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La strada della vergogna nel triangolo della morte

Fra Napoli e Caserta c’è una strada chiamata proprio così: la "strada della vergogna". Attraversa la "terra dei fuochi", il triangolo della morte. Qui - dice l’organizzazione mondiale della sanità - si muore per tumore più che in altre parti della Campania. Un bel reportage di Rai News ci accompagna in questa terra.

C’è un pezzo d’Europa che brucia i rifiuti a cielo aperto, qui il cielo non è mai azzurro. Siamo in Campania, a metà strada fra Napoli e Caserta, in quel limbo che una volta si chiamava Felix ed ora odora di marcio, di tossico. E per questo viene definito il “triangolo della morte” o la “terra dei fuochi”. E questo territorio – come in un film dell’orrore – non poteva che essere attraversato da una “strada della vergogna”.

 

Non sono mie definizioni. Le ho prese pari pari da un documentario trasmesso nottetempo da Rai News. Le pronuncia il direttore regionale di Legambiente, Raffaele Del Giudice, che lancia un disperato sos: “Chiedo aiuto. Non è possibile continuare così. Ma chi c’hadda aiutà a nuje???”.

Il dialetto lascia trapelare lo smarrimento, il terrore, l’angoscia di chi si sente uccidere a piccole dosi, giorno dopo giorno, senza poter guardare in faccia il proprio assassino.

 

Il reportage di Rai News: prima parte, seconda parte.

 

I contadini non possono essere lasciati soli – urla ancora Del Giudice - ci vogliono i militari, non dentro le discariche, ma fuori, nelle campagne. Questo è l’unico modo per salvare l’agricoltura. Il territorio continua a produrre perché è ancora fertile, ma non possiamo permettere che venga rovinato. Bisogna intervenire con un piano di bonifica nazionale”.

 

Si tratta di un problema che deve riguardare tutti, l’Italia intera, non solo il meridione, non solo gli ambientalisti: “Confindustria dovrebbe dare un segnale in tal senso. Dovrebbe dire ai propri iscritti: signori cari, noi produciamo. Per noi la crisi non è mai finita. Non si può dichiarare la fine di un’emergenza sulla carta. Chi è il criminale? Noi che lo facciamo vedere, che denunciamo, o chi invece gira la faccia e tira dritto, facendo finta di niente?”.

 

Mettendo insieme tutti i siti inquinati di interesse nazionale, si arriva ad una porzione di territorio grande come la Corsica. Per non parlare delle mini discariche della Terra dei fuochi, nemmeno censite dall’Arpa Campania. Almeno 15 milioni di persone vivono in territori contaminati, un quarto degli italiani. Ed ovviamente, qui, nella "Terra dei fuochi", si muore di più che in altri posti...

 

L’ultimo studio (eseguito da Oms, Istituto superiore di sanità e Cnr di Pisa) ha riscontrato, nelle popolazioni a ridosso delle discariche abusive gestite dalla camorra, eccessi di mortalità per tumori al polmone, fegato e stomaco e il rischio per alcune malformazioni alla nascita superiore dell’80 per cento rispetto alla media regionale. Il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, già alla Dna, parla di "situazione allarmante" e punta a stilare una mappa dei tumori in Campania.

 

Ma nella “terra dei fuochi” nemmeno le discariche sono censite: sarebbe impossibile segnalarle tutte. Ormai non esistono più mega discariche, ma tanti piccoli cumuli, che si susseguono senza soluzione di continuità nelle strade, nelle campagne, nelle città. Rifiuti solidi urbani, tantissimi pneumatici, lastre di amianto… Si butta di tutto!

 

Addirittura qualche giorno fa a Coroglio, sul lungomare di Bagnoli, hanno trovato i sediolini dismessi dallo stadio San Paolo: c’era una ditta che doveva smaltirli ma il quotidiano Il Mattino li ha trovati là, a due passi dal mare.

 

E poi, di notte, tutto va in fumo. Quotidianamente, si alzano colonne di fumo denso e velenoso. Quello dei rifiuti incendiati, dei roghi che spuntano, specialmente di sera, appestando i terreni e rendendo l’aria irrespirabile.

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