marchionne

Marchionne ha raccolto i quadri dirigenziali della Fiat e parlato in videoconferenza, raggiungendo anche quelli distribiuti ai "quattro angoli della terra" (località strategiche di una multinazionale che si rispetti). Ha dispensato il Verbo, perchè il succo si può ridurre al detto evangelico: Perdona loro perchè non sanno quel che fanno ,parafrasandolo in: Non ci capiscono!

Il mio pensiero va al passato, alla famosa marcia dei quarantamila, cioè dei quadri medi della Fiat del 1980, che reagì al decennio dei tumulti sindacali, delle conquiste dei diritti dei lavoratori. Da allora ad oggi corre un lungo filo di collegamento, di mutamento della fabbrica-simbolo dell'Italia industriale, fino alle attuali dimensioni di multinazionale insensibile alla democrazia sindacale, esclusivamente governata dagli indici di borsa, nelle mani di un capitale finanziario rarefatto ed aleatorio.

Non sto a discutere la buona fede o meno di Marchionne, anche perché si viaggia molto al di sopra di volontà solitarie. Tralascio pure di considerare la pochezza dei ministri italiani, di prima e di adesso, vista la complessità del disegno egemone, che guida le mosse delle multinazionali, correlate con l'imperante capitalismo finanziario.

Consiglio, invece, di collegare l'episodio con quello accaduto di recente in Cina, nello stabilimento dove si produce il nuovo iPhone. Come si sa, in quella fabbrica, nonostante i dinieghi delle autorità cinesi, si è sviluppato un violento sciopero di operai sfruttati all'inverosimile, sia per condizioni di lavoro, sia per orari di lavoro, sia per entità di retribuzione.

Ed in giro per il mondo sono numerosi e frequenti i casi di rivolte disperate. Sembrerebbero molto simili alle " jacqueries" dell'epoca medioevale e forse fanno pensare che, come quelle, inutilmente cercano di sbarrare il passo al progresso. Se progresso fosse questa triste realtà di una globalizzazione, gestita dalle forze della grande Finanza!

Nell'embrione dei movimenti d'opposizione si ritrovano principi di pura saggezza popolare, sensibilità ecologiche, meditate criticamente e una proposta aggregante, che dovrebbe essere il contro-verbo: beni comuni.

Attorno ad esso direi di ritessere la matassa dei problemi del riequilibrio dei rapporti tra i popoli, in modo tale da invertire la rotta del colonialismo camuffato, per riuscire a dare pari dignità a tutti i popoli, curando nello stesso tempo un problema, che ci travolgerebbe altrimenti: quello dell'immigrazione.

Diamo così un segno di speranza ai popoli ed una stella polare allo sviluppo, lavorando per uscire dalla crisi.

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