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La strafottenza della servitù governativa

Ecco come il comune di Bacoli s’interessa della problematica relativa all’ inquinamento delle acque

Siamo nel lontanissimo paese di Monte di Procida e il calendario segna il 16 Giugno 2009. Una folta delegazione di cittadini inorriditi, decide di rivolgersi al primo cittadino per lamentare il pessimo stato delle proprie acque di balneazione. Dette acque, a livello macroposcopico, impattano negativamente alla vista per lo stato melmoso, maleodorante e per la presenza di rifiuti di ogni genere. L’acqua è verde e nessuno ha voglia di gettarsi in mare.

Siamo nello stesso periodo, e il Corriere del Mezzogiorno pubblica codeste righe: "I lavoratori bloccano il depuratore di Cuma, esasperati dai continui ritardi nel pagamento dello stipendio; ed è emergenza ambientale. Gravissima. Ieri il mare di Licola era una fogna a cielo aperto. Una enorme macchia marrone, alimen­tata ora dopo ora dai liquami scari­cati direttamente in acqua. In via Ripuaria, a Giugliano, e nella zona antistante la chiesa di San Massi­mo, nel borgo di Licola, comune di Pozzuoli, strade viscide per la mel­ma, sovrastate da un tanfo nausea­bondo. I liquami sgorgavano co­piosi dal sottosuolo, attraverso i tombini. Emir Kusturica non avrebbe saputo immaginare una scena più paradossale, ma a Poz­zuoli e a Giugliano nessuno ha vo­glia di ridere".
 
Non passano neanche 24 ore e la nostra storia continua, seguendo un filo razionale e conseguenziale. Siamo ancora in quel paesello di 13 mila anime e il primo cittadino, Francesco Paolo Iannuzzi, ritiene opportuno di dover sospendere temporaneamente la balneazione sull’intero litorale di Monte di Procida (Acquamorta, Torregaveta e Miliscola) sino a quando non si disporrà di elementi di certificazione sull’ idonietà delle acque. Certificazioni che dovranno essere emanate dall’ARPAC e dall’ASL NA 2 Nord, ciascuno in ragione delle proprie competenze.
Facciamo un salto più in là e siamo a Giugliano. Anche qui il sindaco, Giovanni Pianese, non crede letteralmente ai suoi oc­chi: «Allucinante. Non è concepibi­le che una protesta, per quanto le­gittima, arrechi simili danni- continua il Pianese- all’am­biente e alla popolazione». Il suo collega puteolano, Pasquale Gia­cobbe, minaccia denunce ed espo­sti: «Esigo che siano accer­tate le responsabilità, ad ogni livel­lo. Abbiamo sollecitato ll’intervento dell’ ASL e della Prefettura. Adesso bisognerà far fronte alla grave situazione igienico sanitaria che si è determinata con la fuoriu­scita in strada dei liquami e con lo sversamento in mare di materiale non depurato, con conseguenti danni per la stagione turistica ap­pena iniziata — incalza il sindaco Giacobbe — convocheremo subito ad un tavolo di discussione sia la Hidrogest ( ditta che gestisce il depuratore) che la Regione per chie­dere l’immediata bonifica dell’ in­tera area danneggiata».
 
Siamo sul litorale domizio e flegreo, e tutte le amministrazioni locali manifestano il proprio sdegno e la propria preoccupazione per questa catastrofe ambientale. D’altra parte sono ben coscienti di essere i tutori della salute dei propri concittadini.
Ma basta fare un piccolo passettino in avanti, per trovarci in un paesello che si vanta di essere città; per addentrarci in un Municipio ove tutti sono all’ oscuro di tutto; per confrontarci con un sindaco-padrone che, per altri 15 giorni, resta ancora ben saldato alla sua poltrona sita in Villa Cerillo. Il primo cittadino si chiama Antonio Coppola, e il suo podere è chiamato Bacoli. Lui non sa nulla di ciò che sta accadendo. Non sa ancora che in un paesello limitrofo c’è un’ amministrazione che ha vietato la balneazione; non è ancora a conoscenza del fatto che i suoi concittadini stanno rinfrenscandosi in acque schiumose ricche di letame verdastro. Lui non ne è cosciente, ma nessuno ancora gli ha mostrato il problema. Non vi è ancora nessun finto politicante di maggioranza o d’ opposizione che si è preso la briga di evidenziare il disatro.

 
Forse da queste parti non arrivano i giornali, o semplicemente non si accende la TV. Forse questi rappresentanti del popolo sono troppo impegnati in opere di propaganda, oppure sono ancora abbagliati da quel possibile spiraglio di potere che le dimissioni del loro imperatore gli ha posto dinanzi agli occhi.
 
Il calendario segna il 19 Giugno 2009, e l’ amministrazione bacolese apprende del disastro. Adesso tutti corrono al capezzale dell’ avvocato Coppola per chiedere delucidazioni. Ma lui, fermo nella sua altezzosa arroganza, resta impassibile. Sa bene che l’unico ente preposto ad emanare divieti di balneazione è l’Arpac; ma ha purtroppo dimenticato che lo stesso ente, con un documento protocollato il 14-01-2009, gli ricorda che "i sindaci devono segnalare tempestivamente le eventuali nuove situazioni d’ inquinamento massivo delle acque di balneazione ricadenti nel territoro di propria competenza".
 
Il primo cittadino bacolese decide allora di chiamare l’Arpac. Dall’ altra parte della cornetta gli risponde la dott.ssa Giovinazzi, la quale lo rassicura del fatto che gli ultimi prelievi delle acque costiere di Miseno e Miliscola attestano che codeste acque sono sicuramente balneabili. Lui allora interrompe la chiamata, sicuro di aver compiuto il proprio dovere, e non si preoccupa di verificare l’effettivo stato in cui versano le acque "cittadine". Oramai anche a Bacoli è giunta la voce del disastro causato dal Depuratore di Cuma; anche in questa antichissima città flegrea si è venuti a conoscenza delle reazioni delle altre amministrazioni. Ma lui resta fermo nelle sue convinzioni e nessun segretario o assessore dimissionario lo invita ad ascoltare con maggiore attenzione le notizie allarmanti provenienti dagli organi d’informazione.
 
Lui è il re e se ne strafotte.

Se noi non riteniamo di essere suoi sudditi, allora sarebbe più che giusto dirgerci stasera al CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO sulla questione delle acque inquinate, convocato presso Acquamorta dalle ore 19, dal sindaco di quel piccolo paesello chiamato Monte di Procida. Sarebbe veramente opportuno allontanarci da questo paradossale anacronismo per confrontarci con un qualcosa che più si avvicina alla normalità...

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